La comunicazione parte dal rilevamento empirico della difficoltà dei parlanti italiani di esprimere in euro determinate cifre e quindi si propone di rispondere in termini semiotico-linguistici alla domanda "Perché, visto che sappiamo quanto vale l'euro e lo usiamo quotidianamente, abbiamo difficoltà a 'parlare' e capire in euro?” La prima risposta è che dipende da una difficoltà di comprensione per le stesse espressioni linguistiche del valore monetario. Si indaga così in primo luogo su quali possano essere i significati delle espressioni riguardanti la moneta. Alla luce di una ipotesi sul significato della moneta, si cerca di spiegare il processo di comprensione relativo a valori monetari e le sue difficoltà: Facciamo fatica a enunciare e comprendere in euro le cifre che usiamo con minor frequenza perché l'uso non ha ancora stabilito un abito sufficientemente forte per associare la nuova espressione ai vecchi contenuti, e risulta più agevole nel flusso interpretativo standard eseguire un passaggio da espressione a espressione, cioè una conversione. L’indagine semiotico-linguistica porta a riflettere dunque sul fenomeno della comprensione linguistica, che viene ripreso attraverso riferimenti a De Mauro, Violi, Wittgenstein, Peirce. La comprensione viene riportata al processo di interpretazione e alla teoria peirceana degli abiti. Si formula l’ipotesi che la comprensione consenta in molti casi una ottimizzazione (anche in termini cognitivi) del processo interpretativo attraverso ‘indici di comprensione’, termine che viene definito. Si evidenzia l’aspetto conservativo dei flussi di interpretanti. Il modello della comprensione proposto consente di spiegare alcuni fenomeni nella interpretazione dei ‘valori’ (intesi come ampie e imprecise unità semantiche connesse all’etica, alla società, all’estetica), che costituiscono importanti elementi nelle comunicazioni di massa, nonché degli usi delle tecnologie. In conclusione si mette in luce la doppia funzionalità del sistema cognitivo-interpretativo: una, che possiamo definire 'standard' o 'di default', punta ad ottimizzare la risposta confidando negli indici di comprensione e bypassando o abbreviando il più possibile, la profondità dell'interpretazione dinamica; l'altra, che possiamo chiamare 'd'emergenza' o 'esplorativa', non ricevendo indici di comprensione positivi, esplora lo spettro semantico in profondità finché non chiarisce la comprensione o non-comprensione.

Perché usiamo l’euro e parliamo in lire / G. Proni. - STAMPA. - (2005), pp. 309-319. (Intervento presentato al convegno X CONVEGNO ANNUALE DELLA SOCIETA’ DI FILOSOFIA DEL LINGUAGGIORetorica e scienze del linguaggio. Teorie e pratiche dell’argomentazione e della persuasione tenutosi a Rimini nel 19-21 settembre 2003).

Perché usiamo l’euro e parliamo in lire

PRONI, GIAMPAOLO
2005

Abstract

La comunicazione parte dal rilevamento empirico della difficoltà dei parlanti italiani di esprimere in euro determinate cifre e quindi si propone di rispondere in termini semiotico-linguistici alla domanda "Perché, visto che sappiamo quanto vale l'euro e lo usiamo quotidianamente, abbiamo difficoltà a 'parlare' e capire in euro?” La prima risposta è che dipende da una difficoltà di comprensione per le stesse espressioni linguistiche del valore monetario. Si indaga così in primo luogo su quali possano essere i significati delle espressioni riguardanti la moneta. Alla luce di una ipotesi sul significato della moneta, si cerca di spiegare il processo di comprensione relativo a valori monetari e le sue difficoltà: Facciamo fatica a enunciare e comprendere in euro le cifre che usiamo con minor frequenza perché l'uso non ha ancora stabilito un abito sufficientemente forte per associare la nuova espressione ai vecchi contenuti, e risulta più agevole nel flusso interpretativo standard eseguire un passaggio da espressione a espressione, cioè una conversione. L’indagine semiotico-linguistica porta a riflettere dunque sul fenomeno della comprensione linguistica, che viene ripreso attraverso riferimenti a De Mauro, Violi, Wittgenstein, Peirce. La comprensione viene riportata al processo di interpretazione e alla teoria peirceana degli abiti. Si formula l’ipotesi che la comprensione consenta in molti casi una ottimizzazione (anche in termini cognitivi) del processo interpretativo attraverso ‘indici di comprensione’, termine che viene definito. Si evidenzia l’aspetto conservativo dei flussi di interpretanti. Il modello della comprensione proposto consente di spiegare alcuni fenomeni nella interpretazione dei ‘valori’ (intesi come ampie e imprecise unità semantiche connesse all’etica, alla società, all’estetica), che costituiscono importanti elementi nelle comunicazioni di massa, nonché degli usi delle tecnologie. In conclusione si mette in luce la doppia funzionalità del sistema cognitivo-interpretativo: una, che possiamo definire 'standard' o 'di default', punta ad ottimizzare la risposta confidando negli indici di comprensione e bypassando o abbreviando il più possibile, la profondità dell'interpretazione dinamica; l'altra, che possiamo chiamare 'd'emergenza' o 'esplorativa', non ricevendo indici di comprensione positivi, esplora lo spettro semantico in profondità finché non chiarisce la comprensione o non-comprensione.
2005
Retorica e scienze del linguaggio. Teorie e pratiche dell’argomentazione e della persuasione, Atti del X Congresso Nazionale, Rimini, 19-21 settembre 2003
309
319
Perché usiamo l’euro e parliamo in lire / G. Proni. - STAMPA. - (2005), pp. 309-319. (Intervento presentato al convegno X CONVEGNO ANNUALE DELLA SOCIETA’ DI FILOSOFIA DEL LINGUAGGIORetorica e scienze del linguaggio. Teorie e pratiche dell’argomentazione e della persuasione tenutosi a Rimini nel 19-21 settembre 2003).
G. Proni
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