Le infezioni virali causano spesso sulle piante ornamentali alterazioni cromatiche alquanto singolari e facilmente riconoscibili, non solo dagli “addetti ai lavori”, ossia i patologi, ma da chiunque abbia a cuore e voglia mantenere in buona salute ogni singolo vaso. E’ il caso della kalanchoe (Kalanchoe blossefeldiana, K. thyrsiflora, K. daigremontiana) quando è ospite di due fra i più pericolosi virus attualmente diffusi nelle coltivazioni di specie ornamentali di tutto il mondo: TSWV (virus dell’avvizzimento maculato del pomodoro) ed INSV (virus della maculatura necrotica nell’impatiens), entrambi trasmessi in natura da tripidi, quali Thrips tabaci e Frankliniella occidentalis.. I sintomi La presenza di uno di questi due virus in kalanchoe si contraddistingue per la comparsa, sulle foglie, soprattutto quelle più giovani, di macule, anulature clorotiche e/o lineature distribuite in maniera del tutto casuale sull’intero lembo o parte di esso. La lamina fogliare può anche apparire malformata, così come i piccioli, che si contorcono mostrando anch’essi, ma in maniera meno evidente, macchiette e decolorazioni. Con il progredire della crescita della pianta, si aggiungono delle aree necrotiche rotondeggianti (“spots”) sia sulle foglie che sui fusti, la cui presenza impedisce ulteriormente il normale sviluppo dell’organo accentuandone le deformazioni. Particolarmente suscettibili all’infezione è la specie K. blossfeldiana, nelle cvs Keruna e Bromo. Cosa fare? In Italia, così come in altri Paesi europei, negli ultimi 3-4 anni si sono verificati gravi casi di questa malattia (soprattutto ad opera di INSV) in coltivazioni della Liguria e del Veneto, con percentuali d’infezione anche del 30%. Alcune delle kalanchoe virosate, ma ancora senza sintomi visivamente percepibili (latenza), sono state inconsapevolmente commercializzate per finire, purtroppo, nelle nostre case. E’ stato accertato che all’origine della malattia, nelle aziende italiane coinvolte, c’era sempre l’utilizzo di materiale di propagazione (le così dette “talee in erba”, in quanto prive di radici) importato già infetto. Una riflessione che da tutto ciò deriva e che la propagazione agamica è quella pratica agronomica che, se da un lato consente di ottenere in modo rapido e facile tante nuove piantine partendo da pochi individui adulti, dall’altro fa aumentare enormemente il rischio concreto di propagare i patogeni eventualmente in essi presenti, in questo caso INSV e TSWV. Ecco perché è di fondamentale importanza, per chiunque abbia in casa una Kalanchoe con “curiose” variegature fogliari, essere consapevole che si tratta di una malattia virale pericolosa e che si debba assolutamente evitare di propagare per talea la pianta. Anzi, il migliore consiglio è quello di eliminarla.

M.G.Bellardi (2007). Maculatura anulare della Kalanchoe. GIARDINI, 224, 56-56.

Maculatura anulare della Kalanchoe

BELLARDI, MARIA GRAZIA
2007

Abstract

Le infezioni virali causano spesso sulle piante ornamentali alterazioni cromatiche alquanto singolari e facilmente riconoscibili, non solo dagli “addetti ai lavori”, ossia i patologi, ma da chiunque abbia a cuore e voglia mantenere in buona salute ogni singolo vaso. E’ il caso della kalanchoe (Kalanchoe blossefeldiana, K. thyrsiflora, K. daigremontiana) quando è ospite di due fra i più pericolosi virus attualmente diffusi nelle coltivazioni di specie ornamentali di tutto il mondo: TSWV (virus dell’avvizzimento maculato del pomodoro) ed INSV (virus della maculatura necrotica nell’impatiens), entrambi trasmessi in natura da tripidi, quali Thrips tabaci e Frankliniella occidentalis.. I sintomi La presenza di uno di questi due virus in kalanchoe si contraddistingue per la comparsa, sulle foglie, soprattutto quelle più giovani, di macule, anulature clorotiche e/o lineature distribuite in maniera del tutto casuale sull’intero lembo o parte di esso. La lamina fogliare può anche apparire malformata, così come i piccioli, che si contorcono mostrando anch’essi, ma in maniera meno evidente, macchiette e decolorazioni. Con il progredire della crescita della pianta, si aggiungono delle aree necrotiche rotondeggianti (“spots”) sia sulle foglie che sui fusti, la cui presenza impedisce ulteriormente il normale sviluppo dell’organo accentuandone le deformazioni. Particolarmente suscettibili all’infezione è la specie K. blossfeldiana, nelle cvs Keruna e Bromo. Cosa fare? In Italia, così come in altri Paesi europei, negli ultimi 3-4 anni si sono verificati gravi casi di questa malattia (soprattutto ad opera di INSV) in coltivazioni della Liguria e del Veneto, con percentuali d’infezione anche del 30%. Alcune delle kalanchoe virosate, ma ancora senza sintomi visivamente percepibili (latenza), sono state inconsapevolmente commercializzate per finire, purtroppo, nelle nostre case. E’ stato accertato che all’origine della malattia, nelle aziende italiane coinvolte, c’era sempre l’utilizzo di materiale di propagazione (le così dette “talee in erba”, in quanto prive di radici) importato già infetto. Una riflessione che da tutto ciò deriva e che la propagazione agamica è quella pratica agronomica che, se da un lato consente di ottenere in modo rapido e facile tante nuove piantine partendo da pochi individui adulti, dall’altro fa aumentare enormemente il rischio concreto di propagare i patogeni eventualmente in essi presenti, in questo caso INSV e TSWV. Ecco perché è di fondamentale importanza, per chiunque abbia in casa una Kalanchoe con “curiose” variegature fogliari, essere consapevole che si tratta di una malattia virale pericolosa e che si debba assolutamente evitare di propagare per talea la pianta. Anzi, il migliore consiglio è quello di eliminarla.
2007
M.G.Bellardi (2007). Maculatura anulare della Kalanchoe. GIARDINI, 224, 56-56.
M.G.Bellardi
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