Il quotidiano dunque per noi adulti è una dimensione della realtà in cui viviamo e che spesso contrapponiamo ad altre sfere di esperienza che di solito comprendono accadimenti che si presentano nella forma dell’imprevisto. Rendere la realtà quotidiana significa sottoporre parte dell’esperienza soggettiva, individuale e collettiva, ad un processo che la porta ad essere tanto scontata da divenire oggettiva, un dato di fatto, e questo processo si fonda sull’oggettivazione, sulla familiarità, e sulla condivisione. Si può considerare il quotidiano allora come un processo sociale deputato alla costruzione di questa sfera della nostra esistenza nei differenti contesti di vita, sia pubblici che privati. I sociologi della conoscenza (Berger e Luckman, 1969; Jedloski, Leccardi, 2003) ci insegnano che il quotidiano è una realtà ripetitiva, organizzata in schemi di azione che tendono a riprodursi e a consolidarsi in routine stabili. Il processo di oggettivazione comincia con la formazione dell’ abitudine: tutte le azione quotidiane sono soggette all’abitudine e tutte le azioni ripetute frequentemente sono cristallizzate secondo uno schema fisso che si riproduce senza grande impegno o dispendio di energie. Questo processo immagazzina in routine gli schemi d’azione, che diventano dunque dati per scontati nei loro significati, automatici nelle conoscenze richieste per la loro esecuzione e prevedibili: è questo che produce il carattere di oggettività e concretezza. Ci adoperiamo da sempre per dare un ordine e semplificare la realtà che ci circonda e di cui facciamo parte perché in un mondo caotico e imprevedibile non potremmo sopravvivere: la realtà quotidiana è la sfera dell’adattamento proprio perché presenta le caratteristiche fino a qui descritte. Lo studio dello sviluppo umano in una prospettiva storica e socio-culturale richiede di considerare la natura culturale della vita quotidiana. Il quotidiano struttura l’eredità culturale di ciascun gruppo o comunità, nel senso che ne raccoglie l’eredità simbolica e comportamentale, i significati che guidano le azioni e le pratiche sociali e li fa diventare scontati. Il quotidiano lo si può leggere dunque come una scansione dei luoghi e delle attività nella loro successione nell’arco del giorno, ma è anche un qui e un ora, ovvero un luogo e un tempo, un contesto di vita caratterizzato da una tipologia di azioni, relazioni, ruoli. Le interazioni precoci diventano routine che si ripetono: l’attività spontanea dei neonati si presenta secondo ritmi che predispongono all’interazione sociale e tali forme interattive precoci si strutturano e si stabilizzano sotto forma di routine e cioè di schemi di azione ripetitivi che diventano rapidamente prevedibili. Attraverso queste forme precoci di schemi di azioni routinizzate le regolarità e i ritmi biologici vengono assunti all’interno di regolarità sociali nei ritmi della vita quotidiana. Si parla inoltre di una disposizione precoce all’intersoggettività come sensibilità iniziale verso la comunicazione che si realizza attraverso la costruzione di stati intersoggettivi nei quali i soggetti focalizzano la loro attenzione sulla stessa cosa e coordinano le proprie prospettive: dai 4-5 mesi sappiamo come si costruiscano sempre più di frequente episodi di condivisione basati sul coorientamento dello sguardo con attenzione congiunta verso un comune punto focale e sulla costruzione di episodi di coinvolgimento reciproco sui giocattoli ecc . Con la nozione di “scaffolding” Bruner (Wood, Bruner e Ross, 1976) indica l’insieme degli interventi di supporto dell’adulto che consentono al bambino di organizzare i propri comportamenti nelle diverse interazioni: ad esempio nella sequenza di scambio, durante un gioco, i gesti dell’adulto facilitano e sostengono lo scambio di un oggetto in modo da permettere al piccolo di sperimentarsi competente anche quando non è ancora in grado di padroneggiare da solo la sequenza. Gli adulti, quindi, si assu...

Contesti culturali e processi di crescita / Brighi A.; Emiliani F.. - STAMPA. - (2007), pp. 10-20. (Intervento presentato al convegno Convegno “Impronte”,; convegno internazionale sulle politiche educative per la prima infanzia. tenutosi a Pistoia nel 26-27 Aprile 2006).

Contesti culturali e processi di crescita

BRIGHI, ANTONELLA;EMILIANI, FRANCESCA
2007

Abstract

Il quotidiano dunque per noi adulti è una dimensione della realtà in cui viviamo e che spesso contrapponiamo ad altre sfere di esperienza che di solito comprendono accadimenti che si presentano nella forma dell’imprevisto. Rendere la realtà quotidiana significa sottoporre parte dell’esperienza soggettiva, individuale e collettiva, ad un processo che la porta ad essere tanto scontata da divenire oggettiva, un dato di fatto, e questo processo si fonda sull’oggettivazione, sulla familiarità, e sulla condivisione. Si può considerare il quotidiano allora come un processo sociale deputato alla costruzione di questa sfera della nostra esistenza nei differenti contesti di vita, sia pubblici che privati. I sociologi della conoscenza (Berger e Luckman, 1969; Jedloski, Leccardi, 2003) ci insegnano che il quotidiano è una realtà ripetitiva, organizzata in schemi di azione che tendono a riprodursi e a consolidarsi in routine stabili. Il processo di oggettivazione comincia con la formazione dell’ abitudine: tutte le azione quotidiane sono soggette all’abitudine e tutte le azioni ripetute frequentemente sono cristallizzate secondo uno schema fisso che si riproduce senza grande impegno o dispendio di energie. Questo processo immagazzina in routine gli schemi d’azione, che diventano dunque dati per scontati nei loro significati, automatici nelle conoscenze richieste per la loro esecuzione e prevedibili: è questo che produce il carattere di oggettività e concretezza. Ci adoperiamo da sempre per dare un ordine e semplificare la realtà che ci circonda e di cui facciamo parte perché in un mondo caotico e imprevedibile non potremmo sopravvivere: la realtà quotidiana è la sfera dell’adattamento proprio perché presenta le caratteristiche fino a qui descritte. Lo studio dello sviluppo umano in una prospettiva storica e socio-culturale richiede di considerare la natura culturale della vita quotidiana. Il quotidiano struttura l’eredità culturale di ciascun gruppo o comunità, nel senso che ne raccoglie l’eredità simbolica e comportamentale, i significati che guidano le azioni e le pratiche sociali e li fa diventare scontati. Il quotidiano lo si può leggere dunque come una scansione dei luoghi e delle attività nella loro successione nell’arco del giorno, ma è anche un qui e un ora, ovvero un luogo e un tempo, un contesto di vita caratterizzato da una tipologia di azioni, relazioni, ruoli. Le interazioni precoci diventano routine che si ripetono: l’attività spontanea dei neonati si presenta secondo ritmi che predispongono all’interazione sociale e tali forme interattive precoci si strutturano e si stabilizzano sotto forma di routine e cioè di schemi di azione ripetitivi che diventano rapidamente prevedibili. Attraverso queste forme precoci di schemi di azioni routinizzate le regolarità e i ritmi biologici vengono assunti all’interno di regolarità sociali nei ritmi della vita quotidiana. Si parla inoltre di una disposizione precoce all’intersoggettività come sensibilità iniziale verso la comunicazione che si realizza attraverso la costruzione di stati intersoggettivi nei quali i soggetti focalizzano la loro attenzione sulla stessa cosa e coordinano le proprie prospettive: dai 4-5 mesi sappiamo come si costruiscano sempre più di frequente episodi di condivisione basati sul coorientamento dello sguardo con attenzione congiunta verso un comune punto focale e sulla costruzione di episodi di coinvolgimento reciproco sui giocattoli ecc . Con la nozione di “scaffolding” Bruner (Wood, Bruner e Ross, 1976) indica l’insieme degli interventi di supporto dell’adulto che consentono al bambino di organizzare i propri comportamenti nelle diverse interazioni: ad esempio nella sequenza di scambio, durante un gioco, i gesti dell’adulto facilitano e sostengono lo scambio di un oggetto in modo da permettere al piccolo di sperimentarsi competente anche quando non è ancora in grado di padroneggiare da solo la sequenza. Gli adulti, quindi, si assu...
2007
Impronte
10
20
Contesti culturali e processi di crescita / Brighi A.; Emiliani F.. - STAMPA. - (2007), pp. 10-20. (Intervento presentato al convegno Convegno “Impronte”,; convegno internazionale sulle politiche educative per la prima infanzia. tenutosi a Pistoia nel 26-27 Aprile 2006).
Brighi A.; Emiliani F.
File in questo prodotto:
Eventuali allegati, non sono esposti

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/32514
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact