L’allarme elevato indotto in Europa dall’ipotesi che virus ad alta patogenicità quale l’H5N1 possa ricombinarsi con virus influenzali umani non è solo allarmismo. Già a fine 2004 il virus aviare era entrato in Europa al seguito di un contrabbandiere tailandese di Spizeti - Aquile da ciuffo tailandesi - ( Spizaetus nipalensis) e solo grazie al personale di sorveglianza dell’aereoporto di Bruxelles aveva ultimato lì il suo viaggio. Oggi, i movimenti dell’H5N1 verso Ovest che lo hanno portato in Kazakistan e sulle rive del mar Caspio portandolo a coinvolgere un numero progressivo di nazioni con un movimento verso ovest che gli sta consentendo di colonizzare gran parte dell’Europa. Oggi ne è stata riscontrata la presenza in cigni reali, germani reali, polli sultani, poiane, cormorani, svassi, smerghi ed in molte altre specie. La diffusione verso occidente lo porta ad incontrare diversi elementi naturali che possono contribuire sia a rallentare sia a facilitarne la diffusione. Al primo posto troviamo la presenza di anticorpi contro virus del sottotipo H5 nella popolazione delle anatre selvatiche del mediterraneo evidenziata durante gli studi nella Oasi WWF di Orbetello. Gli anticorpi contro virus influenzali H5N2 e H5N3, H5N1 circolati negli ultimi anni tra le anatre selvatiche del nostro paese sono probabilmente in grado di limitare l’infezione da virus H5N1 (Asiatico). L’ evidenza sierologia della continua circolazione negli ultimi dieci anni tra le anatre di diversi virus influenzali AH5 non patogeni potrebbe funzionare un po’ come una vaccinazione, creando una seppur parziale immunità di popolazione che ostacolerebbe la diffusione dell’infezione da H5N1. Di contro la stessa presenza di anticorpi potrebbe consentire una maggior diffusione del virus in virtù del fatto che i soggetti con anticorpi per il sottotipo H5 possono infettarsi e non ammalandosi contribuire al trasporto del virus tra popolazioni recettive in diverse aree. Fondamentale è quanto già viene attuato con i sistemi di sorveglianza veterinari degli allevamenti intensivi e con l’applicazione di tutte le norme possibili di biosicurezza per gli allevamenti stessi. Qualsiasi intervento gestionale volto a eliminare l’infezione dalle popolazioni selvatiche risulta inapplicabile e peraltro improponibile, così come sono da escludere azioni dirette a danno delle specie selvatiche. Le ipotesi di abbattimenti indiscriminati che ogni tanto vengono paventate risultano molto pericolose nel caso di circolazione del virus. L’abbattimento delle anatre provocherebbe inoltre, spaventandole, una elevata dispersione delle stesse sul territorio con una conseguente maggior circolazione del virus (un analogo fattore di rischio è rappresentato dall’effettuazione di censimenti aerei nelle aree di aggregazione).

M.Delogu. , M.A. De Marco, M. Zengarini, A. Marata (2006). Il ruolo degli animali selvatici nel rapporto con le specie domestiche: l'esperienza dell'influenza aviaria. TERAMO : s.n.

Il ruolo degli animali selvatici nel rapporto con le specie domestiche: l'esperienza dell'influenza aviaria

DELOGU, MAURO;M. A. De Marco;
2006

Abstract

L’allarme elevato indotto in Europa dall’ipotesi che virus ad alta patogenicità quale l’H5N1 possa ricombinarsi con virus influenzali umani non è solo allarmismo. Già a fine 2004 il virus aviare era entrato in Europa al seguito di un contrabbandiere tailandese di Spizeti - Aquile da ciuffo tailandesi - ( Spizaetus nipalensis) e solo grazie al personale di sorveglianza dell’aereoporto di Bruxelles aveva ultimato lì il suo viaggio. Oggi, i movimenti dell’H5N1 verso Ovest che lo hanno portato in Kazakistan e sulle rive del mar Caspio portandolo a coinvolgere un numero progressivo di nazioni con un movimento verso ovest che gli sta consentendo di colonizzare gran parte dell’Europa. Oggi ne è stata riscontrata la presenza in cigni reali, germani reali, polli sultani, poiane, cormorani, svassi, smerghi ed in molte altre specie. La diffusione verso occidente lo porta ad incontrare diversi elementi naturali che possono contribuire sia a rallentare sia a facilitarne la diffusione. Al primo posto troviamo la presenza di anticorpi contro virus del sottotipo H5 nella popolazione delle anatre selvatiche del mediterraneo evidenziata durante gli studi nella Oasi WWF di Orbetello. Gli anticorpi contro virus influenzali H5N2 e H5N3, H5N1 circolati negli ultimi anni tra le anatre selvatiche del nostro paese sono probabilmente in grado di limitare l’infezione da virus H5N1 (Asiatico). L’ evidenza sierologia della continua circolazione negli ultimi dieci anni tra le anatre di diversi virus influenzali AH5 non patogeni potrebbe funzionare un po’ come una vaccinazione, creando una seppur parziale immunità di popolazione che ostacolerebbe la diffusione dell’infezione da H5N1. Di contro la stessa presenza di anticorpi potrebbe consentire una maggior diffusione del virus in virtù del fatto che i soggetti con anticorpi per il sottotipo H5 possono infettarsi e non ammalandosi contribuire al trasporto del virus tra popolazioni recettive in diverse aree. Fondamentale è quanto già viene attuato con i sistemi di sorveglianza veterinari degli allevamenti intensivi e con l’applicazione di tutte le norme possibili di biosicurezza per gli allevamenti stessi. Qualsiasi intervento gestionale volto a eliminare l’infezione dalle popolazioni selvatiche risulta inapplicabile e peraltro improponibile, così come sono da escludere azioni dirette a danno delle specie selvatiche. Le ipotesi di abbattimenti indiscriminati che ogni tanto vengono paventate risultano molto pericolose nel caso di circolazione del virus. L’abbattimento delle anatre provocherebbe inoltre, spaventandole, una elevata dispersione delle stesse sul territorio con una conseguente maggior circolazione del virus (un analogo fattore di rischio è rappresentato dall’effettuazione di censimenti aerei nelle aree di aggregazione).
2006
III CONVEGNO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA PER LO STUDIO DEGLI ANIMALI NON CONVENZIONALI
19
21
M.Delogu. , M.A. De Marco, M. Zengarini, A. Marata (2006). Il ruolo degli animali selvatici nel rapporto con le specie domestiche: l'esperienza dell'influenza aviaria. TERAMO : s.n.
M.Delogu. ; M.A. De Marco; M. Zengarini; A. Marata
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/43608
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