In questo articolo ho cercato di problematizzare la visibilizzazione di cui è oggetto la religione da parte del media system, delineandone le ambivalenze in riferimento alla Chiesa cattolica e a partire dall'evelata esposizione datale dai mass media, specie dalla tv, nel corso del Giubileo 2000. A prima vista questo “ritorno” al centro della sfera pubblica seppur “mediata” sembra avvantaggiare grandemente la religione (cattolica). Al tempo stesso la religione “mediata” dalla tv cambia inavvertitamente e si delineano effetti inattesi, ad esempio si “coltivano” comportamenti inediti --ad esempio dei giovani più propensi a forme collettive e festose di espressione-- e si rischia di generare dissonanze col modello di religiosità che la Chiesa stessa presenta alla gente tramite la catechesi ordinaria. Inoltre questa esposizione accentua la dis-intermediazione delle gerarchie ecclesiastiche a tutto vantaggio del rapporto diretto tra il Papa e la popolazione, e tale tendenza contemporanea comporta effetti imprevisti, quali difficoltà nel dialogo ecumenico e problemi alle autorità religiose locali, o genera addirittura l’effetto “perverso” della clericalizzazione della Chiesa, che contraddice la stessa teologia del Concilio Vaticano II. Questi sono solo alcuni dei possibili conflitti generati dalla visibilizzazione della religione in tv, nel momento stesso in cui questa ne diffonde le immagini in tutti gli strati sociali e nel mondo intero. Pertanto i “successi” della religione in tv comportano una imprevista trasformazione della medesima, per adattamento al format televisivo e alle tendenze socio-culturali in atto nella “post”-modernità. Le ampie audience di telespettatori che dimostrano di gradire i grandi eventi trasmessi in tv così come i telefilm e le fiction religiose (la religione spettacolarizzata), mentre messe e rubriche religiose hanno pochi telespettatori (la religione liturgicizzata), sono altrettanti indizi che è in atto un rapido cambiamento, non solo dei gusti, ma anche dello stesso modello di religiosità. E mentre un nuovo modello emerge –più celebrativo che penitenziale, più mistico che ascetico, più teso all’espressione comunitaria che al perfezionamento individuale–, al tempo stesso elementi nuovi entrano in conflitto con comportamenti tradizionali e aspetti del modello di religiosità “ufficiale” proposto dall’istituzione religiosa. Tali rischi di distorsione sono la controprova del processo di de-secolarizzazione, ovvero dell’ambigua riscoperta della religione che è in atto nella società “post”-moderna. In questa prospettiva è possibile analizzare la grande rilevanza sociale degli eventi giubilari, dei funerali di Giovanni Paolo II e della Gmg di Colonia nei termini dei media event, ovvero come fenomeni tipici della società globalizzata dai mass media: la religione viene diffusa in tutto il mondo, ma entro i limiti propri al format televisivo e con effetti imprevisti, anche distorsivi, della religione-di-Chiesa –almeno di quella emersa nella modernità e divenuta per molti oggi la “tradizione” religiosa. In breve la visibilizzazione della religione cattolica attuale viene in vari modi recepita dalla popolazione ma, al tempo stesso, viene modificata dal media system per selezione distorsiva e “coltivata” secondo linee non controllate né controllabili.
Martelli S. (2005). Quale religiosità emerge dalla neo-televisione?,. RELIGIONI E SOCIETÀ, 53, 26-35.
Quale religiosità emerge dalla neo-televisione?,
MARTELLI, STEFANO
2005
Abstract
In questo articolo ho cercato di problematizzare la visibilizzazione di cui è oggetto la religione da parte del media system, delineandone le ambivalenze in riferimento alla Chiesa cattolica e a partire dall'evelata esposizione datale dai mass media, specie dalla tv, nel corso del Giubileo 2000. A prima vista questo “ritorno” al centro della sfera pubblica seppur “mediata” sembra avvantaggiare grandemente la religione (cattolica). Al tempo stesso la religione “mediata” dalla tv cambia inavvertitamente e si delineano effetti inattesi, ad esempio si “coltivano” comportamenti inediti --ad esempio dei giovani più propensi a forme collettive e festose di espressione-- e si rischia di generare dissonanze col modello di religiosità che la Chiesa stessa presenta alla gente tramite la catechesi ordinaria. Inoltre questa esposizione accentua la dis-intermediazione delle gerarchie ecclesiastiche a tutto vantaggio del rapporto diretto tra il Papa e la popolazione, e tale tendenza contemporanea comporta effetti imprevisti, quali difficoltà nel dialogo ecumenico e problemi alle autorità religiose locali, o genera addirittura l’effetto “perverso” della clericalizzazione della Chiesa, che contraddice la stessa teologia del Concilio Vaticano II. Questi sono solo alcuni dei possibili conflitti generati dalla visibilizzazione della religione in tv, nel momento stesso in cui questa ne diffonde le immagini in tutti gli strati sociali e nel mondo intero. Pertanto i “successi” della religione in tv comportano una imprevista trasformazione della medesima, per adattamento al format televisivo e alle tendenze socio-culturali in atto nella “post”-modernità. Le ampie audience di telespettatori che dimostrano di gradire i grandi eventi trasmessi in tv così come i telefilm e le fiction religiose (la religione spettacolarizzata), mentre messe e rubriche religiose hanno pochi telespettatori (la religione liturgicizzata), sono altrettanti indizi che è in atto un rapido cambiamento, non solo dei gusti, ma anche dello stesso modello di religiosità. E mentre un nuovo modello emerge –più celebrativo che penitenziale, più mistico che ascetico, più teso all’espressione comunitaria che al perfezionamento individuale–, al tempo stesso elementi nuovi entrano in conflitto con comportamenti tradizionali e aspetti del modello di religiosità “ufficiale” proposto dall’istituzione religiosa. Tali rischi di distorsione sono la controprova del processo di de-secolarizzazione, ovvero dell’ambigua riscoperta della religione che è in atto nella società “post”-moderna. In questa prospettiva è possibile analizzare la grande rilevanza sociale degli eventi giubilari, dei funerali di Giovanni Paolo II e della Gmg di Colonia nei termini dei media event, ovvero come fenomeni tipici della società globalizzata dai mass media: la religione viene diffusa in tutto il mondo, ma entro i limiti propri al format televisivo e con effetti imprevisti, anche distorsivi, della religione-di-Chiesa –almeno di quella emersa nella modernità e divenuta per molti oggi la “tradizione” religiosa. In breve la visibilizzazione della religione cattolica attuale viene in vari modi recepita dalla popolazione ma, al tempo stesso, viene modificata dal media system per selezione distorsiva e “coltivata” secondo linee non controllate né controllabili.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.