Per la maggior parte, le ricerche condotte finora sul Child Language Brokering si concentrano soprattutto sull’impatto che questa pratica ha su bambini e famiglie a livello psico-cognitivo e socio-relazionale, mentre sono davvero scarsi i contributi che prendono in esame anche l’altro gruppo di partecipanti agli eventi linguistici mediati da bambini e adolescenti, ovvero le istituzioni. Anche nei casi in cui vengono prese in considerazione, queste ultime sono perlopiù identificate soltanto come la cornice entro cui il CLB ha luogo (Rosenberg, Leanza, Seller 2007; Valdés 2003). Rimangono quindi in ombra – con l’eccezione di pochissime ricerche, come Cohen, Moran-Ellis, Smaje 1999; Cirillo e Torresi 2013 – le percezioni di chi lavora in istituzioni e si trova a interagire con alcuni utenti tramite la mediazione di bambini e adolescenti, così come le norme e le linee guida ufficiali (se e laddove esistenti) relative al fenomeno o alla mediazione linguistica in generale. Al contrario, tra i suoi altri obiettivi, il progetto In MedIO PUER(I) (Antonini in questo volume) si propone proprio di mettere in luce il modo in cui le istituzioni percepiscono il CLB come mezzo per comunicare con i migranti. A questo scopo, durante la fase pilota del progetto, sono state condotte interviste semi-strutturate con dirigenti e operatori di dieci autorità locali forlivesi, per verificare eventuali elementi ricorrenti nelle loro percezioni della mediazione linguistica in generale e del CLB in particolare. I risultati dell’analisi delle interviste sono esposti in questo articolo, assieme a una breve disamina della letteratura esistente sull’argomento e alla descrizione della metodologia impiegata.
I. Torresi (2014). Child Language Brokering: voce alle istituzioni. Bologna : BONONIA UNIVERSITY PRESS.
Child Language Brokering: voce alle istituzioni
TORRESI, IRA
2014
Abstract
Per la maggior parte, le ricerche condotte finora sul Child Language Brokering si concentrano soprattutto sull’impatto che questa pratica ha su bambini e famiglie a livello psico-cognitivo e socio-relazionale, mentre sono davvero scarsi i contributi che prendono in esame anche l’altro gruppo di partecipanti agli eventi linguistici mediati da bambini e adolescenti, ovvero le istituzioni. Anche nei casi in cui vengono prese in considerazione, queste ultime sono perlopiù identificate soltanto come la cornice entro cui il CLB ha luogo (Rosenberg, Leanza, Seller 2007; Valdés 2003). Rimangono quindi in ombra – con l’eccezione di pochissime ricerche, come Cohen, Moran-Ellis, Smaje 1999; Cirillo e Torresi 2013 – le percezioni di chi lavora in istituzioni e si trova a interagire con alcuni utenti tramite la mediazione di bambini e adolescenti, così come le norme e le linee guida ufficiali (se e laddove esistenti) relative al fenomeno o alla mediazione linguistica in generale. Al contrario, tra i suoi altri obiettivi, il progetto In MedIO PUER(I) (Antonini in questo volume) si propone proprio di mettere in luce il modo in cui le istituzioni percepiscono il CLB come mezzo per comunicare con i migranti. A questo scopo, durante la fase pilota del progetto, sono state condotte interviste semi-strutturate con dirigenti e operatori di dieci autorità locali forlivesi, per verificare eventuali elementi ricorrenti nelle loro percezioni della mediazione linguistica in generale e del CLB in particolare. I risultati dell’analisi delle interviste sono esposti in questo articolo, assieme a una breve disamina della letteratura esistente sull’argomento e alla descrizione della metodologia impiegata.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.