L’estetica occidentale si fonda sulla proporzione, l’equilibrio, l’armonia e la simmetria. Siamo agli antipodi della concezione dell’arte estremo-orientale, in particolare giapponese, dove è piuttosto l’asimmetria (fukinsei, 不均整), come pure l’irregolarità, a dare luogo all’esperienza estetica; in quanto perfettibile l’asimmetria genera il movimento e quindi la vita, al contrario della simmetria che, nella sua immobilità, è completamente sterile. Il termine shibui è strettamente legato al buddhismo zen, alla cerimonia del tè, nonché all’arte e all’estetica del karesansui, il paesaggio secco proprio dei giardini zen. Letteralmente significa «allappante», «aspro», ma significa anche «ruvido» e come secondo significato «austero», «sobrio». Presenta però delle implicazioni particolari e difficilmente traducibili, riferite all’idea di introspezione, quiete, profondità, luce interiore, riservatezza, naturalezza, imperfezione, spontaneità, modestia, semplicità, raffinatezza; implica una qualità spirituale profonda. Il significato di shibui può essere efficacemente reso da un semplice vaso di ceramica, dalla forma geometrica inusuale, asimmetrico, volutamente deformato dal ceramista, e perciò imperfetto e dalla superficie ruvida perché spesso invetriato dalla sola azione del forno a legna in modo spontaneo e naturale, fuori da schemi ornamentali preordinati. Yūgen è un’idea centrale dell’estetica del cosiddetto «Medioevo giapponese» (1192-1573), relativa ad una particolare sensibilità, coltivata dai giapponesi attraverso i secoli, che predilige la suggestione, l’allusività, la frammentarietà e l’indefinito piuttosto che il realismo e la compiutezza. In senso lato si riferisce a qualcosa di misterioso, inconoscibile e imperscrutabile, oltre la mera cognizione intellettuale. Il fatto che sia razionalmente impenetrabile non significa che sia irraggiungibile; attiene all’invisibile, ma, pur avendo una colorazione metafisica, è connesso alla dimensione di profondità del mondo reale dove chi ha la sensazione di esso, può intuirlo e sperimentarlo nella propria interiorità, anche grazie all’immaginazione. Il fatto che sia celato o parzialmente nascosto non significa che la sua essenza non possa essere colta. La luna dietro le nuvole e le montagne avvolte nella nebbia sono immagini classiche associate alla bellezza espressa dallo yūgen. Si tratta di una bellezza solo suggerita, sfuggente e allo stesso tempo profonda, che racchiude una pienezza di senso.
L. RICCA (2013). Una riflessione su due idee dell’arte e dell’estetica giapponese: shibui e yūgen. ESTETICA. STUDI E RICERCHE, 2/2013, 183-202.
Una riflessione su due idee dell’arte e dell’estetica giapponese: shibui e yūgen
RICCA, LAURA
2013
Abstract
L’estetica occidentale si fonda sulla proporzione, l’equilibrio, l’armonia e la simmetria. Siamo agli antipodi della concezione dell’arte estremo-orientale, in particolare giapponese, dove è piuttosto l’asimmetria (fukinsei, 不均整), come pure l’irregolarità, a dare luogo all’esperienza estetica; in quanto perfettibile l’asimmetria genera il movimento e quindi la vita, al contrario della simmetria che, nella sua immobilità, è completamente sterile. Il termine shibui è strettamente legato al buddhismo zen, alla cerimonia del tè, nonché all’arte e all’estetica del karesansui, il paesaggio secco proprio dei giardini zen. Letteralmente significa «allappante», «aspro», ma significa anche «ruvido» e come secondo significato «austero», «sobrio». Presenta però delle implicazioni particolari e difficilmente traducibili, riferite all’idea di introspezione, quiete, profondità, luce interiore, riservatezza, naturalezza, imperfezione, spontaneità, modestia, semplicità, raffinatezza; implica una qualità spirituale profonda. Il significato di shibui può essere efficacemente reso da un semplice vaso di ceramica, dalla forma geometrica inusuale, asimmetrico, volutamente deformato dal ceramista, e perciò imperfetto e dalla superficie ruvida perché spesso invetriato dalla sola azione del forno a legna in modo spontaneo e naturale, fuori da schemi ornamentali preordinati. Yūgen è un’idea centrale dell’estetica del cosiddetto «Medioevo giapponese» (1192-1573), relativa ad una particolare sensibilità, coltivata dai giapponesi attraverso i secoli, che predilige la suggestione, l’allusività, la frammentarietà e l’indefinito piuttosto che il realismo e la compiutezza. In senso lato si riferisce a qualcosa di misterioso, inconoscibile e imperscrutabile, oltre la mera cognizione intellettuale. Il fatto che sia razionalmente impenetrabile non significa che sia irraggiungibile; attiene all’invisibile, ma, pur avendo una colorazione metafisica, è connesso alla dimensione di profondità del mondo reale dove chi ha la sensazione di esso, può intuirlo e sperimentarlo nella propria interiorità, anche grazie all’immaginazione. Il fatto che sia celato o parzialmente nascosto non significa che la sua essenza non possa essere colta. La luna dietro le nuvole e le montagne avvolte nella nebbia sono immagini classiche associate alla bellezza espressa dallo yūgen. Si tratta di una bellezza solo suggerita, sfuggente e allo stesso tempo profonda, che racchiude una pienezza di senso.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


