Uno dei cambiamenti più evidenti che ha caratterizzato il processo di domesticazione delle varie specie vegetali è il consistente aumento della dimensione degli organi edibili, fra cui in primis il frutto; questo carattere continua ad essere fra gli obiettivi primari nel miglioramento genetico di molte specie coltivate. La caratterizzazione dei meccanismi genetici che determinano la dimensione del frutto è importante non solo per la comprensione degli aspetti fisiologici legati alla fruttificazione, ma anche perché potrebbe facilitare il miglioramento genetico attraverso approcci come la selezione assistita da marcatori (MAS). Le prospettive offerte da questa tecnica risultano ancor più interessanti per le specie arboree, in cui occorrono diversi anni perché una pianta ottenuta da seme arrivi a fruttificare: la disponibilità di strumenti molecolari per una selezione precoce dei semenzali potrebbe quindi offrire un grande beneficio in termini di velocità del processo e riduzione dei costi. Dal punto di vista genetico la dimensione del frutto è un carattere tipicamente quantitativo, controllato cioè non da un singolo fattore ma dall'azione additiva di molti geni in varie posizioni del genoma; le varie combinazioni possibili fra tutti questi geni e le loro reciproche interazioni producono una variabilità di tipo continuo: ciò significa, come è noto, che nell'incrocio fra un genotipo a frutto grande ed uno a frutto piccolo la progenie non esibirà due classi distinte (figli con frutti grandi e figli con frutti piccoli) ma al contrario mostrerà il classico andamento .a curva gaussiana, in cui la frequenza maggiore si avrà generalmente per i valori intermedi. L'approccio tradizionale con cui questi caratteri vengono studiati è l'analisi QTL ("quantitative trait loci"), che combina dati fenotipici e genotipici per determinare le regioni (Ioci) del genoma statisticamente associate all'espressione del carattere. Tuttavia, fra i tanti geni che portano il proprio contributo al carattere ne possono esistere alcuni che hanno un effetto più forte, definiti "major genes": in questo caso un singolo gene può determinare una parte significativa della variazione fenotipica, ed in corrispondenza della sua posizione nel genoma potrà essere identificato un QTL molto forte. È su geni di questo tipo che si focalizza l'interesse principale dei ricercatori, in quanto la loro conoscenza potrebbe permettere di prevedere con buona approssimazione la dimensione del frutto nei vari genotipi.

De Franceschi P., Dondini L., Iezzoni A. (2014). Trovato un gene che controlla la dimensione delle ciliegie. RIVISTA DI FRUTTICOLTURA E DI ORTOFLORICOLTURA, 4, 24-28.

Trovato un gene che controlla la dimensione delle ciliegie.

DE FRANCESCHI, PAOLO;DONDINI, LUCA;
2014

Abstract

Uno dei cambiamenti più evidenti che ha caratterizzato il processo di domesticazione delle varie specie vegetali è il consistente aumento della dimensione degli organi edibili, fra cui in primis il frutto; questo carattere continua ad essere fra gli obiettivi primari nel miglioramento genetico di molte specie coltivate. La caratterizzazione dei meccanismi genetici che determinano la dimensione del frutto è importante non solo per la comprensione degli aspetti fisiologici legati alla fruttificazione, ma anche perché potrebbe facilitare il miglioramento genetico attraverso approcci come la selezione assistita da marcatori (MAS). Le prospettive offerte da questa tecnica risultano ancor più interessanti per le specie arboree, in cui occorrono diversi anni perché una pianta ottenuta da seme arrivi a fruttificare: la disponibilità di strumenti molecolari per una selezione precoce dei semenzali potrebbe quindi offrire un grande beneficio in termini di velocità del processo e riduzione dei costi. Dal punto di vista genetico la dimensione del frutto è un carattere tipicamente quantitativo, controllato cioè non da un singolo fattore ma dall'azione additiva di molti geni in varie posizioni del genoma; le varie combinazioni possibili fra tutti questi geni e le loro reciproche interazioni producono una variabilità di tipo continuo: ciò significa, come è noto, che nell'incrocio fra un genotipo a frutto grande ed uno a frutto piccolo la progenie non esibirà due classi distinte (figli con frutti grandi e figli con frutti piccoli) ma al contrario mostrerà il classico andamento .a curva gaussiana, in cui la frequenza maggiore si avrà generalmente per i valori intermedi. L'approccio tradizionale con cui questi caratteri vengono studiati è l'analisi QTL ("quantitative trait loci"), che combina dati fenotipici e genotipici per determinare le regioni (Ioci) del genoma statisticamente associate all'espressione del carattere. Tuttavia, fra i tanti geni che portano il proprio contributo al carattere ne possono esistere alcuni che hanno un effetto più forte, definiti "major genes": in questo caso un singolo gene può determinare una parte significativa della variazione fenotipica, ed in corrispondenza della sua posizione nel genoma potrà essere identificato un QTL molto forte. È su geni di questo tipo che si focalizza l'interesse principale dei ricercatori, in quanto la loro conoscenza potrebbe permettere di prevedere con buona approssimazione la dimensione del frutto nei vari genotipi.
2014
De Franceschi P., Dondini L., Iezzoni A. (2014). Trovato un gene che controlla la dimensione delle ciliegie. RIVISTA DI FRUTTICOLTURA E DI ORTOFLORICOLTURA, 4, 24-28.
De Franceschi P.; Dondini L.; Iezzoni A.
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