Da oltre un secolo la maggior parte dell’energia è ottenuta dalla combustione dei combustibili fossili (carbone, olio e gas) e si prevede che questi rimarranno la fonte principale di energia ancora per parecchi decenni con conseguente aumento della concentrazione dell’anidride carbonica nell’atmosfera. Un possibile e realistico rimedio potrebbe venire dalla segregazione permanente (od almeno per tempi lunghissimi) di parte dell’anidride carbonica nel sottosuolo in giacimenti esauriti di olio e di gas, in accumuli non sfruttabili di carbone e in acquiferi salini profondi. Pur non trascurando gli altri serbatoi, gli acquiferi salini risultano i più adatti a risolvere il problema vista la loro capacità di stoccaggio, valutata sufficiente per diverse centinaia di anni. Questi stoccaggi sono già stati sperimentati in diversi acquiferi e in giacimenti di idrocarburi e di carbone, tuttavia per il suo uso estensivo debbono essere superate una serie di problematiche tecniche che verranno ricordate in questa ricerca. Ci si riferirà in particolare ai problemi connessi (1) alle difficoltà (praticamente l’impossibilità) di conoscere in modo completo le caratteristiche geologiche, geometriche e geomeccaniche dei siti di stoccaggio, (2) alle incertezze sulla tenuta delle rocce di copertura e dei pozzi per tempi dell’ordine di migliaia di anni specie in presenza di variazioni di tensione nel sottosuolo, che possono portare alla formazione di fratture; o alla possibilità di fughe improvvise di CO2 dovute ad eventi sismici.

Problemi ingegneristici dello stoccaggio della CO2 / G. Brighenti; E. Mesini. - STAMPA. - (2006), pp. 58-64. (Intervento presentato al convegno Da Kyoto allo stoccaggio della CO2 tenutosi a BOLOGNA nel 28 febbraio 2006).

Problemi ingegneristici dello stoccaggio della CO2

BRIGHENTI, GIOVANNI;MESINI, EZIO
2006

Abstract

Da oltre un secolo la maggior parte dell’energia è ottenuta dalla combustione dei combustibili fossili (carbone, olio e gas) e si prevede che questi rimarranno la fonte principale di energia ancora per parecchi decenni con conseguente aumento della concentrazione dell’anidride carbonica nell’atmosfera. Un possibile e realistico rimedio potrebbe venire dalla segregazione permanente (od almeno per tempi lunghissimi) di parte dell’anidride carbonica nel sottosuolo in giacimenti esauriti di olio e di gas, in accumuli non sfruttabili di carbone e in acquiferi salini profondi. Pur non trascurando gli altri serbatoi, gli acquiferi salini risultano i più adatti a risolvere il problema vista la loro capacità di stoccaggio, valutata sufficiente per diverse centinaia di anni. Questi stoccaggi sono già stati sperimentati in diversi acquiferi e in giacimenti di idrocarburi e di carbone, tuttavia per il suo uso estensivo debbono essere superate una serie di problematiche tecniche che verranno ricordate in questa ricerca. Ci si riferirà in particolare ai problemi connessi (1) alle difficoltà (praticamente l’impossibilità) di conoscere in modo completo le caratteristiche geologiche, geometriche e geomeccaniche dei siti di stoccaggio, (2) alle incertezze sulla tenuta delle rocce di copertura e dei pozzi per tempi dell’ordine di migliaia di anni specie in presenza di variazioni di tensione nel sottosuolo, che possono portare alla formazione di fratture; o alla possibilità di fughe improvvise di CO2 dovute ad eventi sismici.
2006
Atti del Seminario Nazionale: Da Kyoto allo stoccaggio della CO2
58
64
Problemi ingegneristici dello stoccaggio della CO2 / G. Brighenti; E. Mesini. - STAMPA. - (2006), pp. 58-64. (Intervento presentato al convegno Da Kyoto allo stoccaggio della CO2 tenutosi a BOLOGNA nel 28 febbraio 2006).
G. Brighenti; E. Mesini
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