Fare etnografia del monachesimo impone una scelta di metodo. Sulla base di una etnografia partecipata all’interno di due monasteri carmelitani francesi, vorrei riflettere sul tipo di esperienza di campo che l’antropologo si può trovare a vivere e, di conseguenza, sulle problematiche metodologiche e disciplinari che deve affrontare occupandosi di istituzioni totalitarie di stampo religioso. In ambito cattolico europeo le diverse forme di monachesimo sono di solito conosciute dagli studiosi attraverso i testi scritti, antichi e moderni, e i racconti dei religiosi che vivono in quel mondo, ma che di norma non permettono agli altri di entrarvi. Questo limite di accesso ha spesso prodotto dei lavori di riflesso, in cui l’esperienza di campo, in quanto ambiente comunicativo di incontro, è evidentemente deformato o completamente annullato. Se per le discipline storiche il testo scritto rappresenta sicuramente la fonte privilegiata, per quelle antropologiche è solo attraverso il campo che è possibile avvicinare la prassi di vita concreta dell’altro, all’interno di una modalità esperienziale e di condivisione. Lo studio della quotidianità aiuta a capire come le spinte ideali di stampo mistico-devozionale si traducano in strategie comportamentali, dai piccoli gesti alle azioni abitudinarie. Fare etnografia del monachesimo significa entrare dentro i monasteri, partecipando in prima persona alla quotidianità dei religiosi, in una situazione di campo certamente alterata e fuorviante ma, allo stesso tempo, unica possibile per avvicinare tale esperienza di vita.

F. Sbardella (2014). L’antropologa annullata. Fare etnografia in monastero. HUMANITAS, 63(3), 421-442.

L’antropologa annullata. Fare etnografia in monastero

SBARDELLA, FRANCESCA
2014

Abstract

Fare etnografia del monachesimo impone una scelta di metodo. Sulla base di una etnografia partecipata all’interno di due monasteri carmelitani francesi, vorrei riflettere sul tipo di esperienza di campo che l’antropologo si può trovare a vivere e, di conseguenza, sulle problematiche metodologiche e disciplinari che deve affrontare occupandosi di istituzioni totalitarie di stampo religioso. In ambito cattolico europeo le diverse forme di monachesimo sono di solito conosciute dagli studiosi attraverso i testi scritti, antichi e moderni, e i racconti dei religiosi che vivono in quel mondo, ma che di norma non permettono agli altri di entrarvi. Questo limite di accesso ha spesso prodotto dei lavori di riflesso, in cui l’esperienza di campo, in quanto ambiente comunicativo di incontro, è evidentemente deformato o completamente annullato. Se per le discipline storiche il testo scritto rappresenta sicuramente la fonte privilegiata, per quelle antropologiche è solo attraverso il campo che è possibile avvicinare la prassi di vita concreta dell’altro, all’interno di una modalità esperienziale e di condivisione. Lo studio della quotidianità aiuta a capire come le spinte ideali di stampo mistico-devozionale si traducano in strategie comportamentali, dai piccoli gesti alle azioni abitudinarie. Fare etnografia del monachesimo significa entrare dentro i monasteri, partecipando in prima persona alla quotidianità dei religiosi, in una situazione di campo certamente alterata e fuorviante ma, allo stesso tempo, unica possibile per avvicinare tale esperienza di vita.
2014
F. Sbardella (2014). L’antropologa annullata. Fare etnografia in monastero. HUMANITAS, 63(3), 421-442.
F. Sbardella
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/391787
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