I nuovi musei e il collezionismo Marinella Pigozzi, Bologna, identità nazionale e realtà municipale: i nuovi musei È opinione condivisa che il bagaglio di conoscenze e di emozioni che il visitatore porta all’interno del museo concorrano in modo determinante al processo di apprendimento. Direttori di musei e museografi sono consapevoli dell’importanza che allestimenti e tecniche espositive detengono nel coinvolgimento attivo del visitatore, nel farlo sentire partecipe e protagonista. Nello stesso tempo cercano di evidenziare il ruolo sociale del museo, che si pone come interprete dei cambiamenti della società, attraverso i significati attribuiti alle collezioni e al loro valore simbolico e ideologico. Possiamo considerare il museo quale specchio della società che lo esprime. Nella pratica quotidiana delle politiche culturali italiane si tende a cancellare la memoria storica, invece la produzione culturale conosciuta e tutelata nel suo percorso storico può diventare il fattore positivo della ricostruzione identitaria del paese e del suo sviluppo anche economico. Stiamo assistendo alla discrasia fra Stato e società civile, favorita da una politica fragile e rinunciataria dei beni culturali, incapace di identificare paese legale con paese reale, patrimonio culturale con identità nazionale. Purtroppo la discrasia non è fenomeno recente. Vediamo che cosa è accaduto a Bologna nell’arco cronologico cui il convegno rimanda: 1870-1915. Giovan Battista Cavalcaselle nel 1863, nell’Italia appena unita, aveva presentato un progetto di riforma e di nuovo ordinamento delle Accademie d’arte: Sulla conservazione di monumenti ed oggetti di belle arti e sulla riforma dell’insegnamento accademico. Criticava il vandalismo ivi perpetrato, sperava di contrastare l’eccessiva presenza di professori di letteratura che parlavano d’arte, una materia cui riteneva fossero estranei. Auspicava un’osmosi operativa fra Accademia ed enti di tutela del patrimonio artistico.

Bologna, identità nazionale e realtà municipale: i nuovi musei

PIGOZZI, MARINELLA
2013

Abstract

I nuovi musei e il collezionismo Marinella Pigozzi, Bologna, identità nazionale e realtà municipale: i nuovi musei È opinione condivisa che il bagaglio di conoscenze e di emozioni che il visitatore porta all’interno del museo concorrano in modo determinante al processo di apprendimento. Direttori di musei e museografi sono consapevoli dell’importanza che allestimenti e tecniche espositive detengono nel coinvolgimento attivo del visitatore, nel farlo sentire partecipe e protagonista. Nello stesso tempo cercano di evidenziare il ruolo sociale del museo, che si pone come interprete dei cambiamenti della società, attraverso i significati attribuiti alle collezioni e al loro valore simbolico e ideologico. Possiamo considerare il museo quale specchio della società che lo esprime. Nella pratica quotidiana delle politiche culturali italiane si tende a cancellare la memoria storica, invece la produzione culturale conosciuta e tutelata nel suo percorso storico può diventare il fattore positivo della ricostruzione identitaria del paese e del suo sviluppo anche economico. Stiamo assistendo alla discrasia fra Stato e società civile, favorita da una politica fragile e rinunciataria dei beni culturali, incapace di identificare paese legale con paese reale, patrimonio culturale con identità nazionale. Purtroppo la discrasia non è fenomeno recente. Vediamo che cosa è accaduto a Bologna nell’arco cronologico cui il convegno rimanda: 1870-1915. Giovan Battista Cavalcaselle nel 1863, nell’Italia appena unita, aveva presentato un progetto di riforma e di nuovo ordinamento delle Accademie d’arte: Sulla conservazione di monumenti ed oggetti di belle arti e sulla riforma dell’insegnamento accademico. Criticava il vandalismo ivi perpetrato, sperava di contrastare l’eccessiva presenza di professori di letteratura che parlavano d’arte, una materia cui riteneva fossero estranei. Auspicava un’osmosi operativa fra Accademia ed enti di tutela del patrimonio artistico.
2013
Pigozzi M.
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