La fine del 2006 sancisce definitivamente in Italia la chiusura degli istituti per minori (L. 149/01) riportando anche l’attenzione pubblica sulle realtà alternative che nell’ultimo trentennio si sono proposte come risposte diverse all’istituzionalizzazione dei minori: comunità familiari, comunità educative, comunità terapeutiche. Ma quanto queste realtà residenziali si differenziano dalla proposta istituzionale? Quanto la vita quotidiana costituisce una reale alternativa per i minori ospiti? Ci siamo proposte l’obiettivo di dare una risposta a questi quesiti con una ricerca nazionale che ha coinvolto educatori e ragazzi/e di 21 comunità per minori collocate nelle Marche, in Emilia Romagna e Lombardia. A tal fine ci siamo proposte di comprendere quanto le comunità per minori realizzino effettivamente un ambiente terapeutico globale (Bettelheim, 1955; Emiliani; Bastianoni, 1993; Bastianoni, 2000), in grado cioè di collocare la funzione riparatoria e protettiva della comunità proprio nelle attività e nelle relazioni quotidiane fra educatori e minori dotandole di significati simboli riconoscibili dagli interagenti ed in grado di promuovere processi di cambiamento personale nei giovani ospiti. In questo senso l’organizzazione di una comunità richiede agli adulti la capacità di ‘dare corpo’ attraverso modi, spazi e attività del quotidiano, a parole quali accoglienza, impegno, reciprocità, responsabilità, fiducia e sicurezza, dotando la globalità del contesto di vita di un’intenzionalità mirata. In questo senso tutta una serie di studi recenti, facendo propri i principi della psicopatologia evolutiva ed occupandosi pertanto del funzionamento familiare di giovani adolescenti sia “normali” sia “a rischio”, hanno utilizzato fra gli indicatori della qualità del clima familiare, accanto alla comunicazione fra genitori e figli, anche il sistema di routine, regole e rituali familiari, confermandone la funzione protettiva nei confronti dello sviluppo adolescenziale, solo a condizione che tali elementi strutturanti divengano luoghi della costruzione condivisa di gesti, comportamenti e significati sociali ed affettivi (Emiliani, Melotti e Palareti, 1998). Il quadro teorico di riferimento utilizza i contributi offerti dal modello processo–persona–contesto di Bronfenbrenner (1979). Secondo tale prospettiva, la comunità residenziale può essere concepita come una “nicchia ecologica”, ovvero una particolare situazione ambientale che si può rivelare favorevole per lo sviluppo dell’individuo in conseguenza delle sinergie tra forze derivanti dalle caratteristiche sia dell’ambiente che della persona In questa ottica abbiamo chiesto a 73 educatori e a 58 ragazzi/e ospiti di comunità per minori di fornire una propria valutazione sul luogo in cui operano (educatori) e risiedono (ragazzi/e) in rapporto ai processi di cambiamento personali percepiti nei ragazzi/e (educatori) e osservati in se stessi(ragazzi/e) tramite la compilazione di un questionario (costruito ad hoc) con domande aperte e chiuse. Nel poster saranno riportati i principali risultati ottenuti in relazione agli indicatori utilizzati: l’esperienza di soddisfazione riportata dagli educatori e dai ragazzi/e; la percezione del cambiamento dei giovani ospiti su alcune dimensioni significative valutate sia da parte dei minori ospiti che da parte degli educatori; il cambiamento percepito nella stima di sé; la percezione del clima quotidiano misurato tramite la qualità della comunicazione con gli educatori, secondo le classiche dimensioni di Olson e la condivisione delle routine quotidiane. Bibliografia Barnes, H.I., Olson, D.H. (1982). Parent Adolescent Communication. In D.H. Olson, H.I. McCubbin, H. Barnes, A. Larsen, M. Muxen, M. Wilson (Eds.), Family Inventories, Family Social Science, University of Minnesota, 55-70. Bastianoni, P. (2000). Interazioni in comunità. Roma: Carocci. Bettelheim, B. (1955). Truants from life; the rehabilitation of emotionallydisturbed children....

Valutare l’esperienza di comunità: educatori e ragazzi/e si confrontano / P. Bastianoni; L. Palareti; F. Emiliani; C. Berti; A. Baccaro. - STAMPA. - (2004), pp. 119-120. (Intervento presentato al convegno V° Congresso Nazionale di Psicologia di Comunità. Palermo, 3-5 giugno tenutosi a Palermo nel 3-5 giugno.).

Valutare l’esperienza di comunità: educatori e ragazzi/e si confrontano

PALARETI, LAURA;EMILIANI, FRANCESCA;
2004

Abstract

La fine del 2006 sancisce definitivamente in Italia la chiusura degli istituti per minori (L. 149/01) riportando anche l’attenzione pubblica sulle realtà alternative che nell’ultimo trentennio si sono proposte come risposte diverse all’istituzionalizzazione dei minori: comunità familiari, comunità educative, comunità terapeutiche. Ma quanto queste realtà residenziali si differenziano dalla proposta istituzionale? Quanto la vita quotidiana costituisce una reale alternativa per i minori ospiti? Ci siamo proposte l’obiettivo di dare una risposta a questi quesiti con una ricerca nazionale che ha coinvolto educatori e ragazzi/e di 21 comunità per minori collocate nelle Marche, in Emilia Romagna e Lombardia. A tal fine ci siamo proposte di comprendere quanto le comunità per minori realizzino effettivamente un ambiente terapeutico globale (Bettelheim, 1955; Emiliani; Bastianoni, 1993; Bastianoni, 2000), in grado cioè di collocare la funzione riparatoria e protettiva della comunità proprio nelle attività e nelle relazioni quotidiane fra educatori e minori dotandole di significati simboli riconoscibili dagli interagenti ed in grado di promuovere processi di cambiamento personale nei giovani ospiti. In questo senso l’organizzazione di una comunità richiede agli adulti la capacità di ‘dare corpo’ attraverso modi, spazi e attività del quotidiano, a parole quali accoglienza, impegno, reciprocità, responsabilità, fiducia e sicurezza, dotando la globalità del contesto di vita di un’intenzionalità mirata. In questo senso tutta una serie di studi recenti, facendo propri i principi della psicopatologia evolutiva ed occupandosi pertanto del funzionamento familiare di giovani adolescenti sia “normali” sia “a rischio”, hanno utilizzato fra gli indicatori della qualità del clima familiare, accanto alla comunicazione fra genitori e figli, anche il sistema di routine, regole e rituali familiari, confermandone la funzione protettiva nei confronti dello sviluppo adolescenziale, solo a condizione che tali elementi strutturanti divengano luoghi della costruzione condivisa di gesti, comportamenti e significati sociali ed affettivi (Emiliani, Melotti e Palareti, 1998). Il quadro teorico di riferimento utilizza i contributi offerti dal modello processo–persona–contesto di Bronfenbrenner (1979). Secondo tale prospettiva, la comunità residenziale può essere concepita come una “nicchia ecologica”, ovvero una particolare situazione ambientale che si può rivelare favorevole per lo sviluppo dell’individuo in conseguenza delle sinergie tra forze derivanti dalle caratteristiche sia dell’ambiente che della persona In questa ottica abbiamo chiesto a 73 educatori e a 58 ragazzi/e ospiti di comunità per minori di fornire una propria valutazione sul luogo in cui operano (educatori) e risiedono (ragazzi/e) in rapporto ai processi di cambiamento personali percepiti nei ragazzi/e (educatori) e osservati in se stessi(ragazzi/e) tramite la compilazione di un questionario (costruito ad hoc) con domande aperte e chiuse. Nel poster saranno riportati i principali risultati ottenuti in relazione agli indicatori utilizzati: l’esperienza di soddisfazione riportata dagli educatori e dai ragazzi/e; la percezione del cambiamento dei giovani ospiti su alcune dimensioni significative valutate sia da parte dei minori ospiti che da parte degli educatori; il cambiamento percepito nella stima di sé; la percezione del clima quotidiano misurato tramite la qualità della comunicazione con gli educatori, secondo le classiche dimensioni di Olson e la condivisione delle routine quotidiane. Bibliografia Barnes, H.I., Olson, D.H. (1982). Parent Adolescent Communication. In D.H. Olson, H.I. McCubbin, H. Barnes, A. Larsen, M. Muxen, M. Wilson (Eds.), Family Inventories, Family Social Science, University of Minnesota, 55-70. Bastianoni, P. (2000). Interazioni in comunità. Roma: Carocci. Bettelheim, B. (1955). Truants from life; the rehabilitation of emotionallydisturbed children....
2004
Le comunità possibili
119
120
Valutare l’esperienza di comunità: educatori e ragazzi/e si confrontano / P. Bastianoni; L. Palareti; F. Emiliani; C. Berti; A. Baccaro. - STAMPA. - (2004), pp. 119-120. (Intervento presentato al convegno V° Congresso Nazionale di Psicologia di Comunità. Palermo, 3-5 giugno tenutosi a Palermo nel 3-5 giugno.).
P. Bastianoni; L. Palareti; F. Emiliani; C. Berti; A. Baccaro
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