Per quanto negli ultimi anni si siano moltiplicati gli studiosi che hanno proposto analisi teoriche e ricerche empiriche circa i gruppi di interesse italiani, sia da un punto di vista inter-settoriale, sia e soprattutto prediligendo una prospettiva di policy, alcuni attori hanno ricevuto molta maggiore attenzione di altri, così come alcuni settori sono stati ampiamente studiati, laddove altri paiono invece rimasti in secondo piano. È questo certamente il caso dei settori bancario e assicurativo, e dei gruppi di interesse che li popolano. Questo lavoro si pone quindi l’obiettivo di provare a colmare proprio questa lacuna, affrontando la ricognizione empirica di un settore di policy il quale – per una pluralità di ragioni (non ultima, la crisi economico-finanziaria nella quale il nostro paese è ancora immerso) – negli ultimi anni ha assunto un’importanza via via crescente. Nel farlo, i gruppi di interesse sui quali mi concentro sono diciotto, scomponibili in gruppi datoriali (Abi e Ania), sindacati di settore (Fabi; Falcri – Confsal, Fiba – Cisl; Fisac – Cgil; Uilca) e associazioni a difesa dei consumatori (Adiconsum; Adoc; Aduc; Adusbef; Cittadinanzattiva; Codacons; Federconsumatori; Lega Consumatori; Movimento Consumatori; Movimento Difesa del Cittadino; Unione Nazionale Consumatori). Per ciascuno di questi proporrò un’analisi organizzativa che ne metta in luce tanto la struttura formale, quanto le risorse effettive, presenterò alcune interessanti regolarità rispetto alle modalità di attivazione e mobilitazione politica (il cosiddetto lobbying) e mi interrogherò sulla maggiore o minore influenza che sono stati in grado di esercitare in relazione a tre ben specifici processi di policy-making: l’incentivo alla previdenza integrativa (d.lgs. 252/2005); le liberalizzazioni del governo Monti (l. n. 27/2012); la rivalutazione delle quote del capitale di Banca d’Italia (l. n. 5/2014).

Gruppi di interesse e politiche del credito e delle assicurazioni: risorse organizzative, strategie di lobbying, influenza sul processo di policy-making

PRITONI, ANDREA
2014

Abstract

Per quanto negli ultimi anni si siano moltiplicati gli studiosi che hanno proposto analisi teoriche e ricerche empiriche circa i gruppi di interesse italiani, sia da un punto di vista inter-settoriale, sia e soprattutto prediligendo una prospettiva di policy, alcuni attori hanno ricevuto molta maggiore attenzione di altri, così come alcuni settori sono stati ampiamente studiati, laddove altri paiono invece rimasti in secondo piano. È questo certamente il caso dei settori bancario e assicurativo, e dei gruppi di interesse che li popolano. Questo lavoro si pone quindi l’obiettivo di provare a colmare proprio questa lacuna, affrontando la ricognizione empirica di un settore di policy il quale – per una pluralità di ragioni (non ultima, la crisi economico-finanziaria nella quale il nostro paese è ancora immerso) – negli ultimi anni ha assunto un’importanza via via crescente. Nel farlo, i gruppi di interesse sui quali mi concentro sono diciotto, scomponibili in gruppi datoriali (Abi e Ania), sindacati di settore (Fabi; Falcri – Confsal, Fiba – Cisl; Fisac – Cgil; Uilca) e associazioni a difesa dei consumatori (Adiconsum; Adoc; Aduc; Adusbef; Cittadinanzattiva; Codacons; Federconsumatori; Lega Consumatori; Movimento Consumatori; Movimento Difesa del Cittadino; Unione Nazionale Consumatori). Per ciascuno di questi proporrò un’analisi organizzativa che ne metta in luce tanto la struttura formale, quanto le risorse effettive, presenterò alcune interessanti regolarità rispetto alle modalità di attivazione e mobilitazione politica (il cosiddetto lobbying) e mi interrogherò sulla maggiore o minore influenza che sono stati in grado di esercitare in relazione a tre ben specifici processi di policy-making: l’incentivo alla previdenza integrativa (d.lgs. 252/2005); le liberalizzazioni del governo Monti (l. n. 27/2012); la rivalutazione delle quote del capitale di Banca d’Italia (l. n. 5/2014).
2014
I gruppi di interesse in Italia
1
24
Pritoni A.
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