Dal punto di vista ambientale un gruppo di molecole che riveste sempre più interesse è quello dei ritardanti di fiamma bromurati (BFR), ampiamente utilizzati nella produzione di polimeri, plastiche, impianti elettrici e tessuti. A causa della loro persistenza e della bassa biodegradabilità, vanno incontro a fenomeni di accumulo negli organismi viventi e sono ampiamente reperibili lungo la catena trofica acquatica. I loro livelli nell’ambiente e negli esseri umani sono cresciuti negli ultimi anni, contrariamente a quanto osservato per molecole strutturalmente simili quali PCBs e diossine. Proprio per questa analogia strutturale i BFR sono considerati interferenti endocrini potenziali, potendo esercitare effetti a livello di sistema immune, di sistema riproduttivo ed in particolare di tiroide. Attualmente il profilo tossicologico dei BRF è comunque troppo incompleto ed insufficiente per poterne fare una corretta valutazione di rischi ed è quindi evidente come siano necessarie informazioni addizionali per comprendere meglio gli effetti potenziali sull’equilibrio endocrino di queste molecole. In quest’ottica, e in considerazione della mancanza di informazioni sugli effetti dei BFR nelle specie ittiche, si è voluto valutare l’attività di una miscela di polibromodifenileteri (PBDE) nella carpa adulta a seguito di iniezione intraperitoneale, focalizzando in particolare l’attenzione sulla quantificazione ematica degli ormoni tiroidei e su valutazioni in vitro concernenti l’attività agonista/antagonista nei confronti del recettore arilico (AhR), tramite il recombinant yeast assay (RYA). L’esposizione a PBDE sembra indurre una riduzione dei livelli di T4 solo alla dose più elevata. A questo si associa, per il lo stesso gruppo, un’iniziale riduzione dei livelli di T3 (solo in prima settimana post-trattamento) cui segue, probabilmente per un meccanismo compensatorio di trasformazione del T4 in T3, un loro aumento fino a livelli comparabili con quelli degli altri due gruppi. I test effettuati con il RYA evidenziano invece come i PBDE debbano essere metabolizzati per essere attivi. Ciononostante l’attività agonista per AhR che mostrano non è mai superiore alla EC10 del b-naftoflavone, considerato il limite di detection della metodica. Per quanto riguarda l’attività antagonista, questa sembra essere leggermente più evidente, ma anch’essa non raggiunge mai livelli significativi. In conclusione si ritiene che anche nella carpa (analogamente a quanto osservato in animali da laboratorio) si possa ipotizzare un’attività mirata a livello della tiroide, che comporta una riduzione dei livelli di T4. Risulta però fondamentale valutare ulteriormente e più approfonditamente i meccanismi che portano a questa riduzione, quantificando non solo i livelli di T3 e T4, ma anche quelli di FT3, FT4 e TSH. Analogamente, appare necessario studiare con più attenzione l’attività agonista/antagonista a livello di AhR, utilizzando sistemi che permettano si eseguire la metabolizzazione in vitro delle molecole prima dell’esecuzione del test.

Zaccaroni A., Gamberoni M., Mordenti O., Parmeggiani A. (2005). Flame retardants: their effects in fish species. s.l : s.n.

Flame retardants: their effects in fish species

ZACCARONI, ANNALISA;GAMBERONI, MATTEO;MORDENTI, OLIVIERO;PARMEGGIANI, ALBAMARIA
2005

Abstract

Dal punto di vista ambientale un gruppo di molecole che riveste sempre più interesse è quello dei ritardanti di fiamma bromurati (BFR), ampiamente utilizzati nella produzione di polimeri, plastiche, impianti elettrici e tessuti. A causa della loro persistenza e della bassa biodegradabilità, vanno incontro a fenomeni di accumulo negli organismi viventi e sono ampiamente reperibili lungo la catena trofica acquatica. I loro livelli nell’ambiente e negli esseri umani sono cresciuti negli ultimi anni, contrariamente a quanto osservato per molecole strutturalmente simili quali PCBs e diossine. Proprio per questa analogia strutturale i BFR sono considerati interferenti endocrini potenziali, potendo esercitare effetti a livello di sistema immune, di sistema riproduttivo ed in particolare di tiroide. Attualmente il profilo tossicologico dei BRF è comunque troppo incompleto ed insufficiente per poterne fare una corretta valutazione di rischi ed è quindi evidente come siano necessarie informazioni addizionali per comprendere meglio gli effetti potenziali sull’equilibrio endocrino di queste molecole. In quest’ottica, e in considerazione della mancanza di informazioni sugli effetti dei BFR nelle specie ittiche, si è voluto valutare l’attività di una miscela di polibromodifenileteri (PBDE) nella carpa adulta a seguito di iniezione intraperitoneale, focalizzando in particolare l’attenzione sulla quantificazione ematica degli ormoni tiroidei e su valutazioni in vitro concernenti l’attività agonista/antagonista nei confronti del recettore arilico (AhR), tramite il recombinant yeast assay (RYA). L’esposizione a PBDE sembra indurre una riduzione dei livelli di T4 solo alla dose più elevata. A questo si associa, per il lo stesso gruppo, un’iniziale riduzione dei livelli di T3 (solo in prima settimana post-trattamento) cui segue, probabilmente per un meccanismo compensatorio di trasformazione del T4 in T3, un loro aumento fino a livelli comparabili con quelli degli altri due gruppi. I test effettuati con il RYA evidenziano invece come i PBDE debbano essere metabolizzati per essere attivi. Ciononostante l’attività agonista per AhR che mostrano non è mai superiore alla EC10 del b-naftoflavone, considerato il limite di detection della metodica. Per quanto riguarda l’attività antagonista, questa sembra essere leggermente più evidente, ma anch’essa non raggiunge mai livelli significativi. In conclusione si ritiene che anche nella carpa (analogamente a quanto osservato in animali da laboratorio) si possa ipotizzare un’attività mirata a livello della tiroide, che comporta una riduzione dei livelli di T4. Risulta però fondamentale valutare ulteriormente e più approfonditamente i meccanismi che portano a questa riduzione, quantificando non solo i livelli di T3 e T4, ma anche quelli di FT3, FT4 e TSH. Analogamente, appare necessario studiare con più attenzione l’attività agonista/antagonista a livello di AhR, utilizzando sistemi che permettano si eseguire la metabolizzazione in vitro delle molecole prima dell’esecuzione del test.
2005
ENVIRONMENTAL ENCODRINE DISRUPTERS: an increasing risk for ecosystems, food safety and reproductive health. Book of Abstracts
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Zaccaroni A., Gamberoni M., Mordenti O., Parmeggiani A. (2005). Flame retardants: their effects in fish species. s.l : s.n.
Zaccaroni A.; Gamberoni M.; Mordenti O.; Parmeggiani A.
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