La prima traduzione italiana del testo fondativo dell’antropologia di Helmut Plessner, Die Stufen des Organischen und der Mensch (1928), fornisce l’occasione per una prospezione sulla fondazione plessneriana delle scienze della natura e delle scienze della cultura, condotta per mezzo di una filosofia della natura, come risposta alla sfida delle life sciences, incluse le loro conseguenze pratiche, e per mettere in luce la produttività odierna di questo testo, dallo statuto paradossale di classico contemporaneo: la relazione tra la sua biofilosofia e la discussione sulla biopolitica, insieme alla riformulazione della soggettività nei termini della dimensione performativo-teatrale della messa in scena di se stessi. L’articolo si concentra sul tentativo di interrogare il libro dal punto di vista delle modalità specifiche di costruzione del suo approdo antropologico, soffermandosi in particolare sulle possibilità di identificare in esse uno strumentario concettuale di più ampia portata, l’antinomia come mantenimento dell’opposizione e insuperabilità del contrasto.

Pensare le antinomie costitutive: Plessner, i Gradi e l’uomo

BORSARI, ANDREA
2007

Abstract

La prima traduzione italiana del testo fondativo dell’antropologia di Helmut Plessner, Die Stufen des Organischen und der Mensch (1928), fornisce l’occasione per una prospezione sulla fondazione plessneriana delle scienze della natura e delle scienze della cultura, condotta per mezzo di una filosofia della natura, come risposta alla sfida delle life sciences, incluse le loro conseguenze pratiche, e per mettere in luce la produttività odierna di questo testo, dallo statuto paradossale di classico contemporaneo: la relazione tra la sua biofilosofia e la discussione sulla biopolitica, insieme alla riformulazione della soggettività nei termini della dimensione performativo-teatrale della messa in scena di se stessi. L’articolo si concentra sul tentativo di interrogare il libro dal punto di vista delle modalità specifiche di costruzione del suo approdo antropologico, soffermandosi in particolare sulle possibilità di identificare in esse uno strumentario concettuale di più ampia portata, l’antinomia come mantenimento dell’opposizione e insuperabilità del contrasto.
2007
A. Borsari
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/397870
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