Il problema della complessità è centrale nel pensiero contemporaneo. Il “pensiero della complessità” prelude ad una vera e propria “teoria della complessità” che comincia ad apparire sui manuali di storia della filosofia.1-2 Partendo dalla prospettiva epistemologica di tipo evoluzionistico che muove questa nuova visione critica si può provare ad approdare ad un punto di vista ermeneutico: la lettura dell’architettura tramite piccoli brani di costruito attraverso la complessità dei quali individuare un racconto tecnologico dell’edificazione. Provare quindi a “…trasformare la scoperta della complessità in metodo della complessità.”3-4 Riuscire inoltre a chiarificare la fondamentale differenza che si deve distinguere tra complessità e complicazione. Prova di corretta evoluzione la prima, sintomo di confusione, in ambito costruttivo, la seconda. Nel passato non esisteva l’architettura bella in contrapposizione a quella brutta, come avviene oggi. Esisteva l’architettura disegnata e progettata, religiosa o laica, rigorosa o retorica, grandiosa o umile, decorata o semplice; una moltitudine di tipologie, forme, tecnologie tutte ugualmente interessanti e corrette. A fianco vi era l’architettura spontanea, una molteplicità di accadimenti nei quali cultura, tecnica costruttiva, buon senso spesso concorrevano a creare una sintesi perfetta. Tecnologia, decorazione e materiali, per quanto complessa fosse la loro complementarità, convivevano con armonia poiché la sapienza antica prevaleva sempre sull’improvvisazione e solo ai grandi era consentito osare, cambiare, percorrere nuove strade. Leon Battista Alberti, ad esempio, poteva tracciare nuove meravigliose vie per l’architettura, stupefacenti ed innovative. L’antica e collaudata sapienza consentiva di elevarsi da essa; non significava vincolo e limitazione, tradizione di cui essere fedeli trascrittori. Significava certezze da cui spiccare il volo senza scivolare. Al contrario di oggi, dove si assiste ad una epoca nella quale le stupefacenti evoluzioni delle tecniche costruttive hanno semplificato, a tutti, l’accesso a tecniche e materiali, e quindi anche alla forma dell’architettura. Ma questa semplificazione nell’accesso alla materia ha provocato, e continua a provocare, danni irreversibili nella cultura architettonica che vive, come più in generale il mondo, sempre più marcatamente l’accentuazione della forbice tra l’Architettura e l’Edilizia. I significati dell’architettura si allontanano sempre di più dalla vita di tutti i giorni; diventano sempre di più elitari, si connotano come prodotti di nicchia e vengono guardati con crescente diffidenza. Non è tanto l’abusivismo che mina alla base la qualità dell’ambiente costruito; è molto più dannosa la cultura diffusa della semplificazione del percorso del progetto di architettura. Ed è ancora più dannoso il paradosso dell’attuale situazione normativa in Italia, dove le leggi sono tantissime e complicatissime, e parallelamente sono spesso inefficaci o non controllabili, a volte sbagliate. La complessità dell’architettura contemporanea, nelle sue punte più alte, si allontana quindi dalla produzione edilizia di base, che non è più né spontanea e coerente, né logica e controllata

A.Marata (2005). Complessità antiche: costruzione e immagine dell'architettura. VERONA : Università degli Studi di Brescia.

Complessità antiche: costruzione e immagine dell'architettura

MARATA, ALESSANDRO
2005

Abstract

Il problema della complessità è centrale nel pensiero contemporaneo. Il “pensiero della complessità” prelude ad una vera e propria “teoria della complessità” che comincia ad apparire sui manuali di storia della filosofia.1-2 Partendo dalla prospettiva epistemologica di tipo evoluzionistico che muove questa nuova visione critica si può provare ad approdare ad un punto di vista ermeneutico: la lettura dell’architettura tramite piccoli brani di costruito attraverso la complessità dei quali individuare un racconto tecnologico dell’edificazione. Provare quindi a “…trasformare la scoperta della complessità in metodo della complessità.”3-4 Riuscire inoltre a chiarificare la fondamentale differenza che si deve distinguere tra complessità e complicazione. Prova di corretta evoluzione la prima, sintomo di confusione, in ambito costruttivo, la seconda. Nel passato non esisteva l’architettura bella in contrapposizione a quella brutta, come avviene oggi. Esisteva l’architettura disegnata e progettata, religiosa o laica, rigorosa o retorica, grandiosa o umile, decorata o semplice; una moltitudine di tipologie, forme, tecnologie tutte ugualmente interessanti e corrette. A fianco vi era l’architettura spontanea, una molteplicità di accadimenti nei quali cultura, tecnica costruttiva, buon senso spesso concorrevano a creare una sintesi perfetta. Tecnologia, decorazione e materiali, per quanto complessa fosse la loro complementarità, convivevano con armonia poiché la sapienza antica prevaleva sempre sull’improvvisazione e solo ai grandi era consentito osare, cambiare, percorrere nuove strade. Leon Battista Alberti, ad esempio, poteva tracciare nuove meravigliose vie per l’architettura, stupefacenti ed innovative. L’antica e collaudata sapienza consentiva di elevarsi da essa; non significava vincolo e limitazione, tradizione di cui essere fedeli trascrittori. Significava certezze da cui spiccare il volo senza scivolare. Al contrario di oggi, dove si assiste ad una epoca nella quale le stupefacenti evoluzioni delle tecniche costruttive hanno semplificato, a tutti, l’accesso a tecniche e materiali, e quindi anche alla forma dell’architettura. Ma questa semplificazione nell’accesso alla materia ha provocato, e continua a provocare, danni irreversibili nella cultura architettonica che vive, come più in generale il mondo, sempre più marcatamente l’accentuazione della forbice tra l’Architettura e l’Edilizia. I significati dell’architettura si allontanano sempre di più dalla vita di tutti i giorni; diventano sempre di più elitari, si connotano come prodotti di nicchia e vengono guardati con crescente diffidenza. Non è tanto l’abusivismo che mina alla base la qualità dell’ambiente costruito; è molto più dannosa la cultura diffusa della semplificazione del percorso del progetto di architettura. Ed è ancora più dannoso il paradosso dell’attuale situazione normativa in Italia, dove le leggi sono tantissime e complicatissime, e parallelamente sono spesso inefficaci o non controllabili, a volte sbagliate. La complessità dell’architettura contemporanea, nelle sue punte più alte, si allontana quindi dalla produzione edilizia di base, che non è più né spontanea e coerente, né logica e controllata
2005
Immagine della città europea
271
274
A.Marata (2005). Complessità antiche: costruzione e immagine dell'architettura. VERONA : Università degli Studi di Brescia.
A.Marata
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/21708
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