L'articolo si incentra su un caso di autotraduzione piuttosto insolito, che costituisce un unicum, e non una pratica corrente, nella produzione del suo autore. Il testo a cui ci riferiamo è I Shall Spit on your Graves, traduzione verso l’inglese del romanzo di Boris Vian J’irai cracher sur vos tombes portata a termine dallo stesso Vian con l’aiuto di Milton Rosenthal. Autore incredibilmente prolifico, attualmente oggetto di unanime plauso ma destinato, in vita, a una scarsa fama letteraria, Vian scrive in dieci giorni, nell’estate del 1946, l’unico testo che avrà successo nel corso della sua esistenza. Alla ricerca di un best-seller che lo risollevasse da una situazione economica complicata, Jean d’Halluin, proprietario delle Editions du Scorpion, aveva chiesto a Vian di suggerirgli un autore hard boiled americano da tradurre (cfr. Arnaud 1980: 140); Vian fece di meglio, proponendo a d’Halluin di scrivere il romanzo in prima persona. Secondo l’ormai classica definizione proposta da Gideon Toury (1995: 40) il risultato di questa scommessa, J’irai cracher… appunto, deve essere considerato una pseudo-traduzione. L’autore sceglie infatti di firmarlo con uno pseudonimo, quello dell’americano Vernon Sullivan, e di apparire unicamente nella veste di traduttore. Con il passare degli anni, in seguito a varie traversie legali dovute ai temi controversi del romanzo, le ragioni per mantenere viva la finzione non faranno che aumentare, rendendo sempre più sconsigliabile allo scrittore francese dichiararsi autore del proprio testo. Per sostenere la propria posizione, Vian arriverà al punto di produrre – e pubblicare, con una piccola casa editrice parigina – il preteso “originale” in inglese. L’articolo, dopo un’introduzione relativa alle condizioni storico-biografiche di redazione e pubblicazione dei volumi, analizza i due testi alla ricerca delle tracce di pseudo-traduzione nell’originale e di “pseudo-originalità” nella traduzione verso l’inglese, rendendo evidente il contributo alla traduzione francese-inglese da parte di un traduttore esterno a Boris Vian. È dunque lecito parlare, in questo caso, di pseudo-auto-traduzione.

Vian-Sullivan: dalla pseudo- all'autotraduzione

REGATTIN, FABIO
2013

Abstract

L'articolo si incentra su un caso di autotraduzione piuttosto insolito, che costituisce un unicum, e non una pratica corrente, nella produzione del suo autore. Il testo a cui ci riferiamo è I Shall Spit on your Graves, traduzione verso l’inglese del romanzo di Boris Vian J’irai cracher sur vos tombes portata a termine dallo stesso Vian con l’aiuto di Milton Rosenthal. Autore incredibilmente prolifico, attualmente oggetto di unanime plauso ma destinato, in vita, a una scarsa fama letteraria, Vian scrive in dieci giorni, nell’estate del 1946, l’unico testo che avrà successo nel corso della sua esistenza. Alla ricerca di un best-seller che lo risollevasse da una situazione economica complicata, Jean d’Halluin, proprietario delle Editions du Scorpion, aveva chiesto a Vian di suggerirgli un autore hard boiled americano da tradurre (cfr. Arnaud 1980: 140); Vian fece di meglio, proponendo a d’Halluin di scrivere il romanzo in prima persona. Secondo l’ormai classica definizione proposta da Gideon Toury (1995: 40) il risultato di questa scommessa, J’irai cracher… appunto, deve essere considerato una pseudo-traduzione. L’autore sceglie infatti di firmarlo con uno pseudonimo, quello dell’americano Vernon Sullivan, e di apparire unicamente nella veste di traduttore. Con il passare degli anni, in seguito a varie traversie legali dovute ai temi controversi del romanzo, le ragioni per mantenere viva la finzione non faranno che aumentare, rendendo sempre più sconsigliabile allo scrittore francese dichiararsi autore del proprio testo. Per sostenere la propria posizione, Vian arriverà al punto di produrre – e pubblicare, con una piccola casa editrice parigina – il preteso “originale” in inglese. L’articolo, dopo un’introduzione relativa alle condizioni storico-biografiche di redazione e pubblicazione dei volumi, analizza i due testi alla ricerca delle tracce di pseudo-traduzione nell’originale e di “pseudo-originalità” nella traduzione verso l’inglese, rendendo evidente il contributo alla traduzione francese-inglese da parte di un traduttore esterno a Boris Vian. È dunque lecito parlare, in questo caso, di pseudo-auto-traduzione.
2013
Autotraduzione e riscrittura
435
446
Regattin Fabio
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