Il contributo si pone come commento critico riguardo al ‘diritto a non nascere’. L’occasione per l’approfondimento del tema è data dalla sentenza 16754 del 2012 con cui la Corte di Cassazione, sez. III, ha deciso sulla richiesta risarcitoria di diversi soggetti ricorrenti per danno da nascita indesiderata. Una wrongful birth causata dalla errata diagnosi pre-natale da parte del medico che non ha individuato la sindrome di Down, di cui la neonata è risultata affetta. Smentendo un proprio consolidato orientamento e cassando le pronunce sul merito, la Corte Suprema ha riconosciuto la legittimazione al risarcimento del danno non solo ai genitori, ma anche alle sorelle della bambina, e alla bambina stessa. La sentenza presenta questo significativo revirement con il supporto di un apparato argomentativo assai corposo che non si limita alla mera giustificazione della scelta della Corte, ma si inserisce nei principali punti critici del dibattito relativo al riconoscimento all’interno dell’ordinamento italiano di un vero e proprio “diritto a non nascere”. Lo spunto della sentenza conduce perciò ad una più ampia riflessione che inizia con un necessario riferimento all’analoga, ma precedente, sentenza francese denominata “sentenza Perruche”, la quale ha costituito certamente il maggiore impulso al dibattito su questi temi. Preso atto che le profonde implicazioni bio-etiche e morali dei temi trattati in sentenza urgono la franchezza di non ricorrere all’illusione del c.d. “diritto debole”, il riepilogo e il confronto tra le argomentazioni portate in sentenza e il quadro normativo e giurisprudenziale italiano sono trattati nel contributo con la precisa intenzione di fare emergere il più possibile il giudizio di valore e la mentalità sottesa alle diverse posizioni in campo. La necessità, soprattutto in temi tanto delicati, di rinsaldare i legami tra il piano giuridico e quello morale e antropologico determina lo sguardo conclusivo del contributo, attraverso una sintetica illustrazione di alcuni pronunciamenti del Magistero della Chiesa. This contribution wants to be a critical comment about the ‘right to not be born’, starting from the 2012 judgment number 16754 of the Corte di Cassazione, Section III, that was pronounced about the petition for damages submitted by several subjects because of damage given by a wrongful birth. The wrongful birth was caused by the doctor’s negligent prenatal diagnosis, that did not identify Down Syndrome, which the baby turned out to be affected by. Contradicting its previous tendency and annulling the verdicts pronounced by trial judges, the Corte di Cassazione proclaimed that not only parents have the right to recover damages, but also the young girl’s sisters as well as the girl herself. This important revirement is based on a rich arguing that is not only aiming at justifying the Corte’s decision. In fact, it is inserted in the most critical points of the debate about the recognition of a “right not to be born” in the Italian law. Therefore, the analysis of the judgment leads to a more comprehensive study, starting from the similar foregoing French verdict known as the “Perruche judgjement” that gave a huge impulse to the debate. Considering the deep bio-ethical and moral implications of the judgment’s topic and the need not to entertain the illusion of the so called “diritto debole”, the contribution also sums up both the arguments of the judgment and the jurisprudence and legal Italian framework, comparing them in order to let the value judgment and mentality lying behind the different positions come to light. Especially when treating such delicate topics, the need to strengthen the connection between legal aspects and moral-anthropological aspects, is what characterizes the last part of the article, through a brief explanation of some indications of the Teachings of the Catholic Church.
Alessandro Palmonari (2013). Brevi riflessioni sul diritto a non nascere. IUS ECCLESIAE, XXV(2), 572-593.
Brevi riflessioni sul diritto a non nascere
PALMONARI, ALESSANDRO
2013
Abstract
Il contributo si pone come commento critico riguardo al ‘diritto a non nascere’. L’occasione per l’approfondimento del tema è data dalla sentenza 16754 del 2012 con cui la Corte di Cassazione, sez. III, ha deciso sulla richiesta risarcitoria di diversi soggetti ricorrenti per danno da nascita indesiderata. Una wrongful birth causata dalla errata diagnosi pre-natale da parte del medico che non ha individuato la sindrome di Down, di cui la neonata è risultata affetta. Smentendo un proprio consolidato orientamento e cassando le pronunce sul merito, la Corte Suprema ha riconosciuto la legittimazione al risarcimento del danno non solo ai genitori, ma anche alle sorelle della bambina, e alla bambina stessa. La sentenza presenta questo significativo revirement con il supporto di un apparato argomentativo assai corposo che non si limita alla mera giustificazione della scelta della Corte, ma si inserisce nei principali punti critici del dibattito relativo al riconoscimento all’interno dell’ordinamento italiano di un vero e proprio “diritto a non nascere”. Lo spunto della sentenza conduce perciò ad una più ampia riflessione che inizia con un necessario riferimento all’analoga, ma precedente, sentenza francese denominata “sentenza Perruche”, la quale ha costituito certamente il maggiore impulso al dibattito su questi temi. Preso atto che le profonde implicazioni bio-etiche e morali dei temi trattati in sentenza urgono la franchezza di non ricorrere all’illusione del c.d. “diritto debole”, il riepilogo e il confronto tra le argomentazioni portate in sentenza e il quadro normativo e giurisprudenziale italiano sono trattati nel contributo con la precisa intenzione di fare emergere il più possibile il giudizio di valore e la mentalità sottesa alle diverse posizioni in campo. La necessità, soprattutto in temi tanto delicati, di rinsaldare i legami tra il piano giuridico e quello morale e antropologico determina lo sguardo conclusivo del contributo, attraverso una sintetica illustrazione di alcuni pronunciamenti del Magistero della Chiesa. This contribution wants to be a critical comment about the ‘right to not be born’, starting from the 2012 judgment number 16754 of the Corte di Cassazione, Section III, that was pronounced about the petition for damages submitted by several subjects because of damage given by a wrongful birth. The wrongful birth was caused by the doctor’s negligent prenatal diagnosis, that did not identify Down Syndrome, which the baby turned out to be affected by. Contradicting its previous tendency and annulling the verdicts pronounced by trial judges, the Corte di Cassazione proclaimed that not only parents have the right to recover damages, but also the young girl’s sisters as well as the girl herself. This important revirement is based on a rich arguing that is not only aiming at justifying the Corte’s decision. In fact, it is inserted in the most critical points of the debate about the recognition of a “right not to be born” in the Italian law. Therefore, the analysis of the judgment leads to a more comprehensive study, starting from the similar foregoing French verdict known as the “Perruche judgjement” that gave a huge impulse to the debate. Considering the deep bio-ethical and moral implications of the judgment’s topic and the need not to entertain the illusion of the so called “diritto debole”, the contribution also sums up both the arguments of the judgment and the jurisprudence and legal Italian framework, comparing them in order to let the value judgment and mentality lying behind the different positions come to light. Especially when treating such delicate topics, the need to strengthen the connection between legal aspects and moral-anthropological aspects, is what characterizes the last part of the article, through a brief explanation of some indications of the Teachings of the Catholic Church.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.