La tesi si incentra sull’analisi e la valutazione del ruolo delle Corti costituzionali nelle transizioni democratiche, con particolare riguardo ai casi di Italia, Spagna e Repubblica ceca. La ricerca ha inizio con una critica a una delle nozioni di transizione democratica, quella basata su elementi prevalentemente formali (approvazione del testo costituzionale), ritenendo più utile la nozione di transizione “sostanziale”, all’interno della quale possono e debbono ricomprendersi fenomeni di c.d. “diritto vivente”. Viene poi spiegato come la scelta di effettuare la comparazione fra i tre ordinamenti poc’anzi ricordati sia motivata dal fatto che essi rappresentano casi di studio particolarmente interessanti, dal momento che le loro Corti costituzionali appartengono alle tre “generazioni” di Corti costituzionali europee, tutte venutesi a creare in seguito alla caduta di un regime di tipo autoritario. Nel caso dell’Italia è stata presa in esame la c.d. “prima stagione” della Corte costituzionale: durante tale periodo, iniziato nel 1956 e terminato verso la fine degli anni Sessanta, la Corte ha concentrato la propria attività sull’eliminazione della legislazione fascista che continuava a limitare numerose libertà civili, politiche, religiose e sociali. Si sottolinea come rispetto a tale prima generazione, la figura e il ruolo della Corte costituzionale è ancora largamente sperimentale, se non proprio una mera incognita. Nella seconda “generazione” di Corti costituzionali, dove si colloca opportunamente il Tribunale costituzionale spagnolo, esiste un minor grado di “incognite” e un più alto numero di esperienze da imitare, agevolandosi così la nascita e l’affermazione della giustizia costituzionale. Nel periodo che va dal 1980 sino agli inizi degli anni Novanta, il Tribunale costituzionale è stato particolarmente attivo non solo nell’attività di interpretazione e di protezione dei diritti fondamentali, ma anche per quel che concerne la questione, estremamente delicata, delle autonomie territoriali. Attraverso la sua giurisprudenza, infatti, esso ha svolto un ruolo chiave nella costruzione dello Stato autonomico. L’analisi dell’ordinamento della Repubblica ceca si colloca, infine, nel pieno della terza ondata di transizioni democratiche, quelle innescate dalla caduta del muro di Berlino e dall’implosione dell’Unione sovietica. La giurisprudenza della Corte costituzionale di tale Paese si è occupata principalmente, nei suoi primi dieci anni circa di attività, della tutela dei diritti fondamentali della persona, nonché di questioni relative alla c.d. “giustizia di transizione”. Elemento distintivo peculiare, rispetto alle precedenti esperienze analizzate, è quello dei rapporti peculiari che vengono a instaurarsi tra transizione democratica, giustizia costituzionale e accesso al Consiglio d’Europa e all’Unione Europea. La ricerca mostra quindi come ogni transizione democratica presenti delle sue distinte priorità, oltre che delle costanti di fondo, ma che tali priorità finiscano comunque per porsi all’attenzione del giudice costituzionale, il quale contribuisce in modo cruciale alla loro risoluzione. Numerose sono le variabili che influenzano l’attività dei primi anni delle Corti costituzionali e, quindi, indirettamente anche i processi stessi di democratizzazione: si pensi, in particolare, al modello di giustizia costituzionale prescelto, al tempo di entrata in funzione delle Corti costituzionali, allo status e la nomina dei giudici costituzionali, alle modalità di accesso alle Corti costituzionali e ai soggetti legittimati a ricorrere, all’orientamento degli altri soggetti costituzionali e degli attori politici, alla partecipazione del Paese ad organizzazioni sovranazionali europee, all’utilizzo da parte delle Corti costituzionali del diritto straniero e della comparazione e il riferimento da esse effettuato alla CEDU e alla giurisprudenza della Corte di Strasburgo. Pur tenuto conto delle specificità di ogni singolo ordinamento, dalla ricerca risulta che le Corti costituzionali di Italia, Spagna e Repubblica ceca siano state attori protagonisti dei processi di transizione “sostanziale”, contribuendo in modo decisivo a scongiurare il rischio di trovarsi in presenza di “Costituzioni senza costituzionalismo”.

Francesco Biagi (2011). Le Corti costituzionali nelle transizioni democratiche: i casi dell’Italia, della Spagna e della Repubblica ceca. ANNALI ONLINE DELL'UNIVERSITÀ DI FERRARA. SEZIONE IUSS, 5(1), 1-218.

Le Corti costituzionali nelle transizioni democratiche: i casi dell’Italia, della Spagna e della Repubblica ceca

BIAGI, FRANCESCO
2011

Abstract

La tesi si incentra sull’analisi e la valutazione del ruolo delle Corti costituzionali nelle transizioni democratiche, con particolare riguardo ai casi di Italia, Spagna e Repubblica ceca. La ricerca ha inizio con una critica a una delle nozioni di transizione democratica, quella basata su elementi prevalentemente formali (approvazione del testo costituzionale), ritenendo più utile la nozione di transizione “sostanziale”, all’interno della quale possono e debbono ricomprendersi fenomeni di c.d. “diritto vivente”. Viene poi spiegato come la scelta di effettuare la comparazione fra i tre ordinamenti poc’anzi ricordati sia motivata dal fatto che essi rappresentano casi di studio particolarmente interessanti, dal momento che le loro Corti costituzionali appartengono alle tre “generazioni” di Corti costituzionali europee, tutte venutesi a creare in seguito alla caduta di un regime di tipo autoritario. Nel caso dell’Italia è stata presa in esame la c.d. “prima stagione” della Corte costituzionale: durante tale periodo, iniziato nel 1956 e terminato verso la fine degli anni Sessanta, la Corte ha concentrato la propria attività sull’eliminazione della legislazione fascista che continuava a limitare numerose libertà civili, politiche, religiose e sociali. Si sottolinea come rispetto a tale prima generazione, la figura e il ruolo della Corte costituzionale è ancora largamente sperimentale, se non proprio una mera incognita. Nella seconda “generazione” di Corti costituzionali, dove si colloca opportunamente il Tribunale costituzionale spagnolo, esiste un minor grado di “incognite” e un più alto numero di esperienze da imitare, agevolandosi così la nascita e l’affermazione della giustizia costituzionale. Nel periodo che va dal 1980 sino agli inizi degli anni Novanta, il Tribunale costituzionale è stato particolarmente attivo non solo nell’attività di interpretazione e di protezione dei diritti fondamentali, ma anche per quel che concerne la questione, estremamente delicata, delle autonomie territoriali. Attraverso la sua giurisprudenza, infatti, esso ha svolto un ruolo chiave nella costruzione dello Stato autonomico. L’analisi dell’ordinamento della Repubblica ceca si colloca, infine, nel pieno della terza ondata di transizioni democratiche, quelle innescate dalla caduta del muro di Berlino e dall’implosione dell’Unione sovietica. La giurisprudenza della Corte costituzionale di tale Paese si è occupata principalmente, nei suoi primi dieci anni circa di attività, della tutela dei diritti fondamentali della persona, nonché di questioni relative alla c.d. “giustizia di transizione”. Elemento distintivo peculiare, rispetto alle precedenti esperienze analizzate, è quello dei rapporti peculiari che vengono a instaurarsi tra transizione democratica, giustizia costituzionale e accesso al Consiglio d’Europa e all’Unione Europea. La ricerca mostra quindi come ogni transizione democratica presenti delle sue distinte priorità, oltre che delle costanti di fondo, ma che tali priorità finiscano comunque per porsi all’attenzione del giudice costituzionale, il quale contribuisce in modo cruciale alla loro risoluzione. Numerose sono le variabili che influenzano l’attività dei primi anni delle Corti costituzionali e, quindi, indirettamente anche i processi stessi di democratizzazione: si pensi, in particolare, al modello di giustizia costituzionale prescelto, al tempo di entrata in funzione delle Corti costituzionali, allo status e la nomina dei giudici costituzionali, alle modalità di accesso alle Corti costituzionali e ai soggetti legittimati a ricorrere, all’orientamento degli altri soggetti costituzionali e degli attori politici, alla partecipazione del Paese ad organizzazioni sovranazionali europee, all’utilizzo da parte delle Corti costituzionali del diritto straniero e della comparazione e il riferimento da esse effettuato alla CEDU e alla giurisprudenza della Corte di Strasburgo. Pur tenuto conto delle specificità di ogni singolo ordinamento, dalla ricerca risulta che le Corti costituzionali di Italia, Spagna e Repubblica ceca siano state attori protagonisti dei processi di transizione “sostanziale”, contribuendo in modo decisivo a scongiurare il rischio di trovarsi in presenza di “Costituzioni senza costituzionalismo”.
2011
Francesco Biagi (2011). Le Corti costituzionali nelle transizioni democratiche: i casi dell’Italia, della Spagna e della Repubblica ceca. ANNALI ONLINE DELL'UNIVERSITÀ DI FERRARA. SEZIONE IUSS, 5(1), 1-218.
Francesco Biagi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/397225
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