Il paesaggio sacro dell’Epiro ellenistico, al di fuori dei centri coloniali, presenta un’assoluta predominanza delle forme templari non periptere (oikoi a fronte chiusa, naiskoi prostili e in antis). Affinità morfologiche e dimensionali con i thesauroi dei santuari panellenici hanno portato recentemente alcuni studiosi ad attribuire ai tempietti di due siti epiroti – l’Asklepieion di Butrinto e il manteion di Dodona – un’analoga funzione di custodia delle offerte votive. La nozione di ‘temple-trésor’ elaborata da G. Roux, accorciando la distanza tra le categorie dei templi e dei thesauroi, può aiutare a comprendere meglio le particolarità funzionali dei naiskoi epiroti. La forma di questi ultimi, alla quale si è spesso attribuita una spiegazione religiosa (culti ctonî o indigeni), sembrerebbe derivare al contrario da un pieno adeguamento alle preferenze dell’architettura ellenistica, motivato dal ritardo con cui i centri autoctoni si dotano di un’architettura di culto lapidea. Le ragioni di tale ritardo, come suggeriscono recenti scoperte relative alla “protostoria” del paesaggio sacro epirota, potrebbero risiedere nella peculiare struttura sociale degli ethne della regione.
L. Mancini (2013). Templi, thesauroi, "temples-trésors". Note sull'edilizia templare non periptera nei santuari dell'Epiro ellenistico. OCNUS, 21, 75-99.
Templi, thesauroi, "temples-trésors". Note sull'edilizia templare non periptera nei santuari dell'Epiro ellenistico
MANCINI, LORENZO
2013
Abstract
Il paesaggio sacro dell’Epiro ellenistico, al di fuori dei centri coloniali, presenta un’assoluta predominanza delle forme templari non periptere (oikoi a fronte chiusa, naiskoi prostili e in antis). Affinità morfologiche e dimensionali con i thesauroi dei santuari panellenici hanno portato recentemente alcuni studiosi ad attribuire ai tempietti di due siti epiroti – l’Asklepieion di Butrinto e il manteion di Dodona – un’analoga funzione di custodia delle offerte votive. La nozione di ‘temple-trésor’ elaborata da G. Roux, accorciando la distanza tra le categorie dei templi e dei thesauroi, può aiutare a comprendere meglio le particolarità funzionali dei naiskoi epiroti. La forma di questi ultimi, alla quale si è spesso attribuita una spiegazione religiosa (culti ctonî o indigeni), sembrerebbe derivare al contrario da un pieno adeguamento alle preferenze dell’architettura ellenistica, motivato dal ritardo con cui i centri autoctoni si dotano di un’architettura di culto lapidea. Le ragioni di tale ritardo, come suggeriscono recenti scoperte relative alla “protostoria” del paesaggio sacro epirota, potrebbero risiedere nella peculiare struttura sociale degli ethne della regione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.