Il contributo indaga l'intreccio tra infanzia, dolore e educazione affrontandone la pluralità di significati (con particolare attenzione a quelli sedimentati nel tempo, sulla scorta di paradigmi culturali e religiosi tanto capillarmente diffusi da tradursi nell’ovvietà del senso comune). Obiettivo del contributo è l’esplicitazione di tali significati, e la loro problematizzazione, per giungere a ipotizzare piste pedagogiche per chi ha, a diverso titolo, responsabilità educative. Per precisare i possibili significati dell’educazione dell’infanzia al dolore, l'attenzione viene posta su due versanti reciprocamente connessi e interagenti. Il primo, preventivo rispetto all’esperienza vera e propria del dolore, coincide con l’alfabetizzazione alle emozioni e ai sentimenti: imparare a riconoscerli, a rapportarsi ad essi chiamandoli per nome, e a esprimerli attraverso la comunicazione con se stessi e con gli altri, implica un approfondimento del proprio conoscersi e conoscere che fonda la possibilità di progettarsi e aprirsi all’esistenza nella ricchezza della sua mescolanza. Il secondo versante è finalizzato a promuovere modalità di conoscenza empatica, partecipata, comunicativa, obiettivo particolarmente importante nel nostro contesto socioculturale dominato dall’enfatizzazione di individualismi e competitività aggressiva che inducono all’indifferenza nei confronti di chi soffre, confinato nella sua solitudine, ignorato o colpevolizzato nella sua marginalità. Educare al dolore, vuol dire, dunque, educare a vedere, oltre al proprio, anche il dolore degli altri, a imparare a conoscerlo, a cercare e individuare strade per esprimere solidarietà e condivisione.

"Dolore dell'infanzia e impegno pedagogico" / M. Contini. - STAMPA. - (2006), pp. 68-76. (Intervento presentato al convegno Il dolore dei bambini tenutosi a Modena nel marzo 2004).

"Dolore dell'infanzia e impegno pedagogico"

CONTINI, MARIAGRAZIA
2006

Abstract

Il contributo indaga l'intreccio tra infanzia, dolore e educazione affrontandone la pluralità di significati (con particolare attenzione a quelli sedimentati nel tempo, sulla scorta di paradigmi culturali e religiosi tanto capillarmente diffusi da tradursi nell’ovvietà del senso comune). Obiettivo del contributo è l’esplicitazione di tali significati, e la loro problematizzazione, per giungere a ipotizzare piste pedagogiche per chi ha, a diverso titolo, responsabilità educative. Per precisare i possibili significati dell’educazione dell’infanzia al dolore, l'attenzione viene posta su due versanti reciprocamente connessi e interagenti. Il primo, preventivo rispetto all’esperienza vera e propria del dolore, coincide con l’alfabetizzazione alle emozioni e ai sentimenti: imparare a riconoscerli, a rapportarsi ad essi chiamandoli per nome, e a esprimerli attraverso la comunicazione con se stessi e con gli altri, implica un approfondimento del proprio conoscersi e conoscere che fonda la possibilità di progettarsi e aprirsi all’esistenza nella ricchezza della sua mescolanza. Il secondo versante è finalizzato a promuovere modalità di conoscenza empatica, partecipata, comunicativa, obiettivo particolarmente importante nel nostro contesto socioculturale dominato dall’enfatizzazione di individualismi e competitività aggressiva che inducono all’indifferenza nei confronti di chi soffre, confinato nella sua solitudine, ignorato o colpevolizzato nella sua marginalità. Educare al dolore, vuol dire, dunque, educare a vedere, oltre al proprio, anche il dolore degli altri, a imparare a conoscerlo, a cercare e individuare strade per esprimere solidarietà e condivisione.
2006
Diamo parole al dolore
68
76
"Dolore dell'infanzia e impegno pedagogico" / M. Contini. - STAMPA. - (2006), pp. 68-76. (Intervento presentato al convegno Il dolore dei bambini tenutosi a Modena nel marzo 2004).
M. Contini
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