L’attuale società postmoderna si avvale della tecnica per contrastare i suoi destini di sofferenza. Quale risultato, si prefigura un soggetto disarmato, vittima di spaesamento e analfabetismo emozionali. Da qui, la necessità di collegarsi con rappresentazioni in cui il dolore sia considerato intrinsecamente all’esistenza - e, come tale, accettato - e di superare la dualistica visione vita/morte, pregna di contrapposizioni. Ma quali sono, se ci sono, le chances esistenziali scaturibili dalla sofferenza? All’interno del comune destino di temporalità, possiamo ricercare un personale percorso, evitando un atteggiamento di indifferenza perché intanto “stiamo bene” ed il male “riguarda gli altri”. Porsi autenticamente nei confronti della propria finitudine, ascoltando il sentimento di angoscia che ne deriva, al fine di risollevarsi dalla deiezione; vivere autenticamente, con tutto ciò che ne consegue in termini di continua assunzione di responsabilità. La scelta, valida per sé e nel momento in cui si compie, dà valore all’esistenza poiché emerge in tutta la sua complessità. Questo esistere nella scelta è carico di problematicità; tuttavia, non eludere la sofferenza significa anche predisporsi a configurare un mondo in cui tentiamo di porci come protagonisti responsabili. Tutto questo, tenendo conto del contesto e delle interdipendenze. L’accento sulla responsabilità è posto con cautela; questo, per evitare sentimenti patologici di insufficienza e meccanismi viziosi di giustificazione di sé.

s. demozzi (2006). "Il dolore: limiti o possibilità?". RICERCHE DI PEDAGOGIA E DIDATTICA, 1, 1-12 [10.6092/issn.1970-2221/1455].

"Il dolore: limiti o possibilità?"

DEMOZZI, SILVIA
2006

Abstract

L’attuale società postmoderna si avvale della tecnica per contrastare i suoi destini di sofferenza. Quale risultato, si prefigura un soggetto disarmato, vittima di spaesamento e analfabetismo emozionali. Da qui, la necessità di collegarsi con rappresentazioni in cui il dolore sia considerato intrinsecamente all’esistenza - e, come tale, accettato - e di superare la dualistica visione vita/morte, pregna di contrapposizioni. Ma quali sono, se ci sono, le chances esistenziali scaturibili dalla sofferenza? All’interno del comune destino di temporalità, possiamo ricercare un personale percorso, evitando un atteggiamento di indifferenza perché intanto “stiamo bene” ed il male “riguarda gli altri”. Porsi autenticamente nei confronti della propria finitudine, ascoltando il sentimento di angoscia che ne deriva, al fine di risollevarsi dalla deiezione; vivere autenticamente, con tutto ciò che ne consegue in termini di continua assunzione di responsabilità. La scelta, valida per sé e nel momento in cui si compie, dà valore all’esistenza poiché emerge in tutta la sua complessità. Questo esistere nella scelta è carico di problematicità; tuttavia, non eludere la sofferenza significa anche predisporsi a configurare un mondo in cui tentiamo di porci come protagonisti responsabili. Tutto questo, tenendo conto del contesto e delle interdipendenze. L’accento sulla responsabilità è posto con cautela; questo, per evitare sentimenti patologici di insufficienza e meccanismi viziosi di giustificazione di sé.
2006
s. demozzi (2006). "Il dolore: limiti o possibilità?". RICERCHE DI PEDAGOGIA E DIDATTICA, 1, 1-12 [10.6092/issn.1970-2221/1455].
s. demozzi
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