Vengono qui esposti i primi risultati – e delineate le fondamentali direttrici di sviluppo – di una indagine sui rapporti tra le correnti “moderate” (monarchiche e liberal-conservatrici) del Risorgimento italiano e la complessa vicenda del “Risorgimento” nazionale egiziano, avviata nell’epoca di Muhammad ‘Alî (che guidò il paese dal 1805 al 1848) con lo sforzo di progressiva acquisizione di autonomia dall’Impero ottomano, e culminante, dopo la tentata rivoluzione di Ahmad ‘Urâbî e l’occupazione britannica del 1882, nel conseguimento della formale indipendenza (1922), sia pure sotto stretta “tutela” del Regno Unito, e nell’istituzione di una monarchia costituzionale parlamentare (1923). Al di là delle analogie formali, derivanti in primo luogo dalla comune ispirazione al modello della Costituzione belga del 1831, ulteriori e ben più significativi elementi giustificano l’interesse di una lettura comparata delle due Costituzioni – nei loro testi e ancor più nei loro contesti - come base per una più vasta ricerca sulla “presenza” delle componenti liberal-conservatrici del Risorgimento italiano nell’esperienza della monarchia “liberale” egiziana. In primo luogo, l’intensità dei rapporti tra l’Italia e l’Egitto dagli inizi dell’Ottocento alla metà del Novecento, simbolicamente riassunta nell’immagine del malinconico scambio di sovrani in esilio dopo il crollo dei rispettivi regni (Vittorio Emanuele III ad Alessandria d’Egitto dal 1946; Fârûq a Roma dal 1952). In secondo luogo, l’intreccio rinvenibile in entrambi i casi, al di là delle differenze di contesto, tra esperienza costituzionale ed esperienza “risorgimentale”, la percezione cioè di uno stretto rapporto tra lotta per l’indipendenza nazionale e adozione di un sistema politico liberale - rappresentativo. In terzo luogo, il comune fallimento delle due “monarchie liberali” rispetto alla capacità di associare la grande massa dei cittadini ad un sistema politico che rimase rappresentativo, in ultima analisi, soltanto degli interessi specifici dei gruppi sociali dominanti.
Giuseppe Cecere (2011). Da Carlo Alberto a Fârûq. Monarchie costituzionali e processi risorgimentali in Italia ed Egitto tra Otto e Novecento. Roma : Il Veltro.
Da Carlo Alberto a Fârûq. Monarchie costituzionali e processi risorgimentali in Italia ed Egitto tra Otto e Novecento
CECERE, GIUSEPPE
2011
Abstract
Vengono qui esposti i primi risultati – e delineate le fondamentali direttrici di sviluppo – di una indagine sui rapporti tra le correnti “moderate” (monarchiche e liberal-conservatrici) del Risorgimento italiano e la complessa vicenda del “Risorgimento” nazionale egiziano, avviata nell’epoca di Muhammad ‘Alî (che guidò il paese dal 1805 al 1848) con lo sforzo di progressiva acquisizione di autonomia dall’Impero ottomano, e culminante, dopo la tentata rivoluzione di Ahmad ‘Urâbî e l’occupazione britannica del 1882, nel conseguimento della formale indipendenza (1922), sia pure sotto stretta “tutela” del Regno Unito, e nell’istituzione di una monarchia costituzionale parlamentare (1923). Al di là delle analogie formali, derivanti in primo luogo dalla comune ispirazione al modello della Costituzione belga del 1831, ulteriori e ben più significativi elementi giustificano l’interesse di una lettura comparata delle due Costituzioni – nei loro testi e ancor più nei loro contesti - come base per una più vasta ricerca sulla “presenza” delle componenti liberal-conservatrici del Risorgimento italiano nell’esperienza della monarchia “liberale” egiziana. In primo luogo, l’intensità dei rapporti tra l’Italia e l’Egitto dagli inizi dell’Ottocento alla metà del Novecento, simbolicamente riassunta nell’immagine del malinconico scambio di sovrani in esilio dopo il crollo dei rispettivi regni (Vittorio Emanuele III ad Alessandria d’Egitto dal 1946; Fârûq a Roma dal 1952). In secondo luogo, l’intreccio rinvenibile in entrambi i casi, al di là delle differenze di contesto, tra esperienza costituzionale ed esperienza “risorgimentale”, la percezione cioè di uno stretto rapporto tra lotta per l’indipendenza nazionale e adozione di un sistema politico liberale - rappresentativo. In terzo luogo, il comune fallimento delle due “monarchie liberali” rispetto alla capacità di associare la grande massa dei cittadini ad un sistema politico che rimase rappresentativo, in ultima analisi, soltanto degli interessi specifici dei gruppi sociali dominanti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.