Una delle più belle e vivaci fioriture che arricchiscono il giardino nei mesi estivi la regala l’ortensia (Hydrangea macrophylla, sin. H. hortensis), quell’elegante e sontuoso arbusto giunto in Europa da Paesi lontani (Cina e Giappone), capace di raggiungere un’altezza ed un diametro di ben quattro metri. Le malattie che interessano l’ortensia sono numerose, ad iniziare da quelle dovute ad infestazioni di insetti (afidi e tripidi), nematodi ed acari, per continuare con le malattie dovute a parassiti fungini, soprattutto oidio ed Armillariella (responsabili del “mal bianco” e dei “marciumi radicali” rispettivamente), per finire con le fitoplasmosi, causa dell’inverdimento dei fiori (“virescenza”). Se però le ortensie che abbiamo acquistato stentano a crescere e a fiorire, mostrando un progressivo e preoccupante “deperimento”, la causa può essere l’infezione da un virus, e precisamente quello della “maculatura anulare dell’ortensia” (hydrangea ringspot virus: HRSV). I sintomi HRSV, noto fin dal 1950, è presente ovunque si coltivi l’ortensia. In Italia, è stato individuato per la prima volta nel 1967, in Piemonte, poi in molte altre regioni fra cui l’Emilia-Romagna e la Sardegna. Il nome stesso di questo virus si rifà alla sintomatologia classica di cui si rende responsabile: maculature anulari, più evidenti sulle foglie adulte, di colore rosso-bruno. Questo, però, non è l’unico sintomo di cui si rende responsabile HRSV. Infatti, nei casi più gravi, la pianta infetta assume un aspetto cespuglioso, le foglie appaiono clorotiche (ossia di colore verde-pallido), deformate, arricciate o bollose. Anche le infiorescenze, quando prodotte, sono costituite da un numero ridotto di fiorellini che non raggiungono il completo sviluppo. L’insieme di queste gravi modificazioni viene indicato con il termine di “deperimento”. Alcune considerazioni Nonostante sia un virus tanto diffuso e studiato, HSRV rimane per certi versi ancora un mistero, soprattutto per quanto riguarda il vettore naturale. In altre parole, non si sa quale insetto in natura trasmetta questo virus da un’ortensia infetta ad un’altra sana. La diffusione nelle coltivazioni di ortensia è quindi dovuta principalmente alla moltiplicazione vegetativa ed alla conseguente commercializzazione di talee infette, spesso in maniera latente, senza cioè che queste evidenzino sintomi particolari. Solo in un secondo momento, purtroppo, quando le piantine dovrebbero svilupparsi e raggiungere le normali dimensioni, la malattia si manifesta in tutta la sua gravità. L’unico consiglio utile è perciò quello di porre attenzione alle piante di ortensia che acquistiamo e di eliminare tutte quelle “sospette” affinché, durante le normali pratiche colturali (ad esempio tagli con cesoie od attrezzi vari) non siamo proprio noi a trasmettere involontariamente HRSV alle ortensie ancora indenni del nostro giardino.

Quando l’ortensia deperisce / M.G.Bellardi. - In: GIARDINI. - ISSN 0394-0853. - STAMPA. - 220:(2006), pp. 68-68.

Quando l’ortensia deperisce

BELLARDI, MARIA GRAZIA
2006

Abstract

Una delle più belle e vivaci fioriture che arricchiscono il giardino nei mesi estivi la regala l’ortensia (Hydrangea macrophylla, sin. H. hortensis), quell’elegante e sontuoso arbusto giunto in Europa da Paesi lontani (Cina e Giappone), capace di raggiungere un’altezza ed un diametro di ben quattro metri. Le malattie che interessano l’ortensia sono numerose, ad iniziare da quelle dovute ad infestazioni di insetti (afidi e tripidi), nematodi ed acari, per continuare con le malattie dovute a parassiti fungini, soprattutto oidio ed Armillariella (responsabili del “mal bianco” e dei “marciumi radicali” rispettivamente), per finire con le fitoplasmosi, causa dell’inverdimento dei fiori (“virescenza”). Se però le ortensie che abbiamo acquistato stentano a crescere e a fiorire, mostrando un progressivo e preoccupante “deperimento”, la causa può essere l’infezione da un virus, e precisamente quello della “maculatura anulare dell’ortensia” (hydrangea ringspot virus: HRSV). I sintomi HRSV, noto fin dal 1950, è presente ovunque si coltivi l’ortensia. In Italia, è stato individuato per la prima volta nel 1967, in Piemonte, poi in molte altre regioni fra cui l’Emilia-Romagna e la Sardegna. Il nome stesso di questo virus si rifà alla sintomatologia classica di cui si rende responsabile: maculature anulari, più evidenti sulle foglie adulte, di colore rosso-bruno. Questo, però, non è l’unico sintomo di cui si rende responsabile HRSV. Infatti, nei casi più gravi, la pianta infetta assume un aspetto cespuglioso, le foglie appaiono clorotiche (ossia di colore verde-pallido), deformate, arricciate o bollose. Anche le infiorescenze, quando prodotte, sono costituite da un numero ridotto di fiorellini che non raggiungono il completo sviluppo. L’insieme di queste gravi modificazioni viene indicato con il termine di “deperimento”. Alcune considerazioni Nonostante sia un virus tanto diffuso e studiato, HSRV rimane per certi versi ancora un mistero, soprattutto per quanto riguarda il vettore naturale. In altre parole, non si sa quale insetto in natura trasmetta questo virus da un’ortensia infetta ad un’altra sana. La diffusione nelle coltivazioni di ortensia è quindi dovuta principalmente alla moltiplicazione vegetativa ed alla conseguente commercializzazione di talee infette, spesso in maniera latente, senza cioè che queste evidenzino sintomi particolari. Solo in un secondo momento, purtroppo, quando le piantine dovrebbero svilupparsi e raggiungere le normali dimensioni, la malattia si manifesta in tutta la sua gravità. L’unico consiglio utile è perciò quello di porre attenzione alle piante di ortensia che acquistiamo e di eliminare tutte quelle “sospette” affinché, durante le normali pratiche colturali (ad esempio tagli con cesoie od attrezzi vari) non siamo proprio noi a trasmettere involontariamente HRSV alle ortensie ancora indenni del nostro giardino.
2006
Quando l’ortensia deperisce / M.G.Bellardi. - In: GIARDINI. - ISSN 0394-0853. - STAMPA. - 220:(2006), pp. 68-68.
M.G.Bellardi
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