Carlo Doglio (1914-1995) non si è mai occupato di pianificazione urbanistica in senso stretto. «Pianificatore autobiografico», «intellettuale umanistico», urbanista «libertario», «eretico» ed «eccentrico», gli appellativi a lui associati si devono ai suoi continui sconfinamenti nella politica e alla molteplicità dei ruoli ricoperti «senza alcun tipo di pregiudizio del confine disciplinare». Tuttavia la sua attività è profondamente legata al mondo dell’urbanistica, disciplina che unisce i suoi ambiti di ricerca e che accoglie la sua volontà di predisporre una nuova organizzazione sociale basata sulla cooperazione e sull’azione collettiva volontaria. A questo fine insegue i luoghi in cui si sta attuando il cambiamento, prendendo parte a veri e propri progetti sociali accumunati, seppur in diversa misura, dalla prospettiva dell’edificazione di una nuova società. È a Ivrea negli anni in cui la comunità sembra poter essere assunta come un vero e proprio modello di organizzazione del territorio; è protagonista dei dibattiti dell’INU in un periodo, quello della Ricostruzione, in cui l’urbanistica è una disciplina impegnata nell’affermazione del primato della società civile su quella statuale; da Londra segue la costruzione delle nuove città, esperienza con cui la pianificazione urbanistica sembra poter dar forma ad una nuova società basata sui principi del decentramento; è a fianco di Danilo Dolci quando in Sicilia si avvia un piano di sviluppo «dal basso» incentrato sulla partecipazione diretta degli abitanti. Da anarchico, la sua peregrinazione è guidata da una costante insoddisfazione nei confronti di un modello di società portato a escludere l’uomo dalle scelte; un disagio che a suo avviso può essere invertito e che in ambito urbanistico si traduce nella possibilità di leggere il processo di pianificazione «dal basso verso l’alto». In un periodo in cui l’urbanistica ufficiale è impegnata a sperimentare attraverso il piano regolatore le finalità e i contenuti degli strumenti urbanistici e ad avviare la stagione delle grandi (seppur mancate) riforme, Doglio si muove su altre direzioni. Sostiene che le potenzialità della tecnica decadono se a essa non viene associata una «scoperta del territorio», ovvero una presa di coscienza che passa attraverso il riconoscimento del ruolo di ciascun attore all’interno della società, di una consapevolezza della propria presenza all’interno di una riconosciuta comunità, di un ritrovato «senso del luogo». Ripercorrendo la sua biografia e i suoi scritti, è dunque possibile riconoscere alcuni territori fondativi: spazi univoci che egli ha costruito all’interno della disciplina e che ci permettono di proporre un ragionamento di carattere più generale su quelle tecniche della pianificazione incentrate sul carattere volontario dell’azione sociale; un’opportunità per comprendere meglio il significato di alcune parole, oggi centrali per la disciplina, quali cittadinanza, sostenibilità, sussidiarietà, partecipazione.

S.Proli (2013). Nei territori di Carlo Doglio. Estratti segnalazione Inedito. URBANISTICA DOSSIER, 3, 24-26.

Nei territori di Carlo Doglio. Estratti segnalazione Inedito

PROLI, STEFANIA
2013

Abstract

Carlo Doglio (1914-1995) non si è mai occupato di pianificazione urbanistica in senso stretto. «Pianificatore autobiografico», «intellettuale umanistico», urbanista «libertario», «eretico» ed «eccentrico», gli appellativi a lui associati si devono ai suoi continui sconfinamenti nella politica e alla molteplicità dei ruoli ricoperti «senza alcun tipo di pregiudizio del confine disciplinare». Tuttavia la sua attività è profondamente legata al mondo dell’urbanistica, disciplina che unisce i suoi ambiti di ricerca e che accoglie la sua volontà di predisporre una nuova organizzazione sociale basata sulla cooperazione e sull’azione collettiva volontaria. A questo fine insegue i luoghi in cui si sta attuando il cambiamento, prendendo parte a veri e propri progetti sociali accumunati, seppur in diversa misura, dalla prospettiva dell’edificazione di una nuova società. È a Ivrea negli anni in cui la comunità sembra poter essere assunta come un vero e proprio modello di organizzazione del territorio; è protagonista dei dibattiti dell’INU in un periodo, quello della Ricostruzione, in cui l’urbanistica è una disciplina impegnata nell’affermazione del primato della società civile su quella statuale; da Londra segue la costruzione delle nuove città, esperienza con cui la pianificazione urbanistica sembra poter dar forma ad una nuova società basata sui principi del decentramento; è a fianco di Danilo Dolci quando in Sicilia si avvia un piano di sviluppo «dal basso» incentrato sulla partecipazione diretta degli abitanti. Da anarchico, la sua peregrinazione è guidata da una costante insoddisfazione nei confronti di un modello di società portato a escludere l’uomo dalle scelte; un disagio che a suo avviso può essere invertito e che in ambito urbanistico si traduce nella possibilità di leggere il processo di pianificazione «dal basso verso l’alto». In un periodo in cui l’urbanistica ufficiale è impegnata a sperimentare attraverso il piano regolatore le finalità e i contenuti degli strumenti urbanistici e ad avviare la stagione delle grandi (seppur mancate) riforme, Doglio si muove su altre direzioni. Sostiene che le potenzialità della tecnica decadono se a essa non viene associata una «scoperta del territorio», ovvero una presa di coscienza che passa attraverso il riconoscimento del ruolo di ciascun attore all’interno della società, di una consapevolezza della propria presenza all’interno di una riconosciuta comunità, di un ritrovato «senso del luogo». Ripercorrendo la sua biografia e i suoi scritti, è dunque possibile riconoscere alcuni territori fondativi: spazi univoci che egli ha costruito all’interno della disciplina e che ci permettono di proporre un ragionamento di carattere più generale su quelle tecniche della pianificazione incentrate sul carattere volontario dell’azione sociale; un’opportunità per comprendere meglio il significato di alcune parole, oggi centrali per la disciplina, quali cittadinanza, sostenibilità, sussidiarietà, partecipazione.
2013
S.Proli (2013). Nei territori di Carlo Doglio. Estratti segnalazione Inedito. URBANISTICA DOSSIER, 3, 24-26.
S.Proli
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/395800
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