L’Italia presenta, in Europa, il maggior numero di studenti con disabilità che frequentano l’università, e questo risultato è stato raggiunto anche grazie ai processi di integrazione iniziati negli anni settanta. Per questo la realizzazione e i risultati attesi del progetto potrebbero condurre a nuove conoscenze utilizzabili non solo a livello nazionale, ma anche a livello internazionale, dove si inizia ora a valorizzare i processi di inclusione. A tal fine verranno potenziate le modalità per uscire dalla logica dell’ambiente dedicato esclusivamente alla disabilità per arrivare alla logica dell’ambiente per tutti, senza tuttavia perdere di vista la specificità di ciascuno e allo stesso tempo facendo conoscere agli altri modalità diverse di comunicare e interagire (Canevaro, 2006; Canevaro 2007; de Anna, 1998, de Anna, 2005). Questo obiettivo è particolarmente innovativo poiché sono ancora rare le esperienze in tal senso ed è scarsa la letteratura scientifica di riferimento. Particolarmente innovativo risulterà, inoltre, lo studio di casi con disabilità complesse legate anche a problemi di comunicazione che in ambiente universitario spesso non riescono a trovare il contesto preparato a consentire la costruzione di una relazione con gli altri studenti. Il progetto prende in considerazione, infatti, anche la costruzione di reti di amicizie tra persone con disabilità e persone normodotate. L’ambiente di apprendimento online aperto a tutti permetterà di sviluppare un percorso esistenziale, testimoniando così che i cambiamenti dei soggetti influenzano quelli dei contesti. Infine, le sperimentazioni degli ausili e delle tecnologie assistive verranno realizzate e valutate per ambienti universitari, ancora inesplorati. Anche le strategie e i metodi utilizzati dal progetto sono innovativi. Infatti: 1.è teso a sviluppare apprendimenti non formali ampliando e riarticolando spazi e i modi dell’esperienza individuale e di gruppo, dando adeguato riconoscimento alle istanze dell’immaginazione, dell’affettività e della costruzione creativa (Salovey & Mayer, 1990; Clore & Palmer, 2009) da cui trarre indicatori utili anche nell’apprendimento formale. 2.intende riconoscere crediti formativi pregressi con particolare riferimento alle esperienze personali, professionali e culturali (come definito nel processo di Bologna). 3.mira alla sperimentazione di ambienti integrati di apprendimento e di socializzazione dove si incontrano competenze e bisogni in una visione inclusiva, di cui si occupa in particolare la didattica e la pedagogia speciale (Canevaro & Ianes, 2002; Ianes, 2006). 4.utilizza multimedialità e tridimensionalità nella progettazione e creazione di ausili, strategie didattiche e metodologie (Maragliano, 2004) 5.esplora le potenzialità offerte dal web 2.0 alla collaborazione (Redmond & Lock, 2006) e alle comunità di apprendimento accademiche (Garrison, Anderson & Archer, 2001; Wenger, 1998), in massima parte ancora inesplorate, sia a livello nazionale che internazionale, soprattutto quando ci si riferisce ad un target di studenti eterogeneo, ovvero che includa/possa includere persone con svantaggio o disagio sociale, con diversità di tipo culturale o situazioni di disabilità. Per consentire tutto ciò verrà progettato, realizzato e validato un percorso formativo (ambiente, contenuti e organizzazione) in grado di fornire reali competenze alla figura professionale dei tutor in rete e in presenza, creando anche un raccordo tra competenze legate alla pedagogia speciale e al tutorato online in ambienti aperti a tutti. Verranno soprattutto valorizzati gli aspetti riguardanti l’accompagnamento e la relazione di aiuto (non sostituirsi all’azione dell’altro quando non ce n’è bisogno, non fare per l’altro, non creare dipendenza, ecc). Anche questo aspetto è assolutamente innovativo in quanto solitamente nella formazione dei tutor multimediali non si sviluppano competenze specifiche nei processi di integrazione (Berge & Collins, 1996).

Progetto Nazionale FIRB Ret@ccessibile: insegnamento, apprendimento insieme e per tutti in un progetto di vita

CALDIN, ROBERTA
2012

Abstract

L’Italia presenta, in Europa, il maggior numero di studenti con disabilità che frequentano l’università, e questo risultato è stato raggiunto anche grazie ai processi di integrazione iniziati negli anni settanta. Per questo la realizzazione e i risultati attesi del progetto potrebbero condurre a nuove conoscenze utilizzabili non solo a livello nazionale, ma anche a livello internazionale, dove si inizia ora a valorizzare i processi di inclusione. A tal fine verranno potenziate le modalità per uscire dalla logica dell’ambiente dedicato esclusivamente alla disabilità per arrivare alla logica dell’ambiente per tutti, senza tuttavia perdere di vista la specificità di ciascuno e allo stesso tempo facendo conoscere agli altri modalità diverse di comunicare e interagire (Canevaro, 2006; Canevaro 2007; de Anna, 1998, de Anna, 2005). Questo obiettivo è particolarmente innovativo poiché sono ancora rare le esperienze in tal senso ed è scarsa la letteratura scientifica di riferimento. Particolarmente innovativo risulterà, inoltre, lo studio di casi con disabilità complesse legate anche a problemi di comunicazione che in ambiente universitario spesso non riescono a trovare il contesto preparato a consentire la costruzione di una relazione con gli altri studenti. Il progetto prende in considerazione, infatti, anche la costruzione di reti di amicizie tra persone con disabilità e persone normodotate. L’ambiente di apprendimento online aperto a tutti permetterà di sviluppare un percorso esistenziale, testimoniando così che i cambiamenti dei soggetti influenzano quelli dei contesti. Infine, le sperimentazioni degli ausili e delle tecnologie assistive verranno realizzate e valutate per ambienti universitari, ancora inesplorati. Anche le strategie e i metodi utilizzati dal progetto sono innovativi. Infatti: 1.è teso a sviluppare apprendimenti non formali ampliando e riarticolando spazi e i modi dell’esperienza individuale e di gruppo, dando adeguato riconoscimento alle istanze dell’immaginazione, dell’affettività e della costruzione creativa (Salovey & Mayer, 1990; Clore & Palmer, 2009) da cui trarre indicatori utili anche nell’apprendimento formale. 2.intende riconoscere crediti formativi pregressi con particolare riferimento alle esperienze personali, professionali e culturali (come definito nel processo di Bologna). 3.mira alla sperimentazione di ambienti integrati di apprendimento e di socializzazione dove si incontrano competenze e bisogni in una visione inclusiva, di cui si occupa in particolare la didattica e la pedagogia speciale (Canevaro & Ianes, 2002; Ianes, 2006). 4.utilizza multimedialità e tridimensionalità nella progettazione e creazione di ausili, strategie didattiche e metodologie (Maragliano, 2004) 5.esplora le potenzialità offerte dal web 2.0 alla collaborazione (Redmond & Lock, 2006) e alle comunità di apprendimento accademiche (Garrison, Anderson & Archer, 2001; Wenger, 1998), in massima parte ancora inesplorate, sia a livello nazionale che internazionale, soprattutto quando ci si riferisce ad un target di studenti eterogeneo, ovvero che includa/possa includere persone con svantaggio o disagio sociale, con diversità di tipo culturale o situazioni di disabilità. Per consentire tutto ciò verrà progettato, realizzato e validato un percorso formativo (ambiente, contenuti e organizzazione) in grado di fornire reali competenze alla figura professionale dei tutor in rete e in presenza, creando anche un raccordo tra competenze legate alla pedagogia speciale e al tutorato online in ambienti aperti a tutti. Verranno soprattutto valorizzati gli aspetti riguardanti l’accompagnamento e la relazione di aiuto (non sostituirsi all’azione dell’altro quando non ce n’è bisogno, non fare per l’altro, non creare dipendenza, ecc). Anche questo aspetto è assolutamente innovativo in quanto solitamente nella formazione dei tutor multimediali non si sviluppano competenze specifiche nei processi di integrazione (Berge & Collins, 1996).
2012
2011
Roberta Caldin
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