Lo scopo di questo contributo è illustrare l’evoluzione semantica e morfosintattica che ha portato da sì… che nel fiorentino del Duecento a sicché nell’italiano contemporaneo: sì… che è una struttura correlativa ipotattica costituita da un intensificatore cataforico che accompagna la frase sovraordinata preposta e dal complementatore che introduce la subordinata che la segue, ed «iper-codifica» una relazione semantica in senso proprio tra una causa intensificata ed un effetto presentato come la sua conseguenza non contingente ma (quasi) necessaria; invece sicché è un connettore avverbiale anaforico che collega il contenuto proposizionale della frase o del frammento testuale che accompagna a quello di una frase o frammento testuale precedente, ed esprime una più semplice relazione causale generica. L’evoluzione semantica qui illustrata va quindi considerata un indebolimento da una relazione causale intensificata ad una non intensificata, mentre dal punto di vista morfosintattico l’attuale connettore avverbiale anaforico deriva dalla struttura correlativa ipotattica antico–italiana — esattamente il contrario di quanto previsto dalla versione più tradizionale della teoria della Grammaticalizzazione. Secondo me il mutamento diacronico qui illustrato si potrebbe comunque ritenere un caso (sia pur non prototipico) di grammaticalizzazione, perché considerando in particolare — ma non solo — l’intensificatore avverbiale sì possiamo vedere che la sua evoluzione si allinea ad almeno alcuni dei parametri previsti dalla teoria: è vero che non c’è stata erosione fonetica (la fusione dei due elementi indipendenti anche se correlati ha portato invece all’allungamento della velare sorda iniziale dell’originario complementatore che), ma ci sono stati sia indebolimento semantico che decategorializzazione con perdita di autonomia sintattica, ed ampliamento e generalizzazione contestuale.

Da sì… che nel fiorentino del Duecento a sicché nell’italiano contemporaneo. Un caso non prototipico di grammaticalizzazione

MAZZOLENI, MARCO
2014

Abstract

Lo scopo di questo contributo è illustrare l’evoluzione semantica e morfosintattica che ha portato da sì… che nel fiorentino del Duecento a sicché nell’italiano contemporaneo: sì… che è una struttura correlativa ipotattica costituita da un intensificatore cataforico che accompagna la frase sovraordinata preposta e dal complementatore che introduce la subordinata che la segue, ed «iper-codifica» una relazione semantica in senso proprio tra una causa intensificata ed un effetto presentato come la sua conseguenza non contingente ma (quasi) necessaria; invece sicché è un connettore avverbiale anaforico che collega il contenuto proposizionale della frase o del frammento testuale che accompagna a quello di una frase o frammento testuale precedente, ed esprime una più semplice relazione causale generica. L’evoluzione semantica qui illustrata va quindi considerata un indebolimento da una relazione causale intensificata ad una non intensificata, mentre dal punto di vista morfosintattico l’attuale connettore avverbiale anaforico deriva dalla struttura correlativa ipotattica antico–italiana — esattamente il contrario di quanto previsto dalla versione più tradizionale della teoria della Grammaticalizzazione. Secondo me il mutamento diacronico qui illustrato si potrebbe comunque ritenere un caso (sia pur non prototipico) di grammaticalizzazione, perché considerando in particolare — ma non solo — l’intensificatore avverbiale sì possiamo vedere che la sua evoluzione si allinea ad almeno alcuni dei parametri previsti dalla teoria: è vero che non c’è stata erosione fonetica (la fusione dei due elementi indipendenti anche se correlati ha portato invece all’allungamento della velare sorda iniziale dell’originario complementatore che), ma ci sono stati sia indebolimento semantico che decategorializzazione con perdita di autonomia sintattica, ed ampliamento e generalizzazione contestuale.
2014
Le relazioni logico-sintattiche. Teoria, sincronia, diacronia
151
180
Marco Mazzoleni
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