Attraverso l’esame di numerosi autori italiani e stranieri del Settecento (Addison, De Brosses, Giannone, Marsili, Algarotti, Metastasio, Smollett, Bettinelli, Bertola, Rezzonico, Cesarotti, Alfieri), si mette in luce un mutamento di gusto dal primo al secondo Settecento, secondo cui dapprima si tende a preferire un paesaggio che risponde al canone estetico del Bello, fondato sugli attributi classicistici della misura, dell’ordine, della razionalità, mentre nella seconda parte del secolo si privilegia il paesaggio all’insegna del Sublime, attratto piuttosto da tutto ciò che è smisurato, informe, oscuro, vago, indefinito. Nel primo caso l’osservatore tende a considerare come dato primario la realtà esterna, che viene rispecchiata sulla pagina, spesso con la mediazione intertestuale dei topoi derivati dagli autori classici che già ebbero a raffigurarla; nel secondo caso il paesaggio viene interiorizzato in modo da fare emergere non tanto il dato oggettivo quanto le sensazioni e le emozioni che esso suscita. Una variante, che si afferma sul finire del secolo, è costituita dal Pittoresco, con cui il paesaggio, per quanto maestoso e impressionante, non desta inquietudine o turbamento ma piacevolezza perché invece di sentirsi sprofondati nella natura selvaggia, come con la prospettiva del Sublime, lo si contempla come se ci si trovasse davanti a un quadro.
Battistini, A. (2014). Lo specchio e la lampada. Il paesaggio letterario settecentesco dal Bello al Sublime, passando per il Pittoresco. ATTI E MEMORIE DELL'ARCADIA, 1(3), 293-311.
Lo specchio e la lampada. Il paesaggio letterario settecentesco dal Bello al Sublime, passando per il Pittoresco
BATTISTINI, ANDREA
2014
Abstract
Attraverso l’esame di numerosi autori italiani e stranieri del Settecento (Addison, De Brosses, Giannone, Marsili, Algarotti, Metastasio, Smollett, Bettinelli, Bertola, Rezzonico, Cesarotti, Alfieri), si mette in luce un mutamento di gusto dal primo al secondo Settecento, secondo cui dapprima si tende a preferire un paesaggio che risponde al canone estetico del Bello, fondato sugli attributi classicistici della misura, dell’ordine, della razionalità, mentre nella seconda parte del secolo si privilegia il paesaggio all’insegna del Sublime, attratto piuttosto da tutto ciò che è smisurato, informe, oscuro, vago, indefinito. Nel primo caso l’osservatore tende a considerare come dato primario la realtà esterna, che viene rispecchiata sulla pagina, spesso con la mediazione intertestuale dei topoi derivati dagli autori classici che già ebbero a raffigurarla; nel secondo caso il paesaggio viene interiorizzato in modo da fare emergere non tanto il dato oggettivo quanto le sensazioni e le emozioni che esso suscita. Una variante, che si afferma sul finire del secolo, è costituita dal Pittoresco, con cui il paesaggio, per quanto maestoso e impressionante, non desta inquietudine o turbamento ma piacevolezza perché invece di sentirsi sprofondati nella natura selvaggia, come con la prospettiva del Sublime, lo si contempla come se ci si trovasse davanti a un quadro.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.