L’aratro ravagliatore nasce dall’esigenza di meccanizzare una tecnica di lavorazione principale del terreno, sviluppata nel XVIII secolo nelle campagne emiliane, la ravagliatura. Questa pratica ha avuto origine dalla necessità delle aziende mezzadrili di ridurre la quantità di manodopera necessaria, e di conseguenza i costi della lavorazione profonda per la coltivazione della canapa, che si eseguiva a mano tramite vangatura. Questa operazione consisteva nel vangare il fondo li lavorazione dell’aratro e di riportare la terra asportata in superficie. Nella seconda metà del 1800 si cercò di meccanizzare la ravagliatura, Il primo strumento che si sarebbe potuto considerare un ravagliatore fu ideato in Francia dal capo operaio agricolo Bonnet. Mostrato all’Esposizione Universale di Parigi del 1855, fu sperimentato nei canapai bolognesi dal Conte Ferdinando Zucchini che vi apportò alcune vantaggiose modifiche per adattarlo alla natura dei terreni emiliani. Il ravagliatore del Conte Zucchini lavorava però in modo soddisfacente solo nei terreni tenaci. Annibale Certani, interessato ai problemi dell’agronomia e del suo progresso, affrontò il problema in modo autonomo, prima costruendo un aratro simile a quello di Bonnet, con un alto e lungo versoio, che non soddisfece le sue aspettative ma servì come base per costruirne uno più efficiente in legno ma con il versoio rivestito in lamiera di acciaio. La macchina fu portata all’Esposizione Universale di Londra del 1862 dove però non ottenne la medaglia ma solo una menzione perché gli aratri più moderni erano in metallo. Annibale Certani fece costruire un nuovo modello interamente in acciaio con metodi industriali applicandolo all’avantreno dell’aratro per evitare il doppio passaggio sul terreno. Attualmente presso la collezione di macchine agricole dell’Università di Bologna sono conservati due ravagliatori Certani di questo tipo il primo per una lavorazione superficiale del solco e l’altro per una lavorazione più profonda. La fine della tecnica di ravagliatura fu decretata dalla diffusione della trazione meccanica infatti la diffusione di trattori cingolati sempre più potenti che potevano eseguire alti sforzi al gancio ha portato la profondità di aratura, e di conseguenza lo strato fertile di terreno, oltre i 50 centimetri di profondità.

Marco Bentini (2013). La storia della ravagliatura e i ravagliatori Certani della collezione di macchine agricole dell’Università di Bologna. RIVISTA DI STORIA DELL'AGRICOLTURA, LIII(2), 67-84.

La storia della ravagliatura e i ravagliatori Certani della collezione di macchine agricole dell’Università di Bologna

BENTINI, MARCO
2013

Abstract

L’aratro ravagliatore nasce dall’esigenza di meccanizzare una tecnica di lavorazione principale del terreno, sviluppata nel XVIII secolo nelle campagne emiliane, la ravagliatura. Questa pratica ha avuto origine dalla necessità delle aziende mezzadrili di ridurre la quantità di manodopera necessaria, e di conseguenza i costi della lavorazione profonda per la coltivazione della canapa, che si eseguiva a mano tramite vangatura. Questa operazione consisteva nel vangare il fondo li lavorazione dell’aratro e di riportare la terra asportata in superficie. Nella seconda metà del 1800 si cercò di meccanizzare la ravagliatura, Il primo strumento che si sarebbe potuto considerare un ravagliatore fu ideato in Francia dal capo operaio agricolo Bonnet. Mostrato all’Esposizione Universale di Parigi del 1855, fu sperimentato nei canapai bolognesi dal Conte Ferdinando Zucchini che vi apportò alcune vantaggiose modifiche per adattarlo alla natura dei terreni emiliani. Il ravagliatore del Conte Zucchini lavorava però in modo soddisfacente solo nei terreni tenaci. Annibale Certani, interessato ai problemi dell’agronomia e del suo progresso, affrontò il problema in modo autonomo, prima costruendo un aratro simile a quello di Bonnet, con un alto e lungo versoio, che non soddisfece le sue aspettative ma servì come base per costruirne uno più efficiente in legno ma con il versoio rivestito in lamiera di acciaio. La macchina fu portata all’Esposizione Universale di Londra del 1862 dove però non ottenne la medaglia ma solo una menzione perché gli aratri più moderni erano in metallo. Annibale Certani fece costruire un nuovo modello interamente in acciaio con metodi industriali applicandolo all’avantreno dell’aratro per evitare il doppio passaggio sul terreno. Attualmente presso la collezione di macchine agricole dell’Università di Bologna sono conservati due ravagliatori Certani di questo tipo il primo per una lavorazione superficiale del solco e l’altro per una lavorazione più profonda. La fine della tecnica di ravagliatura fu decretata dalla diffusione della trazione meccanica infatti la diffusione di trattori cingolati sempre più potenti che potevano eseguire alti sforzi al gancio ha portato la profondità di aratura, e di conseguenza lo strato fertile di terreno, oltre i 50 centimetri di profondità.
2013
Marco Bentini (2013). La storia della ravagliatura e i ravagliatori Certani della collezione di macchine agricole dell’Università di Bologna. RIVISTA DI STORIA DELL'AGRICOLTURA, LIII(2), 67-84.
Marco Bentini
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/259684
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