Un cane pastore belga, maschio intero di 15 anni di circa 25 kg, veniva portato in clinica per un problema urinario di presunta origine prostatica; alla visita clinica non si riscontrava alcuna anomalia. L’esame emocromocitometrico, ematochimico, profilo coagulativo ed esame delle urine erano normali. L’ecografia addominale evidenziava una neoformazione in sede splenica; pertanto si riteneva utile, ai fini diagnostici, effettuare un esame radiografico del torace, che non mostrava alterazioni, e un prelievo citologico mediante ago aspirato della milza. Su sfondo ematico si identificavano cellule voluminose, di aspetto tendenzialmente fusato, caratterizzate da anisocariosi, nucleoli prominenti, citoplasma basofilo con fini granulazioni di colore nero-grigiastro, rare mitosi atipiche e occasionali mastociti. Per le caratteristiche tintoriali e per l’aspetto pulverulento il pigmento nelle cellule neoplastiche veniva inizialmente interpretato come melanina, pertanto si effettuavano esame dell’occhio, visita dermatologica con particolare attenzione alle giunzioni mucocutanee, prepuzio, mucosa anale e spazi interdigitali, al fine di escludere un melanoma primitivo che avesse metastatizzato a livello splenico, e citologia del midollo osseo. Si procedeva infine a splenectomia. In sede intraoperatoria si localizzava una massa a livello di testa splenica, ben adesa all’omento. La milza veniva fissata in formalina per l’esame istopatologico. L’esame istopatologico rilevava strutture spleniche lacunari irregolarmente anastomizzate rivestite da cellule endoteliali solo moderatamente atipiche, quadro suggestivo di un emangiosarcoma ben differenziato. Si apprezzavano inoltre, nella polpa rossa, cellule discrete di aspetto fusato con fini granulazioni citoplasmatiche di colore bruno di incerto istotipo. Per l’incongruenza riscontrata tra i rilievi clinico-citologici e l’esame istopatologico, e per alcuni aspetti istologici di dubbia interpretazione, si procedeva alla colorazione di Perls, che stabiliva la natura emosiderinica dei granuli, e alla colorazione di Fontana, che escludeva la presenza di pigmento melanico. La diagnosi veniva ulteriormente confermata mediante colorazioni immunoistochimiche con vimentina e fattore VIII, risultate entrambe positive. La diagnosi conclusiva era di emangiosarcoma. La presenza in preparati citologici di fini granulazioni citoplasmatiche di colore nero-grigiastro non deve essere interpretato unicamente come pigmento melanico, anche l’origine ematica deve essere presa in considerazione ed eventualmente supportata da colorazioni speciali. Il caso descritto presentava difficoltà diagnostiche, per il quadro atipico clinico e citologico. Infatti, né l’esame emocromocitometrico nella norma né il quadro citologico atipico propendevano per una diagnosi di emangiosarcoma. Soltanto l’esame istopatologico, le colorazioni speciali e le tecniche di immunoistochimica hanno permesso di ottenere la diagnosi conclusiva. In oncologia, la stretta collaborazione tra clinico e patologo sono di fondamentale importanza ai fini di una diagnosi certa, soprattutto in corso di quadri neoplastici dubbi.

Emangiosarcoma splenico con quadro clinico atipico: l'importanza della collaborazione tra clinico e patologo / Marconato L.; De Bellis V.; Lorenzo M.R.; Comastri S.; Abramo F.; Bettini G.. - STAMPA. - III:(2007), pp. 33-34. (Intervento presentato al convegno Incontro della Società Italiana di Oncologia Veterinaria - Metodiche di biopsia e interpretazione patologica tenutosi a Cremona nel 3-4 febbraio 2007).

Emangiosarcoma splenico con quadro clinico atipico: l'importanza della collaborazione tra clinico e patologo

Marconato L.;BETTINI, GIULIANO
2007

Abstract

Un cane pastore belga, maschio intero di 15 anni di circa 25 kg, veniva portato in clinica per un problema urinario di presunta origine prostatica; alla visita clinica non si riscontrava alcuna anomalia. L’esame emocromocitometrico, ematochimico, profilo coagulativo ed esame delle urine erano normali. L’ecografia addominale evidenziava una neoformazione in sede splenica; pertanto si riteneva utile, ai fini diagnostici, effettuare un esame radiografico del torace, che non mostrava alterazioni, e un prelievo citologico mediante ago aspirato della milza. Su sfondo ematico si identificavano cellule voluminose, di aspetto tendenzialmente fusato, caratterizzate da anisocariosi, nucleoli prominenti, citoplasma basofilo con fini granulazioni di colore nero-grigiastro, rare mitosi atipiche e occasionali mastociti. Per le caratteristiche tintoriali e per l’aspetto pulverulento il pigmento nelle cellule neoplastiche veniva inizialmente interpretato come melanina, pertanto si effettuavano esame dell’occhio, visita dermatologica con particolare attenzione alle giunzioni mucocutanee, prepuzio, mucosa anale e spazi interdigitali, al fine di escludere un melanoma primitivo che avesse metastatizzato a livello splenico, e citologia del midollo osseo. Si procedeva infine a splenectomia. In sede intraoperatoria si localizzava una massa a livello di testa splenica, ben adesa all’omento. La milza veniva fissata in formalina per l’esame istopatologico. L’esame istopatologico rilevava strutture spleniche lacunari irregolarmente anastomizzate rivestite da cellule endoteliali solo moderatamente atipiche, quadro suggestivo di un emangiosarcoma ben differenziato. Si apprezzavano inoltre, nella polpa rossa, cellule discrete di aspetto fusato con fini granulazioni citoplasmatiche di colore bruno di incerto istotipo. Per l’incongruenza riscontrata tra i rilievi clinico-citologici e l’esame istopatologico, e per alcuni aspetti istologici di dubbia interpretazione, si procedeva alla colorazione di Perls, che stabiliva la natura emosiderinica dei granuli, e alla colorazione di Fontana, che escludeva la presenza di pigmento melanico. La diagnosi veniva ulteriormente confermata mediante colorazioni immunoistochimiche con vimentina e fattore VIII, risultate entrambe positive. La diagnosi conclusiva era di emangiosarcoma. La presenza in preparati citologici di fini granulazioni citoplasmatiche di colore nero-grigiastro non deve essere interpretato unicamente come pigmento melanico, anche l’origine ematica deve essere presa in considerazione ed eventualmente supportata da colorazioni speciali. Il caso descritto presentava difficoltà diagnostiche, per il quadro atipico clinico e citologico. Infatti, né l’esame emocromocitometrico nella norma né il quadro citologico atipico propendevano per una diagnosi di emangiosarcoma. Soltanto l’esame istopatologico, le colorazioni speciali e le tecniche di immunoistochimica hanno permesso di ottenere la diagnosi conclusiva. In oncologia, la stretta collaborazione tra clinico e patologo sono di fondamentale importanza ai fini di una diagnosi certa, soprattutto in corso di quadri neoplastici dubbi.
2007
Atti SIONCOV
33
34
Emangiosarcoma splenico con quadro clinico atipico: l'importanza della collaborazione tra clinico e patologo / Marconato L.; De Bellis V.; Lorenzo M.R.; Comastri S.; Abramo F.; Bettini G.. - STAMPA. - III:(2007), pp. 33-34. (Intervento presentato al convegno Incontro della Società Italiana di Oncologia Veterinaria - Metodiche di biopsia e interpretazione patologica tenutosi a Cremona nel 3-4 febbraio 2007).
Marconato L.; De Bellis V.; Lorenzo M.R.; Comastri S.; Abramo F.; Bettini G.
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