Il contributo indaga l'intreccio tra infanzia, dolore e educazione affrontandone la pluralità di significati (con particolare attenzione a quelli sedimentati nel tempo, sulla scorta di paradigmi culturali e religiosi tanto capillarmente diffusi da tradursi nell’ovvietà del senso comune). Obiettivo del contributo è l’esplicitazione di tali significati, e la loro problematizzazione, per giungere a ipotizzare piste pedagogiche per chi ha, a diverso titolo, responsabilità educative. Per precisare i possibili significati dell’educazione dell’infanzia al dolore, l'attenzione viene posta su due versanti reciprocamente connessi e interagenti. Il primo, preventivo rispetto all’esperienza vera e propria del dolore, coincide con l’alfabetizzazione alle emozioni e ai sentimenti: imparare a riconoscerli, a rapportarsi ad essi chiamandoli per nome, e a esprimerli attraverso la comunicazione con se stessi e con gli altri, implica un approfondimento del proprio conoscersi e conoscere che fonda la possibilità di progettarsi e aprirsi all’esistenza nella ricchezza della sua mescolanza. Il secondo versante è finalizzato a promuovere modalità di conoscenza empatica, partecipata, comunicativa, obiettivo particolarmente importante nel nostro contesto socioculturale dominato dall’enfatizzazione di individualismi e competitività aggressiva che inducono all’indifferenza nei confronti di chi soffre, confinato nella sua solitudine, ignorato o colpevolizzato nella sua marginalità. Educare al dolore, vuol dire, dunque, educare a vedere, oltre al proprio, anche il dolore degli altri, a imparare a conoscerlo, a cercare e individuare strade per esprimere solidarietà e condivisione.
M. Contini (2006). "Dolore dell'infanzia e impegno pedagogico". MILANO : FRANCO ANGELI.
"Dolore dell'infanzia e impegno pedagogico"
CONTINI, MARIAGRAZIA
2006
Abstract
Il contributo indaga l'intreccio tra infanzia, dolore e educazione affrontandone la pluralità di significati (con particolare attenzione a quelli sedimentati nel tempo, sulla scorta di paradigmi culturali e religiosi tanto capillarmente diffusi da tradursi nell’ovvietà del senso comune). Obiettivo del contributo è l’esplicitazione di tali significati, e la loro problematizzazione, per giungere a ipotizzare piste pedagogiche per chi ha, a diverso titolo, responsabilità educative. Per precisare i possibili significati dell’educazione dell’infanzia al dolore, l'attenzione viene posta su due versanti reciprocamente connessi e interagenti. Il primo, preventivo rispetto all’esperienza vera e propria del dolore, coincide con l’alfabetizzazione alle emozioni e ai sentimenti: imparare a riconoscerli, a rapportarsi ad essi chiamandoli per nome, e a esprimerli attraverso la comunicazione con se stessi e con gli altri, implica un approfondimento del proprio conoscersi e conoscere che fonda la possibilità di progettarsi e aprirsi all’esistenza nella ricchezza della sua mescolanza. Il secondo versante è finalizzato a promuovere modalità di conoscenza empatica, partecipata, comunicativa, obiettivo particolarmente importante nel nostro contesto socioculturale dominato dall’enfatizzazione di individualismi e competitività aggressiva che inducono all’indifferenza nei confronti di chi soffre, confinato nella sua solitudine, ignorato o colpevolizzato nella sua marginalità. Educare al dolore, vuol dire, dunque, educare a vedere, oltre al proprio, anche il dolore degli altri, a imparare a conoscerlo, a cercare e individuare strade per esprimere solidarietà e condivisione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.