Carla Corradi Musi Primitivismo e sciamanesimo ugrofinnico e siberiano Gli Ugrofinni, come le popolazioni della Siberia “locus classicus” dello sciamanesimo, hanno conservato le loro tradizioni fino ai giorni nostri, salvaguardandone il carattere primitivo che consiste nello stretto legame con le origini, dall’esterno più volte male interpretato e denigrato. Mentre presso i popoli della preistorica koinè culturale euroasiatica le ideologie sciamaniche avevano avuto fortuna e erano state in parte assimilate, in epoca storica furono ritenute prodotto della fantasia di selvaggi spesso antropofagi, o pagani superstiziosi e ignoranti, conformemente ai “miti” sui popoli sconosciuti e “mostruosi” che si erano affermati fin dall’età di Plinio il Vecchio. Erano, per lo più, i missionari, i viaggiatori o i commercianti che riferivano le notizie valutando le tradizioni e i costumi stranieri secondo le regole della loro società e delle loro istituzioni politiche e religiose. I popoli a credenza sciamanica hanno sempre affidato i processi di memorizzazione culturale collettiva alla tradizione orale, il cui valore documentario è più esplicito e genuino di quello della tradizione scritta maggiormente sottoposta a condizionamenti. Lo sciamano conosce a memoria i testi della tradizione, li tramanda e comunica il suo sapere agli altri: la sua performance, la sua gestualità, il suo portamento sono lo specchio della sua anima. Egli, mantenendo la cosiddetta ”aura”, cioè l’unicità data dal contesto della tradizione, si fa garante della trasmissione orale di miti e credenze e al tempo stesso ne rinnova l’applicazione. La sua rielaborazione è resa possibile dalla flessibilità strutturale dello sciamanesimo, che fonda la propria coerenza sulla concezione non dicotomica, ma interattiva delle opposizioni, quali la conservazione della tradizione e il mutamento che lo sviluppo richiede. L’animismo dello sciamanesimo è caratterizzato dalla inconfondibile concezione del “doppio”, cioè dell’anima (o “forza”) imperitura e dotata di una esistenza autonoma rispetto alla materia, che ogni essere del mondo animale e vegetale e ogni fenomeno della natura possiedono. Di particolare rilevanza il rispetto ancora rivolto agli spiriti della natura, che costituisce la modalità tradizionale di mantenere vivo il legame dell’uomo con essa e di attivare comportamenti ecologisti. La connessione tra etica e cosmologia, così cara, tra l’altro, agli stoici e a Cicerone, si è conservata in Siberia fino ai giorni nostri. È proprio l’idea del “doppio”, inoltre, a dare ampio spazio al fenomeno naturale, per nulla sorprendente della metamorfosi: attraverso di essa il “doppio” può rendersi manifesto all’uomo con le forme di vegetali, di animali o di altri elementi della realtà visibile. Le ideologie sciamaniche, che hanno influenzato anche la letteratura e l’arte degli Ugrofinni, sono oggi di grande attualità e stanno suscitando l’interesse degli studiosi di varie discipline, dagli ecologhi agli psichiatri, agli psicologi sociali. Tra gli Ugrofinni la pratica dello sciamanesimo è rimasta solo in alcune aree, in altre è da tempo scomparsa. Come ho potuto recentemente verificare, la visione mari del mondo è ancor oggi improntata di numerosi elementi mitologici originari. Ai sacrifici e alle offerte alle divinità, che si svolgono in luoghi isolati dei “boschetti sacri” sotto la direzione dei sacrificatori o kart, partecipano attualmente gli abitanti dei villaggi e della capitale Yoshkar-Ola, che risultano in maggioranza battezzati. L’etica sociale mari continua a fondarsi sul rispetto della tradizione, degli antenati e della patria, oltre che sulle buone attività degli uomini. Per risultare tali, queste devono essere svolte in armonia con il mondo della natura, accompagnate dal rifiuto della menzogna, dell’ambizione per il possesso, del male e dei conflitti e regolate dal senso della misura, della solidarietà e della dignità. Le varie forme di sciamane...

Primitivismo e sciamanesimo ugrofinnico e siberiano / C. Corradi. - STAMPA. - (2007), pp. 219-231. (Intervento presentato al convegno Il primitivismo e le sue metamorfosi. Archeologia di un discorso culturale tenutosi a Bologna, Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere Moderne nel 17 - 19 novembre 2005).

Primitivismo e sciamanesimo ugrofinnico e siberiano

CORRADI, CARLA
2007

Abstract

Carla Corradi Musi Primitivismo e sciamanesimo ugrofinnico e siberiano Gli Ugrofinni, come le popolazioni della Siberia “locus classicus” dello sciamanesimo, hanno conservato le loro tradizioni fino ai giorni nostri, salvaguardandone il carattere primitivo che consiste nello stretto legame con le origini, dall’esterno più volte male interpretato e denigrato. Mentre presso i popoli della preistorica koinè culturale euroasiatica le ideologie sciamaniche avevano avuto fortuna e erano state in parte assimilate, in epoca storica furono ritenute prodotto della fantasia di selvaggi spesso antropofagi, o pagani superstiziosi e ignoranti, conformemente ai “miti” sui popoli sconosciuti e “mostruosi” che si erano affermati fin dall’età di Plinio il Vecchio. Erano, per lo più, i missionari, i viaggiatori o i commercianti che riferivano le notizie valutando le tradizioni e i costumi stranieri secondo le regole della loro società e delle loro istituzioni politiche e religiose. I popoli a credenza sciamanica hanno sempre affidato i processi di memorizzazione culturale collettiva alla tradizione orale, il cui valore documentario è più esplicito e genuino di quello della tradizione scritta maggiormente sottoposta a condizionamenti. Lo sciamano conosce a memoria i testi della tradizione, li tramanda e comunica il suo sapere agli altri: la sua performance, la sua gestualità, il suo portamento sono lo specchio della sua anima. Egli, mantenendo la cosiddetta ”aura”, cioè l’unicità data dal contesto della tradizione, si fa garante della trasmissione orale di miti e credenze e al tempo stesso ne rinnova l’applicazione. La sua rielaborazione è resa possibile dalla flessibilità strutturale dello sciamanesimo, che fonda la propria coerenza sulla concezione non dicotomica, ma interattiva delle opposizioni, quali la conservazione della tradizione e il mutamento che lo sviluppo richiede. L’animismo dello sciamanesimo è caratterizzato dalla inconfondibile concezione del “doppio”, cioè dell’anima (o “forza”) imperitura e dotata di una esistenza autonoma rispetto alla materia, che ogni essere del mondo animale e vegetale e ogni fenomeno della natura possiedono. Di particolare rilevanza il rispetto ancora rivolto agli spiriti della natura, che costituisce la modalità tradizionale di mantenere vivo il legame dell’uomo con essa e di attivare comportamenti ecologisti. La connessione tra etica e cosmologia, così cara, tra l’altro, agli stoici e a Cicerone, si è conservata in Siberia fino ai giorni nostri. È proprio l’idea del “doppio”, inoltre, a dare ampio spazio al fenomeno naturale, per nulla sorprendente della metamorfosi: attraverso di essa il “doppio” può rendersi manifesto all’uomo con le forme di vegetali, di animali o di altri elementi della realtà visibile. Le ideologie sciamaniche, che hanno influenzato anche la letteratura e l’arte degli Ugrofinni, sono oggi di grande attualità e stanno suscitando l’interesse degli studiosi di varie discipline, dagli ecologhi agli psichiatri, agli psicologi sociali. Tra gli Ugrofinni la pratica dello sciamanesimo è rimasta solo in alcune aree, in altre è da tempo scomparsa. Come ho potuto recentemente verificare, la visione mari del mondo è ancor oggi improntata di numerosi elementi mitologici originari. Ai sacrifici e alle offerte alle divinità, che si svolgono in luoghi isolati dei “boschetti sacri” sotto la direzione dei sacrificatori o kart, partecipano attualmente gli abitanti dei villaggi e della capitale Yoshkar-Ola, che risultano in maggioranza battezzati. L’etica sociale mari continua a fondarsi sul rispetto della tradizione, degli antenati e della patria, oltre che sulle buone attività degli uomini. Per risultare tali, queste devono essere svolte in armonia con il mondo della natura, accompagnate dal rifiuto della menzogna, dell’ambizione per il possesso, del male e dei conflitti e regolate dal senso della misura, della solidarietà e della dignità. Le varie forme di sciamane...
2007
Il primitivismo e le sue metamorfosi. Archeologia di un discorso culturale
219
231
Primitivismo e sciamanesimo ugrofinnico e siberiano / C. Corradi. - STAMPA. - (2007), pp. 219-231. (Intervento presentato al convegno Il primitivismo e le sue metamorfosi. Archeologia di un discorso culturale tenutosi a Bologna, Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere Moderne nel 17 - 19 novembre 2005).
C. Corradi
File in questo prodotto:
Eventuali allegati, non sono esposti

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/38213
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact