Per chiunque voglia creare una siepe autoctona rustica ed…..in poco tempo, l’ideale è ricorrere al Cornus sanguinea, noto come “sanguinella”. Si tratta infatti di una pianta autoctona, tipica delle zone temperate, che ben si adatta a terreni anche poveri e calcarei, e dalla crescita assai rapida. Infatti, nella forma libera (quella più consigliata in quanto la potatura fa perdere la fioritura profumata e la presenza dei frutti) la crescita annuale è di ben 90 cm; ciò vuol dire che, dopo soli 4 anni, si può godere di una siepe alta ben 460 cm e larga 420. La maculatura fogliare Fra i tanti vantaggi della sanguinella vi è anche quello della notevole resistenza alle avversità climatiche, dato che non teme né la neve, né il freddo. Non può dirsi altrettanto, però, per le infezioni parassitarie. Infatti, come tutte le altre specie del genere Cornus (C. canadensis, C. mas, C. florida, ecc.) è soggetta alla malattia fungina nota come “septoriosi delle cornacee”. Il sintomo principale consiste nella comparsa, a primavera, di macchie rotondeggianti di colore bruno-grigiastro, con margini rosso porpora. Queste macchie possono anche confluire e, nei casi più gravi, interessare l’intera lamina fogliare con conseguente disseccamento e caduta anticipata delle foglie stesse. Le siepi colpite perciò da septoriosi perdono completamente il loro valore estetico e funzionale. Il fungo responsabile di questa malattia è Septoria corniola, che si conserva dall’inverno, nelle foglie cadute a terra, fino alla primavera successiva, quando i conidi (le spore), liberati dagli organi di propagazione agamica (i picnidi), giungono con gli schizzi d’acqua sulla nuova vegetazione. Quì germinano e producono un promicelio che ha capacità di penetrare attivamente nei tessuti. In altre parole, questo fungo non ha bisogno di lesioni sulle foglie per dare origine alla malattia: “sfonda” letteralmente la cuticola ed invade le cellule sottostanti. Cosa fare? Per prima cosa occorre distruggere le foglie colpite, in autunno, per ridurre il potenziale di inoculo. Alla comparsa dei primi sintomi, a primavera, si interviene con prodotti a base di rame (Ossicloruri ed Idrossidi di Rame). I trattamenti vanno eseguiti specialmente nei periodi umidi e piovosi, quando è più facile che si verifichino gli attacchi del fungo, con ossicloruro di rame-50 (irritante) o tiofanato-metile-70 (non classificato), alle rispettive dosi di grammi 400 e 125 per 100 litri di acqua.

La septoria del corbezzolo / M.G.Bellardi. - In: GIARDINI. - ISSN 0394-0853. - STAMPA. - 216:(2006), pp. 99-99.

La septoria del corbezzolo

BELLARDI, MARIA GRAZIA
2006

Abstract

Per chiunque voglia creare una siepe autoctona rustica ed…..in poco tempo, l’ideale è ricorrere al Cornus sanguinea, noto come “sanguinella”. Si tratta infatti di una pianta autoctona, tipica delle zone temperate, che ben si adatta a terreni anche poveri e calcarei, e dalla crescita assai rapida. Infatti, nella forma libera (quella più consigliata in quanto la potatura fa perdere la fioritura profumata e la presenza dei frutti) la crescita annuale è di ben 90 cm; ciò vuol dire che, dopo soli 4 anni, si può godere di una siepe alta ben 460 cm e larga 420. La maculatura fogliare Fra i tanti vantaggi della sanguinella vi è anche quello della notevole resistenza alle avversità climatiche, dato che non teme né la neve, né il freddo. Non può dirsi altrettanto, però, per le infezioni parassitarie. Infatti, come tutte le altre specie del genere Cornus (C. canadensis, C. mas, C. florida, ecc.) è soggetta alla malattia fungina nota come “septoriosi delle cornacee”. Il sintomo principale consiste nella comparsa, a primavera, di macchie rotondeggianti di colore bruno-grigiastro, con margini rosso porpora. Queste macchie possono anche confluire e, nei casi più gravi, interessare l’intera lamina fogliare con conseguente disseccamento e caduta anticipata delle foglie stesse. Le siepi colpite perciò da septoriosi perdono completamente il loro valore estetico e funzionale. Il fungo responsabile di questa malattia è Septoria corniola, che si conserva dall’inverno, nelle foglie cadute a terra, fino alla primavera successiva, quando i conidi (le spore), liberati dagli organi di propagazione agamica (i picnidi), giungono con gli schizzi d’acqua sulla nuova vegetazione. Quì germinano e producono un promicelio che ha capacità di penetrare attivamente nei tessuti. In altre parole, questo fungo non ha bisogno di lesioni sulle foglie per dare origine alla malattia: “sfonda” letteralmente la cuticola ed invade le cellule sottostanti. Cosa fare? Per prima cosa occorre distruggere le foglie colpite, in autunno, per ridurre il potenziale di inoculo. Alla comparsa dei primi sintomi, a primavera, si interviene con prodotti a base di rame (Ossicloruri ed Idrossidi di Rame). I trattamenti vanno eseguiti specialmente nei periodi umidi e piovosi, quando è più facile che si verifichino gli attacchi del fungo, con ossicloruro di rame-50 (irritante) o tiofanato-metile-70 (non classificato), alle rispettive dosi di grammi 400 e 125 per 100 litri di acqua.
2006
La septoria del corbezzolo / M.G.Bellardi. - In: GIARDINI. - ISSN 0394-0853. - STAMPA. - 216:(2006), pp. 99-99.
M.G.Bellardi
File in questo prodotto:
Eventuali allegati, non sono esposti

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/35756
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact