La religione “mediata” dalla tv presenta limiti e rischi di ingenerare dissonanze col volto che la Chiesa stessa presenta alla gente. Le ampie audience di telespettatori che dimostrano di gradire i grandi eventi e le fiction religiose –la religione spettacolarizzata– rispetto alle s.Messe e alle rubriche religiose –la religione liturgicizzata–, sono altrettanti indizi che è in atto un rapido cambiamento, non solo dei gusti, ma anche dello stesso modello di religiosità. E mentre un nuovo modello emerge –più mistico che ascetico, più celebrativo che penitenziale, più teso all’espressione comunitaria che al perfezionamento individuale–, al tempo stesso elementi nuovi entrano in contrasto con aspetti del modello di religiosità proposto dalla tradizione, generando tensioni e conflitti. In breve le tre trasformazioni della religione in tv sopra individuate – la con-fusione e reversabilità tra sacro e profano; la disintermediazione delle gerarchie locali e l’effetto di visibilizzazione a livello globale delle religioni a leadership unica–, hanno effetti ambivalenti ed ambigui; ad esempio aumentano i latenti ma profondi conflitti in atto tra i due modelli di religiosità –l’istituzionale e l’emergente e ancora confuso modello post-moderno, che sembra orientarsi verso quel tipo «mistico» già intravisto da Ernst Troeltsch [1941-1960] quasi un secolo fa. La visibilizzazione della religione in tv, nel momento stesso in cui diffonde immagini della religione in tutti gli strati sociali e nel mondo intero, al tempo stesso avvia inevitabili trasformazioni della forma istituzionale di religiosità che attualmente conosciamo. Tali trasformazioni, ricche di sorprese ma anche di ambiguità e di effetti distorsivi, sono la controprova del processo di de-secolarizzazione, ovvero dell’ambigua riscoperta della religione che è in atto nella società “post”-moderna. In questa prospettiva è possibile leggere il Giubileo del 2000 come un media event, un fenomeno tipico della società globalizzata dai mass media: la religione viene diffusa in tutto il mondo, ma entro i limiti propri al format televisivo e con effetti sorprendenti ma anche ambivalenti, ambigui e distorsivi.

Martelli S. (2004). La visibilizzazione della religione in tv. Tra popolo "fedele" ed audience da primato,. SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, 35-36, 155-170.

La visibilizzazione della religione in tv. Tra popolo "fedele" ed audience da primato,

MARTELLI, STEFANO
2004

Abstract

La religione “mediata” dalla tv presenta limiti e rischi di ingenerare dissonanze col volto che la Chiesa stessa presenta alla gente. Le ampie audience di telespettatori che dimostrano di gradire i grandi eventi e le fiction religiose –la religione spettacolarizzata– rispetto alle s.Messe e alle rubriche religiose –la religione liturgicizzata–, sono altrettanti indizi che è in atto un rapido cambiamento, non solo dei gusti, ma anche dello stesso modello di religiosità. E mentre un nuovo modello emerge –più mistico che ascetico, più celebrativo che penitenziale, più teso all’espressione comunitaria che al perfezionamento individuale–, al tempo stesso elementi nuovi entrano in contrasto con aspetti del modello di religiosità proposto dalla tradizione, generando tensioni e conflitti. In breve le tre trasformazioni della religione in tv sopra individuate – la con-fusione e reversabilità tra sacro e profano; la disintermediazione delle gerarchie locali e l’effetto di visibilizzazione a livello globale delle religioni a leadership unica–, hanno effetti ambivalenti ed ambigui; ad esempio aumentano i latenti ma profondi conflitti in atto tra i due modelli di religiosità –l’istituzionale e l’emergente e ancora confuso modello post-moderno, che sembra orientarsi verso quel tipo «mistico» già intravisto da Ernst Troeltsch [1941-1960] quasi un secolo fa. La visibilizzazione della religione in tv, nel momento stesso in cui diffonde immagini della religione in tutti gli strati sociali e nel mondo intero, al tempo stesso avvia inevitabili trasformazioni della forma istituzionale di religiosità che attualmente conosciamo. Tali trasformazioni, ricche di sorprese ma anche di ambiguità e di effetti distorsivi, sono la controprova del processo di de-secolarizzazione, ovvero dell’ambigua riscoperta della religione che è in atto nella società “post”-moderna. In questa prospettiva è possibile leggere il Giubileo del 2000 come un media event, un fenomeno tipico della società globalizzata dai mass media: la religione viene diffusa in tutto il mondo, ma entro i limiti propri al format televisivo e con effetti sorprendenti ma anche ambivalenti, ambigui e distorsivi.
2004
Martelli S. (2004). La visibilizzazione della religione in tv. Tra popolo "fedele" ed audience da primato,. SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, 35-36, 155-170.
Martelli S.
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