Analisi dell'interesse di Erasmo per gli epigrammi, e delle sue modalità di tradurre attraverso l'esame delle traduzioni di epigrammi negli Adagia; il confronto con quelle di altri autori contemporanei (in particolare di Tommaso Moro) raccolte nelle antologie curate da Janus Cornarius e da Henri Estienne; il confronto tra traduzioni di egrammi greci antichi e "autotraduzioni" di epigrammi greci scritti da Erasmo stesso. Accanto a traduzioni rigorosamente ad verbum emerge una preferenza per la traduzione più libera, ad sententiam quando l'autore vuole entrare in gare emulative con i contemporanei. Secondo la definizione quintilianea, dunque per Erasmo il vertere non è una semplice interpretatio, ma si fa circa eosdem sensus certamen atque aemulatio.
F. Citti (2007). Gli epigrammi dell’Anthologia Graeca negli Adagia di Erasmo. LEXIS, 25, 401-432.
Gli epigrammi dell’Anthologia Graeca negli Adagia di Erasmo
CITTI, FRANCESCO
2007
Abstract
Analisi dell'interesse di Erasmo per gli epigrammi, e delle sue modalità di tradurre attraverso l'esame delle traduzioni di epigrammi negli Adagia; il confronto con quelle di altri autori contemporanei (in particolare di Tommaso Moro) raccolte nelle antologie curate da Janus Cornarius e da Henri Estienne; il confronto tra traduzioni di egrammi greci antichi e "autotraduzioni" di epigrammi greci scritti da Erasmo stesso. Accanto a traduzioni rigorosamente ad verbum emerge una preferenza per la traduzione più libera, ad sententiam quando l'autore vuole entrare in gare emulative con i contemporanei. Secondo la definizione quintilianea, dunque per Erasmo il vertere non è una semplice interpretatio, ma si fa circa eosdem sensus certamen atque aemulatio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


