Un cane di razza setter inglese, maschio intero, di 11 anni di età, veniva riferito per iniziare chemioterapia adiuvante in seguito alla diagnosi istologica di micosi fungoide. Il proprietario riportava che due mesi prima il cane aveva improvvisamente sviluppato numerosissimi noduli non pruriginosi su tutta la superficie corporea, di dimensioni da pochi millimetri a 2-3 centimetri. La biopsia evidenziava cellule neoplastiche di aspetto linfoide nel derma superficiale e profondo, insede periannessiale e in nidi intraepidermici, ascrivibili a microascessi di Pautrier. La diagnosi istologica conclusiva era di micosi fungoide. Al momento della visita, prima di iniziare la chemioterapia, il cane appariva vigile e attento, le mucose erano rosee e non si rilevava linfoadenomegalia periferica. L’esame obiettivo particolare cutaneo non riscontrava alcuna lesione; il proprietario riferiva infatti che da un mese erano spontaneamente scomparsi tutti i noduli cutanei. Ai fini della stadiazione venivano comunque eseguiti diversi esami, tra cui esame emocromocitometrico ed ematochimico completo, esame delle urine, profilo coagulativo, radiografia del torace in proiezione latero-laterale destra, ecografia addominale ed esame citologico del midollo osseo, i cui risultati erano considerati normali. Considerata la discrepanza tra diagnosi istologica e quadro clinico, si procedeva ad una revisione del preparato istopatologico per emettere diagnosi conclusiva. Alla seconda refertazione istopatologica i nidi cellulari intraepiteliali venivano descritti come elementi discreti di forma sia rotonda sia dendritica, con nuclei voluminosi spesso indentati e citoplasma ampio e chiaro. Il pattern morfologico risultava compatibile con elementi sia di origine linfoide sia istiocitoide e pertanto una loro differenziazione era possibile solo mediante immunofenotipizzazione. A tale proposito si decideva di effettuare una indagine immunoistochimica mediante l’utilizzo di anticorpo anti CD3, marker dei linfociti T implicati nella patogenesi della micosi fungoide nel cane, e anti caderina E, molecola di adesione considerata marker delle cellule di Langerhans che proliferano negli istiocitomi multipli del cane. Sia le cellule neoplastiche intradermiche sia i nidi intraepidermici risultavano negativi al marker CD3 e positivi alla caderina E dimostrandone l’origine istiocitaria e non linfoide. Gli aggregati neoplastici intraepiteliali venivano pertanto definiti come “pseudoascessi di Pautrier” e si emetteva diagnosi di istiocitomi multipli. Dopo otto mesi dalla diagnosi definitiva, il cane gode di ottima salute in assenza di lesioni cutanee. Micosi fungoide e istiocitoma hanno prognosi ed indicazioni terapeutiche differenti e pertanto una diagnosi corretta è cruciale.1,2 Nel caso di lesioni multiple, la diagnosi non può prescindere dalla valutazione immunofenotipica, dal momento che clinicamente e istologicamente non è di fatto possibile distinguere tra micosi fungoide e istiocitomi multipli. La colorazione con caderina E su campioni fissati in formalina è particolarmente utile per emettere diagnosi definitiva e deve pertanto essere utilizzata laddove esista un dubbio diagnostico

Istiocitomi cutanei multipli che mimano micosi fungoide in un cane anziano: un dilemma diagnostico / Lorenzo M.R.; Marconato L.; Albanese F.; Abramo F.; Bettini G.. - STAMPA. - III:(2007), pp. 35-36. (Intervento presentato al convegno Incontro della Società Italiana di Oncologia Veterinaria - Metodiche di biopsia e interpretazione patologica tenutosi a Cremona nel 3-4 febbraio 2007).

Istiocitomi cutanei multipli che mimano micosi fungoide in un cane anziano: un dilemma diagnostico

Marconato L.;BETTINI, GIULIANO
2007

Abstract

Un cane di razza setter inglese, maschio intero, di 11 anni di età, veniva riferito per iniziare chemioterapia adiuvante in seguito alla diagnosi istologica di micosi fungoide. Il proprietario riportava che due mesi prima il cane aveva improvvisamente sviluppato numerosissimi noduli non pruriginosi su tutta la superficie corporea, di dimensioni da pochi millimetri a 2-3 centimetri. La biopsia evidenziava cellule neoplastiche di aspetto linfoide nel derma superficiale e profondo, insede periannessiale e in nidi intraepidermici, ascrivibili a microascessi di Pautrier. La diagnosi istologica conclusiva era di micosi fungoide. Al momento della visita, prima di iniziare la chemioterapia, il cane appariva vigile e attento, le mucose erano rosee e non si rilevava linfoadenomegalia periferica. L’esame obiettivo particolare cutaneo non riscontrava alcuna lesione; il proprietario riferiva infatti che da un mese erano spontaneamente scomparsi tutti i noduli cutanei. Ai fini della stadiazione venivano comunque eseguiti diversi esami, tra cui esame emocromocitometrico ed ematochimico completo, esame delle urine, profilo coagulativo, radiografia del torace in proiezione latero-laterale destra, ecografia addominale ed esame citologico del midollo osseo, i cui risultati erano considerati normali. Considerata la discrepanza tra diagnosi istologica e quadro clinico, si procedeva ad una revisione del preparato istopatologico per emettere diagnosi conclusiva. Alla seconda refertazione istopatologica i nidi cellulari intraepiteliali venivano descritti come elementi discreti di forma sia rotonda sia dendritica, con nuclei voluminosi spesso indentati e citoplasma ampio e chiaro. Il pattern morfologico risultava compatibile con elementi sia di origine linfoide sia istiocitoide e pertanto una loro differenziazione era possibile solo mediante immunofenotipizzazione. A tale proposito si decideva di effettuare una indagine immunoistochimica mediante l’utilizzo di anticorpo anti CD3, marker dei linfociti T implicati nella patogenesi della micosi fungoide nel cane, e anti caderina E, molecola di adesione considerata marker delle cellule di Langerhans che proliferano negli istiocitomi multipli del cane. Sia le cellule neoplastiche intradermiche sia i nidi intraepidermici risultavano negativi al marker CD3 e positivi alla caderina E dimostrandone l’origine istiocitaria e non linfoide. Gli aggregati neoplastici intraepiteliali venivano pertanto definiti come “pseudoascessi di Pautrier” e si emetteva diagnosi di istiocitomi multipli. Dopo otto mesi dalla diagnosi definitiva, il cane gode di ottima salute in assenza di lesioni cutanee. Micosi fungoide e istiocitoma hanno prognosi ed indicazioni terapeutiche differenti e pertanto una diagnosi corretta è cruciale.1,2 Nel caso di lesioni multiple, la diagnosi non può prescindere dalla valutazione immunofenotipica, dal momento che clinicamente e istologicamente non è di fatto possibile distinguere tra micosi fungoide e istiocitomi multipli. La colorazione con caderina E su campioni fissati in formalina è particolarmente utile per emettere diagnosi definitiva e deve pertanto essere utilizzata laddove esista un dubbio diagnostico
2007
Atti SIONCOV
35
36
Istiocitomi cutanei multipli che mimano micosi fungoide in un cane anziano: un dilemma diagnostico / Lorenzo M.R.; Marconato L.; Albanese F.; Abramo F.; Bettini G.. - STAMPA. - III:(2007), pp. 35-36. (Intervento presentato al convegno Incontro della Società Italiana di Oncologia Veterinaria - Metodiche di biopsia e interpretazione patologica tenutosi a Cremona nel 3-4 febbraio 2007).
Lorenzo M.R.; Marconato L.; Albanese F.; Abramo F.; Bettini G.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/41112
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