Si tratta della prima pubblicazione italiana, integrata da fonti inedite in tedesco e in italiano, di un diario in versi, scritto durante la Prima Guerra mondiale. Pur nella sua brevità, nulla manca in questa inusuale testimonianza. Il succedersi delle date e delle indicazioni di luogo attribuisce ai singoli frammenti il carattere dell'ufficialità. Tempo e spazio precisi vogliono rendere credibile, perché a posteriori verificabile, quanto potrebbe apparire fantastico nella sua smisuratezza. Gustav Heinse, pseudonimo di Josef Klein, sa che il mezzo da lui scelto per testimoniare, la poesia, è solo uno strumento di traduzione intellettuale e fantastica della realtà e non può pretendere di esserne una fotografia obiettiva. Ma Heinse vuole essere creduto e, consapevole di quanto sia arduo l'obiettivo che si è prefissato, vuole servirsi di tutto quello che la scrittura gli offre per cercare almeno di mediare il livello emotivo di quel vivere in guerra. Nella consapevolezza dell'insufficienza della parola, conscio della sostanziale "non-dicibilità" e "non-credibilità" di quanto sta vivendo, prova a suffragare le sue impressioni ricorrendo a una serie di dati sensoriali violenti e incontrovertibili.

Gustav Heinse. Il monte in fiamme. Ai morti del San Michele e di San Martino del Carso / Paola Maria Filippi. - STAMPA. - (2013), pp. 1-98.

Gustav Heinse. Il monte in fiamme. Ai morti del San Michele e di San Martino del Carso

FILIPPI, PAOLA MARIA
2013

Abstract

Si tratta della prima pubblicazione italiana, integrata da fonti inedite in tedesco e in italiano, di un diario in versi, scritto durante la Prima Guerra mondiale. Pur nella sua brevità, nulla manca in questa inusuale testimonianza. Il succedersi delle date e delle indicazioni di luogo attribuisce ai singoli frammenti il carattere dell'ufficialità. Tempo e spazio precisi vogliono rendere credibile, perché a posteriori verificabile, quanto potrebbe apparire fantastico nella sua smisuratezza. Gustav Heinse, pseudonimo di Josef Klein, sa che il mezzo da lui scelto per testimoniare, la poesia, è solo uno strumento di traduzione intellettuale e fantastica della realtà e non può pretendere di esserne una fotografia obiettiva. Ma Heinse vuole essere creduto e, consapevole di quanto sia arduo l'obiettivo che si è prefissato, vuole servirsi di tutto quello che la scrittura gli offre per cercare almeno di mediare il livello emotivo di quel vivere in guerra. Nella consapevolezza dell'insufficienza della parola, conscio della sostanziale "non-dicibilità" e "non-credibilità" di quanto sta vivendo, prova a suffragare le sue impressioni ricorrendo a una serie di dati sensoriali violenti e incontrovertibili.
2013
98
9788896263860
Gustav Heinse. Il monte in fiamme. Ai morti del San Michele e di San Martino del Carso / Paola Maria Filippi. - STAMPA. - (2013), pp. 1-98.
Paola Maria Filippi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/242487
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