L’articolo studia l’abate Angelo Comolli e la sua "Vita inedita di Raffaello da Urbino", pubblicata per la prima volta a Roma nel 1790. Di questa biografia è interessante, in particolare, il brano sul confronto tra Raffaello e Dürer. Non si sa molto della vita dell’abate Comolli: possiamo ricavarne alcune informazioni da una lettera (Torino, Biblioteca Civica) scritta dal fratello Fermo. Nel suo lavoro su Raffaello, Comolli dichiara di pubblicare con note un’anonima biografia del pittore urbinate, scritta prima del Vasari e trovata in un manoscritto del XVI secolo proveniente dalla Certosa di Pavia. Sul frontespizio dell’edizione del 1790 è raffigurata una medaglia (in quegli anni conservata a Roma, nella collezione di monsignor Giuseppe Muti Papazzurri già Casali ed ora a Londra, British Museum) con un ritratto di Raffaello sul dritto, e sul rovescio una Diana polimaste, simbolo della forza generatrice della Natura, associata ad una frase tratta dal distico del Bembo sulla tomba di Raffaello: Timuit quo sospite vinci; un’iconografia che simboleggia l’ideale disputa tra la Natura e l’arte di Raffaello. Oggi sappiamo che la biografia del Comolli è un falso ricalcato sulle Vite del Vasari; Anton Springer lo dimostrò accuratamente nel 1882. Ma ebbe comunque un certo successo: fu pubblicata di nuovo a Roma nel 1791; nel 1817 fu tradotta in tedesco dall’archivista Maximilian Prokop von Freyberg e pubblicata a Monaco; Ingres si ispirò alla Vita del Comolli quando dipinse due scene tratte dalla biografia del pittore urbinate ("Raffaello e la Fornarina" e "Il fidanzamento di Raffaello"); Gaetano Milanesi, nella sua edizione delle Vite del Vasari del 1879, ancora considerò la Vita del Comolli come un documento autentico. L’abate Comolli si mostra erudito, nelle note alla sua biografia di Raffaello e nell’altro suo lavoro, la Bibliografia storico-critica dell’architettura civile ed arti subalterne, pubblicata sempre a Roma negli stessi anni. Il confronto tra Raffaello e Dürer è inserito appunto in una lunga nota alla Vita. Comolli enfatizza la loro stima reciproca, quasi un’amicizia, e vuole elencare e spiegare una serie di bizzarre coincidenze nelle loro vite: in particolare, le date delle loro morti (il 6 aprile, del 1520 Raffaello e del 1528 Dürer), le nuove iscrizioni poste sulle loro tombe circa 150 anni dopo la loro scomparsa (un’iscrizione di Carlo Maratta sulla tomba di Raffaello e una di Joachim von Sandrart sulla tomba di Dürer) e, con un tono fortemente misogino, la morte dovuta per entrambi a donne. L’accostamento di Raffaello e Dürer risale, in Italia, alle Vite del Vasari e al Dialogo della pittura del Dolce, e il confronto in chiave idealizzata tra i due pittori avrà successo in Germania durante l’età romantica.

L’abate Angelo Comolli (1760-1794) e il confronto Raffaello-Dürer

ONOFRI, STEFANO
2012

Abstract

L’articolo studia l’abate Angelo Comolli e la sua "Vita inedita di Raffaello da Urbino", pubblicata per la prima volta a Roma nel 1790. Di questa biografia è interessante, in particolare, il brano sul confronto tra Raffaello e Dürer. Non si sa molto della vita dell’abate Comolli: possiamo ricavarne alcune informazioni da una lettera (Torino, Biblioteca Civica) scritta dal fratello Fermo. Nel suo lavoro su Raffaello, Comolli dichiara di pubblicare con note un’anonima biografia del pittore urbinate, scritta prima del Vasari e trovata in un manoscritto del XVI secolo proveniente dalla Certosa di Pavia. Sul frontespizio dell’edizione del 1790 è raffigurata una medaglia (in quegli anni conservata a Roma, nella collezione di monsignor Giuseppe Muti Papazzurri già Casali ed ora a Londra, British Museum) con un ritratto di Raffaello sul dritto, e sul rovescio una Diana polimaste, simbolo della forza generatrice della Natura, associata ad una frase tratta dal distico del Bembo sulla tomba di Raffaello: Timuit quo sospite vinci; un’iconografia che simboleggia l’ideale disputa tra la Natura e l’arte di Raffaello. Oggi sappiamo che la biografia del Comolli è un falso ricalcato sulle Vite del Vasari; Anton Springer lo dimostrò accuratamente nel 1882. Ma ebbe comunque un certo successo: fu pubblicata di nuovo a Roma nel 1791; nel 1817 fu tradotta in tedesco dall’archivista Maximilian Prokop von Freyberg e pubblicata a Monaco; Ingres si ispirò alla Vita del Comolli quando dipinse due scene tratte dalla biografia del pittore urbinate ("Raffaello e la Fornarina" e "Il fidanzamento di Raffaello"); Gaetano Milanesi, nella sua edizione delle Vite del Vasari del 1879, ancora considerò la Vita del Comolli come un documento autentico. L’abate Comolli si mostra erudito, nelle note alla sua biografia di Raffaello e nell’altro suo lavoro, la Bibliografia storico-critica dell’architettura civile ed arti subalterne, pubblicata sempre a Roma negli stessi anni. Il confronto tra Raffaello e Dürer è inserito appunto in una lunga nota alla Vita. Comolli enfatizza la loro stima reciproca, quasi un’amicizia, e vuole elencare e spiegare una serie di bizzarre coincidenze nelle loro vite: in particolare, le date delle loro morti (il 6 aprile, del 1520 Raffaello e del 1528 Dürer), le nuove iscrizioni poste sulle loro tombe circa 150 anni dopo la loro scomparsa (un’iscrizione di Carlo Maratta sulla tomba di Raffaello e una di Joachim von Sandrart sulla tomba di Dürer) e, con un tono fortemente misogino, la morte dovuta per entrambi a donne. L’accostamento di Raffaello e Dürer risale, in Italia, alle Vite del Vasari e al Dialogo della pittura del Dolce, e il confronto in chiave idealizzata tra i due pittori avrà successo in Germania durante l’età romantica.
2012
S. Onofri
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/413425
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