L’epatite E costituisce un grave problema di Sanità Pubblica in molti paesi in via di sviluppo. L’agente eziologico è un RNA virus di piccole dimensioni attualmente classificato nel genere Hepevirus. La malattia si trasmette principalmente per via oro-fecale attraverso il consumo di acqua o alimenti contaminati. Nei paesi industrializzati, i casi sono sporadici ma la sieroprevalenza in individui sani può essere elevata. Attualmente, HEV è considerato un agente di zoonosi emergente e il suino è ritenuto un serbatoio del virus. In Giappone, casi di epatite E sono stati associati all’ingestione di carni crude di suino, cinghiale e cervo. Il presente lavoro ha come obiettivo la valutazione della presenza di HEV negli allevamenti suini italiani. Trentaquattro pool di feci e 22 campioni di siero sono stati raccolti da 5 allevamenti del nordcentro Italia. I campioni provenivano da animali clinicamente sani di 2-5 mesi di età. La ricerca del genoma virale è stata effettuata mediante una nested-RT-PCR che utilizza primers degenerati localizzati nella regione ORF2 di HEV. Gli amplificati (145 bp) sono stati visualizzati in gel di agarosio e i prodotti positivi sono stati sequenziati. Il genoma di HEV è stato evidenziato in 2 pool fecali ottenuti da gruppi di animali di 4,5 e 2,5 mesi in 2 aziende diverse. Tutti i campioni di siero sono risultati negativi. L’analisi filogenetica delle sequenze virali, denominate HEVBO/01 e HEVPI/01, ha dimostrato l’appartenenza di entrambi i ceppi al genotipo 3 di HEV, cui appartengono tutti i ceppi indigeni suini e umani identificati in Europa. I 2 ceppi differivano sensibilmente l’uno dall’altro, mostrando identità nucleotidica dell’84%. Entrambi i ceppi possono comunque essere raggruppati con ceppi evidenziati in altri paesi industrializzati. In particolare, HEVPI/01 è risultato correlato (90% di identità nucleotidica) ad un ceppo umano (AY540113) evidenziato in un caso autoctono di epatite E in Spagna. Questo lavoro dimostra la presenza di HEV negli allevamenti suini italiani e conferma che il virus è presente in suini clinicamente sani. Questo desta preoccupazione per le possibili implicazioni di Sanità Pubblica legate ai potenziali rischi di infezione mediante contatto con suini infetti o ingestione di carne o organi contaminati. Questa eventualità, almeno nel nostro paese, è tuttavia resa poco probabile dal fatto che il virus è inattivato dai normali procedimenti di cottura e sembra essere presente in suini con meno di 5 mesi di vita, quindi al di sotto dell’età di macellazione. Occorre tuttavia ricordare la possibilità di contaminazione crociata tra prodotti carnei crudi e altri alimenti pronti per il consumo e il rischio di diffusione del virus nell’ambiente con i reflui di allevamenti suini. Al momento sono in corso ulteriori studi per valutare la prevalenza dell’infezione in suini italiani e per capire se, anche in Italia, esiste un rischio di trasmissione zoonosica dell’HEV.

Virus dell’epatite E: indagine preliminare sulla presenza in allevamenti di suini in Italia / Caprioli A.; Martelli F.; Ostanello F.; Di Bartolo I.; Ruggeri F.; Del Chiaro L.; Tolari F.. - STAMPA. - ISTISAN CONGRESSI 05/C12:(2005), p. 25. (Intervento presentato al convegno V Workshop Nazionale Enter-net Italia. Sistema di sorveglianza delle infezioni enteriche. Sorveglianza e prevenzione delle infezioni gastroenteriche. tenutosi a Roma, Istituto Superiore di Sanità nel 1-2 dicembre 2005).

Virus dell’epatite E: indagine preliminare sulla presenza in allevamenti di suini in Italia.

CAPRIOLI, ANDREA;MARTELLI, FRANCESCA;OSTANELLO, FABIO;DEL CHIARO, LIVIO;
2005

Abstract

L’epatite E costituisce un grave problema di Sanità Pubblica in molti paesi in via di sviluppo. L’agente eziologico è un RNA virus di piccole dimensioni attualmente classificato nel genere Hepevirus. La malattia si trasmette principalmente per via oro-fecale attraverso il consumo di acqua o alimenti contaminati. Nei paesi industrializzati, i casi sono sporadici ma la sieroprevalenza in individui sani può essere elevata. Attualmente, HEV è considerato un agente di zoonosi emergente e il suino è ritenuto un serbatoio del virus. In Giappone, casi di epatite E sono stati associati all’ingestione di carni crude di suino, cinghiale e cervo. Il presente lavoro ha come obiettivo la valutazione della presenza di HEV negli allevamenti suini italiani. Trentaquattro pool di feci e 22 campioni di siero sono stati raccolti da 5 allevamenti del nordcentro Italia. I campioni provenivano da animali clinicamente sani di 2-5 mesi di età. La ricerca del genoma virale è stata effettuata mediante una nested-RT-PCR che utilizza primers degenerati localizzati nella regione ORF2 di HEV. Gli amplificati (145 bp) sono stati visualizzati in gel di agarosio e i prodotti positivi sono stati sequenziati. Il genoma di HEV è stato evidenziato in 2 pool fecali ottenuti da gruppi di animali di 4,5 e 2,5 mesi in 2 aziende diverse. Tutti i campioni di siero sono risultati negativi. L’analisi filogenetica delle sequenze virali, denominate HEVBO/01 e HEVPI/01, ha dimostrato l’appartenenza di entrambi i ceppi al genotipo 3 di HEV, cui appartengono tutti i ceppi indigeni suini e umani identificati in Europa. I 2 ceppi differivano sensibilmente l’uno dall’altro, mostrando identità nucleotidica dell’84%. Entrambi i ceppi possono comunque essere raggruppati con ceppi evidenziati in altri paesi industrializzati. In particolare, HEVPI/01 è risultato correlato (90% di identità nucleotidica) ad un ceppo umano (AY540113) evidenziato in un caso autoctono di epatite E in Spagna. Questo lavoro dimostra la presenza di HEV negli allevamenti suini italiani e conferma che il virus è presente in suini clinicamente sani. Questo desta preoccupazione per le possibili implicazioni di Sanità Pubblica legate ai potenziali rischi di infezione mediante contatto con suini infetti o ingestione di carne o organi contaminati. Questa eventualità, almeno nel nostro paese, è tuttavia resa poco probabile dal fatto che il virus è inattivato dai normali procedimenti di cottura e sembra essere presente in suini con meno di 5 mesi di vita, quindi al di sotto dell’età di macellazione. Occorre tuttavia ricordare la possibilità di contaminazione crociata tra prodotti carnei crudi e altri alimenti pronti per il consumo e il rischio di diffusione del virus nell’ambiente con i reflui di allevamenti suini. Al momento sono in corso ulteriori studi per valutare la prevalenza dell’infezione in suini italiani e per capire se, anche in Italia, esiste un rischio di trasmissione zoonosica dell’HEV.
2005
Atti del V Workshop Nazionale Enter-net Italia. Sistema di sorveglianza delle infezioni enteriche. Sorveglianza e prevenzione delle infezioni gastroenteriche.
25
Virus dell’epatite E: indagine preliminare sulla presenza in allevamenti di suini in Italia / Caprioli A.; Martelli F.; Ostanello F.; Di Bartolo I.; Ruggeri F.; Del Chiaro L.; Tolari F.. - STAMPA. - ISTISAN CONGRESSI 05/C12:(2005), p. 25. (Intervento presentato al convegno V Workshop Nazionale Enter-net Italia. Sistema di sorveglianza delle infezioni enteriche. Sorveglianza e prevenzione delle infezioni gastroenteriche. tenutosi a Roma, Istituto Superiore di Sanità nel 1-2 dicembre 2005).
Caprioli A.; Martelli F.; Ostanello F.; Di Bartolo I.; Ruggeri F.; Del Chiaro L.; Tolari F.
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