La possibilità di configurare in capo alla Commissione il potere di concludere accordi internazionali è sempre stato uno dei temi istituzionali più sensibili della Comunità europea. Infatti, gli Stati membri, pur riconoscendo il carattere indispensabile e insostituibile dell’intensa attività internazionale della Commissione, non sono ancora riusciti a superare la loro tradizionale ritrosia ad affermare apertis verbis il treaty making power di tale istituzione, tenuta ad agire in piena indipendenza dagli interessi nazionali. Il lavoro ha ad oggetto uno dei settori in cui la Commissione europea esplica il proprio treaty making power, quello dei cd “accordi amministrativi” conclusi con Stati terzi, volti unicamente a instaurare un coordinamento tra le attività delle parti contraenti predisponendo gli opportuni meccanismi procedurali e organizzativi. Il saggio analizza le dinamiche e le interazioni tra la condotta della Commissione e due sentenze della Corte di giustizia -la prima del 1994, la seconda del 2004- intervenute proprio sugli accordi amministrativi, sottolineando la tenacia e la puntigliosità con le quali la Francia si è rivolta ai giudici comunitari per censurare quegli atti che considerava illegittimi tentativi dell’esecutivo indipendente di rafforzare il proprio peso al di là di quanto stabilito nei Trattati, e dando rilievo al ruolo significativo giocato dall’esecutivo statunitense nel realizzare un modello di cooperazione amministrativa internazionale che superasse indenne il vaglio dei giudici di Lussemburgo.
Elisa Baroncini (2006). Corte di giustizia e treaty making power della Commissione europea: gli accordi amministrativi. DIRITTO COMUNITARIO E DEGLI SCAMBI INTERNAZIONALI, 45(2), 207-263.
Corte di giustizia e treaty making power della Commissione europea: gli accordi amministrativi
BARONCINI, ELISA
2006
Abstract
La possibilità di configurare in capo alla Commissione il potere di concludere accordi internazionali è sempre stato uno dei temi istituzionali più sensibili della Comunità europea. Infatti, gli Stati membri, pur riconoscendo il carattere indispensabile e insostituibile dell’intensa attività internazionale della Commissione, non sono ancora riusciti a superare la loro tradizionale ritrosia ad affermare apertis verbis il treaty making power di tale istituzione, tenuta ad agire in piena indipendenza dagli interessi nazionali. Il lavoro ha ad oggetto uno dei settori in cui la Commissione europea esplica il proprio treaty making power, quello dei cd “accordi amministrativi” conclusi con Stati terzi, volti unicamente a instaurare un coordinamento tra le attività delle parti contraenti predisponendo gli opportuni meccanismi procedurali e organizzativi. Il saggio analizza le dinamiche e le interazioni tra la condotta della Commissione e due sentenze della Corte di giustizia -la prima del 1994, la seconda del 2004- intervenute proprio sugli accordi amministrativi, sottolineando la tenacia e la puntigliosità con le quali la Francia si è rivolta ai giudici comunitari per censurare quegli atti che considerava illegittimi tentativi dell’esecutivo indipendente di rafforzare il proprio peso al di là di quanto stabilito nei Trattati, e dando rilievo al ruolo significativo giocato dall’esecutivo statunitense nel realizzare un modello di cooperazione amministrativa internazionale che superasse indenne il vaglio dei giudici di Lussemburgo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.