Nel panorama degli studi sulla morfologia valutativa, il berbero costituisce senza dubbio uno dei casi di maggior interesse, per molteplici ragioni. Innanzitutto, i dati sono infatti di difficile collocazione tipologica, in quanto il berbero fa ricorso a due procedimenti che esibiscono, interlinguisticamente, una diffusione piuttosto limitata: un circumfisso (t___t) ed un processo di morfologia sottrattiva. Inoltre, in berbero le costruzioni valutative interagiscono sistematicamente con la categoria del genere (e, in misura minore, con quella del numero); questo dato, di per sé, non stupisce, visto che simili interazioni sono molto frequenti: si pensi, ad esempio, al rapporto privilegiato tra i diminutivi ed il neutro nelle lingue slave, in tedesco, in neogreco; a quello tra gli accrescitivi ed il maschile in italiano, spagnolo, portoghese e rumeno; o, allargando l’ambito di indagine e assumendo a riferimento una concezione ‘larga’ del genere, la relazione tra i valutativi e le marche delle classi nominali in molte lingue bantu. In tutti questi casi, però, si osserva una correlazione preferenziale tra la ‘parola valutativa’ e il genere in questione (cioè: nella maggior parte dei casi i diminutivi slavi sono neutri, nella maggior parte dei casi gli accrescitivi italiani sono maschili, a prescindere dal genere della base); ciò non esclude, dunque, che possano esservi forme devianti rispetto alla tendenza. In berbero, invece, la correlazione è più sistematica, pressoché categorica; e coinvolge non solo l’uscita dei processi di formazione di parola, ma anche la loro entrata, configurandosi dunque come restrizione. Il presente articolo ha lo scopo di tracciare un quadro esauriente di questo segmento della morfologia berbera e delle sue interazioni con altri processi.
Grandi N. (2013). Per un profilo della morfologia valutativa del berbero. Cesena : CAISSA ITALIA.
Per un profilo della morfologia valutativa del berbero
GRANDI, NICOLA
2013
Abstract
Nel panorama degli studi sulla morfologia valutativa, il berbero costituisce senza dubbio uno dei casi di maggior interesse, per molteplici ragioni. Innanzitutto, i dati sono infatti di difficile collocazione tipologica, in quanto il berbero fa ricorso a due procedimenti che esibiscono, interlinguisticamente, una diffusione piuttosto limitata: un circumfisso (t___t) ed un processo di morfologia sottrattiva. Inoltre, in berbero le costruzioni valutative interagiscono sistematicamente con la categoria del genere (e, in misura minore, con quella del numero); questo dato, di per sé, non stupisce, visto che simili interazioni sono molto frequenti: si pensi, ad esempio, al rapporto privilegiato tra i diminutivi ed il neutro nelle lingue slave, in tedesco, in neogreco; a quello tra gli accrescitivi ed il maschile in italiano, spagnolo, portoghese e rumeno; o, allargando l’ambito di indagine e assumendo a riferimento una concezione ‘larga’ del genere, la relazione tra i valutativi e le marche delle classi nominali in molte lingue bantu. In tutti questi casi, però, si osserva una correlazione preferenziale tra la ‘parola valutativa’ e il genere in questione (cioè: nella maggior parte dei casi i diminutivi slavi sono neutri, nella maggior parte dei casi gli accrescitivi italiani sono maschili, a prescindere dal genere della base); ciò non esclude, dunque, che possano esservi forme devianti rispetto alla tendenza. In berbero, invece, la correlazione è più sistematica, pressoché categorica; e coinvolge non solo l’uscita dei processi di formazione di parola, ma anche la loro entrata, configurandosi dunque come restrizione. Il presente articolo ha lo scopo di tracciare un quadro esauriente di questo segmento della morfologia berbera e delle sue interazioni con altri processi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.