Fra le figure professionali che si confrontano con il compito di comunicare l’avvenuto decesso ai familiari vi sono gli appartenenti alle Forze dell’Ordine. La presente ricerca ha preso in considerazione la comunicazione del decesso fra gli operatori della Polizia Municipale, indagandone la frequenza, i fattori cognitivi, emotivi e comportamentali associati all’espletamento del compito, le difficoltà percepite e le rappresentazioni personali delle buone pratiche. Dai risultati emerge che un terzo degli operatori ha effettuato la comunicazione del decesso almeno una volta nell’arco lavorativo. Le difficoltà emerse riguardano soprattutto l’articolazione del messaggio principale, il mantenimento di una "giusta vicinanza" e la gestione delle reazioni dei familiari. In maniera simile le rappresentazioni delle buone pratiche vertono su competenze comunicative e relazionali in equilibrio tra interessamento e distacco. I poliziotti che hanno svolto più spesso questo compito delicato e indesiderato presentano una maggiore probabilità di soffrire sintomi di disturbo da stress post-traumatico, di essere vulnerabili a stress acuto e di riportare schemi cognitivi disadattivi ma anche di sentirsi maggiormente competenti sul lavoro, di essere disponibili ad offrire sostegno ai colleghi e di essere più forti emotivamente. In conclusione si sottolinea il bisogno di supervisione e formazione necessario per comunicare il decesso in maniera sensibile e adeguata.
Pietrantoni L., Prati G., Valli E. (2006). La comunicazione del decesso nel lavoro di polizia. NUOVE TENDENZE DELLA PSICOLOGIA, 4, 235-248.
La comunicazione del decesso nel lavoro di polizia
PIETRANTONI, LUCA;PRATI, GABRIELE;
2006
Abstract
Fra le figure professionali che si confrontano con il compito di comunicare l’avvenuto decesso ai familiari vi sono gli appartenenti alle Forze dell’Ordine. La presente ricerca ha preso in considerazione la comunicazione del decesso fra gli operatori della Polizia Municipale, indagandone la frequenza, i fattori cognitivi, emotivi e comportamentali associati all’espletamento del compito, le difficoltà percepite e le rappresentazioni personali delle buone pratiche. Dai risultati emerge che un terzo degli operatori ha effettuato la comunicazione del decesso almeno una volta nell’arco lavorativo. Le difficoltà emerse riguardano soprattutto l’articolazione del messaggio principale, il mantenimento di una "giusta vicinanza" e la gestione delle reazioni dei familiari. In maniera simile le rappresentazioni delle buone pratiche vertono su competenze comunicative e relazionali in equilibrio tra interessamento e distacco. I poliziotti che hanno svolto più spesso questo compito delicato e indesiderato presentano una maggiore probabilità di soffrire sintomi di disturbo da stress post-traumatico, di essere vulnerabili a stress acuto e di riportare schemi cognitivi disadattivi ma anche di sentirsi maggiormente competenti sul lavoro, di essere disponibili ad offrire sostegno ai colleghi e di essere più forti emotivamente. In conclusione si sottolinea il bisogno di supervisione e formazione necessario per comunicare il decesso in maniera sensibile e adeguata.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.