La Valle dell’Idice, posta a S-W di Bologna, presenta una notevole continuità di frequentazione. L’insediamento etrusco-celtico di Monte Bibele unito alla relativa necropoli di Monte Tamburino confermano come a partire dal IV secolo a.C. tale territorio abbia assunto un ruolo primario all’interno dello schema dei commerci fra Pianura Padana e Toscana. L’abbondante materiale faunistico evidenzia come l’allevamento, soprattutto quello suino, costituisse a Monte Bibele la base della sussistenza, a cui si aggiungeva la caccia a cervi, caprioli e cinghiali. I dati provenienti invece dalle offerte animali dei contesti tombali di Monte Tamburino (Méniel, 2003) e della coeva necropoli di Monterenzio Vecchio, mostrano un’elevata standardizzazione nella deposizione dei resti che vedono nuovamente il maiale come elemento principale dei pasti per i defunti. Il confronto, dunque, fra i resti animali dal contesto utilitaristico di abitato e quello sacro delle tombe svela la credenza in una vita dopo la morte, in cui ai defunti si concedono le stesse abitudini alimentari dei vivi.
CURCI A., MAINI E. (2014). CIBO PER I VIVI, CIBO PER I MORTI. ALIMENTAZIONE ED OFFERTE FUNERARIE ANIMALI DALLA VALLE DELL’IDICE. Dijon : Revue Archéologique de l’Est.
CIBO PER I VIVI, CIBO PER I MORTI. ALIMENTAZIONE ED OFFERTE FUNERARIE ANIMALI DALLA VALLE DELL’IDICE
CURCI, ANTONIO;MAINI, ELENA
2014
Abstract
La Valle dell’Idice, posta a S-W di Bologna, presenta una notevole continuità di frequentazione. L’insediamento etrusco-celtico di Monte Bibele unito alla relativa necropoli di Monte Tamburino confermano come a partire dal IV secolo a.C. tale territorio abbia assunto un ruolo primario all’interno dello schema dei commerci fra Pianura Padana e Toscana. L’abbondante materiale faunistico evidenzia come l’allevamento, soprattutto quello suino, costituisse a Monte Bibele la base della sussistenza, a cui si aggiungeva la caccia a cervi, caprioli e cinghiali. I dati provenienti invece dalle offerte animali dei contesti tombali di Monte Tamburino (Méniel, 2003) e della coeva necropoli di Monterenzio Vecchio, mostrano un’elevata standardizzazione nella deposizione dei resti che vedono nuovamente il maiale come elemento principale dei pasti per i defunti. Il confronto, dunque, fra i resti animali dal contesto utilitaristico di abitato e quello sacro delle tombe svela la credenza in una vita dopo la morte, in cui ai defunti si concedono le stesse abitudini alimentari dei vivi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.