La via del turismo spagnolo era stata intrapresa dagli anni cinquanta, ma il successo inatteso, la crescita rapida, il desiderio di facili guadagni avevano creato un quadro di investimenti a breve termine in un’ottica limitata, che non tenevano conto degli svantaggi ambientali e delle risultanze sociali, sfociando quindi, a cavallo degli anni novanta, in una grave crisi di presenze e, quindi di investimenti, che aveva costretto ad un abbassamento dei prezzi, per poter dapprima mantenere i primati, poi, anche solo un grado di frequentazione adeguato al mantenimento delle strutture. Il difficile percorso non fu in grado di sostenere il livello di offerta precedente, cosicché molti esercizi furono costretti alla chiusura o, nella migliore delle ipotesi, alla riqualificazione. Fu intrapresa celermente una direzione di ulteriore abbassamento dei prezzi, a cui dovevano essere trovate in seguito altre alternative, per non imboccare una via senza uscita. La prima regione ad intraprendere un cammino alternativo fu la Comunità delle Baleari che procedette all’abbattimento delle strutture inadeguate e fatiscenti o dall’impatto ambientale negativo. Tale strategia fu premiata dalla Unione Europea e fu seguita da azioni a livello nazionale che riproposero un aggiornamento della Ley de Costas del 1969, al fine di frenare la masificación urbanistica sulle spiagge. Pietra miliare della riqualificazione ambientale è da considerare il documento programmatico ministeriale FUTURES che per il 1995-2000 proponeva di investire in qualità, puntando ad una migliore gestione, alla programmazione, alla ricerca e al marketing. La certificazione di qualità era stata precedentemente ripartita in sei sottosettori: alberghi e appartamenti turistici, agenzie di viaggio, stazioni di sci e di montagna, ristoranti, camping e città turistiche, alloggi rurali, i quali hanno determinato i propri standard qualitativi, regolati e controllati da sei istituti corrispondenti: ICHE, ACTR, INCAVE, ATUDEM, ICCE, ICRE, che formando un quadro frammentato e dispendioso, furono accorpati in un unico istituto, ICTE, al fine di ottenere il Marchio di Qualità Turistica Spagnola che è ritenuto oggi fattore di alto prestigio. Esistevano certamente anche in precedenza certificazioni attestanti il raggiungimento di criteri di merito, come il marchio Confort e Gran Confort dell’associazione dei campeggi e delle città di vacanze. Norme erano nate per gli alberghi che hanno fornito il substrato per quelle attuali, mentre si tende ad allargarne la diffusione ad altri subsettori. Pioniere nell’attuazione del programma è ritenuto il progetto “Tenerife Calidad”, come pure del resto la impostazione architettonica ideata dall’architetto Manrique a Lanzarote. Nel Congresso Nazionale del Turismo del 1997 la certificazione di qualità si rivelò essere finalità comune sia del settore privato che pubblico, tanto che furono sviluppati programmi di qualità che confluirono col tempo nel Sistema di Qualità Turistica Spagnola (SCTE), di portata nazionale, a cui partecipano associazioni, amministrazioni, gestori, consulenti e certificatori che si inserisce nella programmazione ministeriale da cui è stato emanato il Piano Integrale di Qualità del Turismo Spagnolo, PICTE 2000-2006. Il sistema spagnolo configura un caso unico al mondo, frutto dell’accordo tra il settore privato e l’amministrazione pubblica, implementato su iniziative del settore imprenditoriale al quale la Segreteria di Stato del Turismo offre il suo appoggio istituzionale, tecnico ed economico, ma che è connotato da opzioni totalmente volontarie che vanno incontro alle esigenze della clientela. Il sistema isi basa sui concetti di consenso, integrazione, comunicazione, rigore, raggiungimento di economie di scala, trasferimento di tecnologia.
Galvani A. (2005). Il sistema di qualità turistica spagnola. BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ GEOGRAFICA ITALIANA, X, 643-645..
Il sistema di qualità turistica spagnola
GALVANI, ADRIANA
2005
Abstract
La via del turismo spagnolo era stata intrapresa dagli anni cinquanta, ma il successo inatteso, la crescita rapida, il desiderio di facili guadagni avevano creato un quadro di investimenti a breve termine in un’ottica limitata, che non tenevano conto degli svantaggi ambientali e delle risultanze sociali, sfociando quindi, a cavallo degli anni novanta, in una grave crisi di presenze e, quindi di investimenti, che aveva costretto ad un abbassamento dei prezzi, per poter dapprima mantenere i primati, poi, anche solo un grado di frequentazione adeguato al mantenimento delle strutture. Il difficile percorso non fu in grado di sostenere il livello di offerta precedente, cosicché molti esercizi furono costretti alla chiusura o, nella migliore delle ipotesi, alla riqualificazione. Fu intrapresa celermente una direzione di ulteriore abbassamento dei prezzi, a cui dovevano essere trovate in seguito altre alternative, per non imboccare una via senza uscita. La prima regione ad intraprendere un cammino alternativo fu la Comunità delle Baleari che procedette all’abbattimento delle strutture inadeguate e fatiscenti o dall’impatto ambientale negativo. Tale strategia fu premiata dalla Unione Europea e fu seguita da azioni a livello nazionale che riproposero un aggiornamento della Ley de Costas del 1969, al fine di frenare la masificación urbanistica sulle spiagge. Pietra miliare della riqualificazione ambientale è da considerare il documento programmatico ministeriale FUTURES che per il 1995-2000 proponeva di investire in qualità, puntando ad una migliore gestione, alla programmazione, alla ricerca e al marketing. La certificazione di qualità era stata precedentemente ripartita in sei sottosettori: alberghi e appartamenti turistici, agenzie di viaggio, stazioni di sci e di montagna, ristoranti, camping e città turistiche, alloggi rurali, i quali hanno determinato i propri standard qualitativi, regolati e controllati da sei istituti corrispondenti: ICHE, ACTR, INCAVE, ATUDEM, ICCE, ICRE, che formando un quadro frammentato e dispendioso, furono accorpati in un unico istituto, ICTE, al fine di ottenere il Marchio di Qualità Turistica Spagnola che è ritenuto oggi fattore di alto prestigio. Esistevano certamente anche in precedenza certificazioni attestanti il raggiungimento di criteri di merito, come il marchio Confort e Gran Confort dell’associazione dei campeggi e delle città di vacanze. Norme erano nate per gli alberghi che hanno fornito il substrato per quelle attuali, mentre si tende ad allargarne la diffusione ad altri subsettori. Pioniere nell’attuazione del programma è ritenuto il progetto “Tenerife Calidad”, come pure del resto la impostazione architettonica ideata dall’architetto Manrique a Lanzarote. Nel Congresso Nazionale del Turismo del 1997 la certificazione di qualità si rivelò essere finalità comune sia del settore privato che pubblico, tanto che furono sviluppati programmi di qualità che confluirono col tempo nel Sistema di Qualità Turistica Spagnola (SCTE), di portata nazionale, a cui partecipano associazioni, amministrazioni, gestori, consulenti e certificatori che si inserisce nella programmazione ministeriale da cui è stato emanato il Piano Integrale di Qualità del Turismo Spagnolo, PICTE 2000-2006. Il sistema spagnolo configura un caso unico al mondo, frutto dell’accordo tra il settore privato e l’amministrazione pubblica, implementato su iniziative del settore imprenditoriale al quale la Segreteria di Stato del Turismo offre il suo appoggio istituzionale, tecnico ed economico, ma che è connotato da opzioni totalmente volontarie che vanno incontro alle esigenze della clientela. Il sistema isi basa sui concetti di consenso, integrazione, comunicazione, rigore, raggiungimento di economie di scala, trasferimento di tecnologia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.