“Una volta che i governi abbiano deciso di equipaggiare le scuole di tecnologie informatiche, l’interesse diventa quello di stabilire le condizioni nelle quali possano essere conseguiti risultati di qualità. Non è un problema di semplice uso della tecnologia, ma di come e per quali scopi questa viene utilizzata” [OECD (2001), Learning to Change: ITC in schools, pp. 11]. La ricerca che presentiamo è stata realizzata dal Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna, ed il suo obiettivo principale era quello di focalizzare l’impatto delle tecnologie multimediali nella vita e nelle pratiche didattiche degli insegnanti. Le aree che abbiamo indagato riguardano l’utilizzo privato di strumenti informatici, il loro impiego in classe, gli atteggiamenti verso l’innovazione tecnologica, e le condizioni socio-organizzative che agevolano la loro diffusione nel mondo della scuola. La diffusione delle nuove multimediali nell’insegnamento rappresenta un tema centrale nel dibattito culturale, pedagogico e politico sul funzionamento della scuola. Da un lato si riconosce alle nuove tecnologie la capacità di rinnovare le pratiche didattiche, ponendo finalmente l’allievo, la sua creatività e la sua attività di costruzione della conoscenza al centro del processo di insegnamento e di apprendimento. Nondimeno i percorsi dell’innovazione sono spesso punteggiati da difficoltà, e non è raro che agli insegnanti venga imputata una certa ritrosia, quando non una franca resistenza, all’utilizzo di nuovi strumenti didattici nelle loro classi. Ma è proprio questo che accade? È davvero possibile parlare di resistenze all’insegnamento multimediale? Alla luce di queste domande proveremo a leggere i dati raccolti nel 2001 tra quasi 300 insegnanti italiani e ticinesi di scuole elementari e medie. Dai risultati emerge un diffuso utilizzo di multimedia nella vita privata: programmi per ufficio, Internet ed e-mail sono strumenti di uso praticamente quotidiano per la maggior parte degli interpellati, e ciò esclude di fatto fenomeni di resistenza, ansia e paura verso le nuove tecnologie. Meno frequente, ma sarebbe più corretto dire “più selettivo”, è invece l’impiego dei nuovi media in classe: prevalgono infatti applicazioni facilmente compatibili con le pratiche didattiche tradizionali (video-scrittura, esercizi, consultazione di cd-rom), mentre l’accesso alla rete o altri strumenti interattivi restano per il momento meno diffusi. Alcuni fattori psico-sociali incidono sull’impatto dell’informatica in classe: gli insegnanti giovani utilizzano le nuove tecnologie per insegnare quando hanno atteggiamenti e valutazioni positive sul loro impatto didattico, viceversa gli insegnanti più anziani lo fanno soltanto se ritengono di possedere un elevato grado di competenze informatiche, e dunque solo se hanno ricevuto un’adeguata formazione. Ma non basta: anche i fattori di natura organizzativa si rivelano decisivi. L’impiego didattico dei nuovi media è più frequente laddove la scuola offre un supporto logistico adeguato: anche i docenti meno esperti in informatica, infatti, introducono i multimedia nelle loro classi, ma soltanto se sanno di poter contare sul supporto tecnico di colleghi più esperti di loro. In conclusione, dunque, soltanto l’integrazione di diversi livelli di analisi (e di diversi modelli teorici di riferimento) permette di comprendere le strategie di accoglienza/resistenza degli insegnanti rispetto alle innovazioni tecnologiche: non esistono insegnanti innovatori e insegnanti ostili all’innovazione, ma esistono contesti organizzativi che frenano o facilitano l’impatto reale dell’innovazione.

Tomasetto C. (2004). Insegnanti multimediali: come, quando e perchè le nuove tecnologie entrano in classe. SCUOLA TICINESE, 260, 11-13.

Insegnanti multimediali: come, quando e perchè le nuove tecnologie entrano in classe

TOMASETTO, CARLO
2004

Abstract

“Una volta che i governi abbiano deciso di equipaggiare le scuole di tecnologie informatiche, l’interesse diventa quello di stabilire le condizioni nelle quali possano essere conseguiti risultati di qualità. Non è un problema di semplice uso della tecnologia, ma di come e per quali scopi questa viene utilizzata” [OECD (2001), Learning to Change: ITC in schools, pp. 11]. La ricerca che presentiamo è stata realizzata dal Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna, ed il suo obiettivo principale era quello di focalizzare l’impatto delle tecnologie multimediali nella vita e nelle pratiche didattiche degli insegnanti. Le aree che abbiamo indagato riguardano l’utilizzo privato di strumenti informatici, il loro impiego in classe, gli atteggiamenti verso l’innovazione tecnologica, e le condizioni socio-organizzative che agevolano la loro diffusione nel mondo della scuola. La diffusione delle nuove multimediali nell’insegnamento rappresenta un tema centrale nel dibattito culturale, pedagogico e politico sul funzionamento della scuola. Da un lato si riconosce alle nuove tecnologie la capacità di rinnovare le pratiche didattiche, ponendo finalmente l’allievo, la sua creatività e la sua attività di costruzione della conoscenza al centro del processo di insegnamento e di apprendimento. Nondimeno i percorsi dell’innovazione sono spesso punteggiati da difficoltà, e non è raro che agli insegnanti venga imputata una certa ritrosia, quando non una franca resistenza, all’utilizzo di nuovi strumenti didattici nelle loro classi. Ma è proprio questo che accade? È davvero possibile parlare di resistenze all’insegnamento multimediale? Alla luce di queste domande proveremo a leggere i dati raccolti nel 2001 tra quasi 300 insegnanti italiani e ticinesi di scuole elementari e medie. Dai risultati emerge un diffuso utilizzo di multimedia nella vita privata: programmi per ufficio, Internet ed e-mail sono strumenti di uso praticamente quotidiano per la maggior parte degli interpellati, e ciò esclude di fatto fenomeni di resistenza, ansia e paura verso le nuove tecnologie. Meno frequente, ma sarebbe più corretto dire “più selettivo”, è invece l’impiego dei nuovi media in classe: prevalgono infatti applicazioni facilmente compatibili con le pratiche didattiche tradizionali (video-scrittura, esercizi, consultazione di cd-rom), mentre l’accesso alla rete o altri strumenti interattivi restano per il momento meno diffusi. Alcuni fattori psico-sociali incidono sull’impatto dell’informatica in classe: gli insegnanti giovani utilizzano le nuove tecnologie per insegnare quando hanno atteggiamenti e valutazioni positive sul loro impatto didattico, viceversa gli insegnanti più anziani lo fanno soltanto se ritengono di possedere un elevato grado di competenze informatiche, e dunque solo se hanno ricevuto un’adeguata formazione. Ma non basta: anche i fattori di natura organizzativa si rivelano decisivi. L’impiego didattico dei nuovi media è più frequente laddove la scuola offre un supporto logistico adeguato: anche i docenti meno esperti in informatica, infatti, introducono i multimedia nelle loro classi, ma soltanto se sanno di poter contare sul supporto tecnico di colleghi più esperti di loro. In conclusione, dunque, soltanto l’integrazione di diversi livelli di analisi (e di diversi modelli teorici di riferimento) permette di comprendere le strategie di accoglienza/resistenza degli insegnanti rispetto alle innovazioni tecnologiche: non esistono insegnanti innovatori e insegnanti ostili all’innovazione, ma esistono contesti organizzativi che frenano o facilitano l’impatto reale dell’innovazione.
2004
Tomasetto C. (2004). Insegnanti multimediali: come, quando e perchè le nuove tecnologie entrano in classe. SCUOLA TICINESE, 260, 11-13.
Tomasetto C.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/29282
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