Il tema della democrazia interna ai partiti politici è tornato prepotentemente alla ribalta in anni recenti. Uno dei motivi principali di questo risveglio di interesse va cercato nella crisi di partecipazione politica e, in particolare, nel lento ma progressivo declino delle adesioni ai partiti politici. La letteratura sui partiti politici ha insistito sulla crescente centralizzazione del processo decisionale nelle organizzazioni di partito sin dall’analisi di Kirchheimer nel 1966. Questa centralizzazione allontana gli iscritti e gli elettori dalle elite politiche, contribuendo al deficit democratico. Nel tentativo di rilegittimarsi, i leaders politici ricorrono a vari stratagemmi organizzativi, in primis la democratizzazione delle procedure di selezione dei leaders. Con l’apertura del processo decisionale per il reclutamento dei dirigenti, i partiti offrono incentivi selettivi agli iscritti al fine di tamponare il declino delle adesioni. Tuttavia, l’appello diretto alla membership se da un lato dà voce agli iscritti, dall’altro nasconde il tentativo di marginalizzazione degli attivisti. Dando potere agli iscritti più ‘docili e passivi’, cioè a coloro che probabilmente sosterranno le politiche e le proposte delle elites, i leaders perseguono una strategia di schiacciamento dei militanti rafforzando il proprio potere. Questo articolo sottopone a verifica empirica alcune deduzioni logiche derivanti dalle teorie sui partiti politici. L’analisi empirica presenta i risultati di un sondaggio nazionale agli iscritti dei Democratici di Sinistra (DS) e del Partito della Rifondazione Comunista (RC). Innanzitutto abbiamo chiesto agli iscritti la loro opinione sulla qualità della democrazia entro il partito e le loro preferenze riguardo al tipo di democrazia infrapartitica, cioè riguardo alle procedure e al disegno istituzionale. Ci soffermeremo sia sulle percezioni – in che modo viene valutata la democrazia infrapartitica – sia sulle norme, in che modo dovrebbe funzionare e come potrebbe essere migliorata la democrazia. La comparazione avviene a tre livelli. Faremo un confronto tra gli iscritti ai DS e a RC, vedremo le opinioni degli aderenti attivi e passivi e infine esploreremo le differenze tra gli iscritti in base al loro percorso di ingresso dentro il partito, cioè tra chi si era già iscritto al PCI e chi invece si è iscritto dopo la scissione del 1991. I risultati della nostra ricerca indicano che la scarsa partecipazione non è necessariamente collegata a processi oligarchici entro il partito, né a richieste di incentivi selettivi. Al contrario, questo lavoro suggerisce che gli iscritti ai partiti risentono soprattutto della scarsa distribuzione di incentivi di identità. Utilizzando il concetto di ‘vitalità reciproca’ suggerito da Coleman (2005, 541), le strategie di exit della membership possono essere interpretate come la risposta alla manifesta difficoltà degli iscritti ad acquisire credito morale, cioè allo squilibrio percepito tra sforzo e ricompensa.
R.Mulé (2005). Mutamenti nella democrazia infrapartitica. Analisi di un sondaggio agli iscritti DS e Prc. s.l : s.n.
Mutamenti nella democrazia infrapartitica. Analisi di un sondaggio agli iscritti DS e Prc
MULE', ROSA
2005
Abstract
Il tema della democrazia interna ai partiti politici è tornato prepotentemente alla ribalta in anni recenti. Uno dei motivi principali di questo risveglio di interesse va cercato nella crisi di partecipazione politica e, in particolare, nel lento ma progressivo declino delle adesioni ai partiti politici. La letteratura sui partiti politici ha insistito sulla crescente centralizzazione del processo decisionale nelle organizzazioni di partito sin dall’analisi di Kirchheimer nel 1966. Questa centralizzazione allontana gli iscritti e gli elettori dalle elite politiche, contribuendo al deficit democratico. Nel tentativo di rilegittimarsi, i leaders politici ricorrono a vari stratagemmi organizzativi, in primis la democratizzazione delle procedure di selezione dei leaders. Con l’apertura del processo decisionale per il reclutamento dei dirigenti, i partiti offrono incentivi selettivi agli iscritti al fine di tamponare il declino delle adesioni. Tuttavia, l’appello diretto alla membership se da un lato dà voce agli iscritti, dall’altro nasconde il tentativo di marginalizzazione degli attivisti. Dando potere agli iscritti più ‘docili e passivi’, cioè a coloro che probabilmente sosterranno le politiche e le proposte delle elites, i leaders perseguono una strategia di schiacciamento dei militanti rafforzando il proprio potere. Questo articolo sottopone a verifica empirica alcune deduzioni logiche derivanti dalle teorie sui partiti politici. L’analisi empirica presenta i risultati di un sondaggio nazionale agli iscritti dei Democratici di Sinistra (DS) e del Partito della Rifondazione Comunista (RC). Innanzitutto abbiamo chiesto agli iscritti la loro opinione sulla qualità della democrazia entro il partito e le loro preferenze riguardo al tipo di democrazia infrapartitica, cioè riguardo alle procedure e al disegno istituzionale. Ci soffermeremo sia sulle percezioni – in che modo viene valutata la democrazia infrapartitica – sia sulle norme, in che modo dovrebbe funzionare e come potrebbe essere migliorata la democrazia. La comparazione avviene a tre livelli. Faremo un confronto tra gli iscritti ai DS e a RC, vedremo le opinioni degli aderenti attivi e passivi e infine esploreremo le differenze tra gli iscritti in base al loro percorso di ingresso dentro il partito, cioè tra chi si era già iscritto al PCI e chi invece si è iscritto dopo la scissione del 1991. I risultati della nostra ricerca indicano che la scarsa partecipazione non è necessariamente collegata a processi oligarchici entro il partito, né a richieste di incentivi selettivi. Al contrario, questo lavoro suggerisce che gli iscritti ai partiti risentono soprattutto della scarsa distribuzione di incentivi di identità. Utilizzando il concetto di ‘vitalità reciproca’ suggerito da Coleman (2005, 541), le strategie di exit della membership possono essere interpretate come la risposta alla manifesta difficoltà degli iscritti ad acquisire credito morale, cioè allo squilibrio percepito tra sforzo e ricompensa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.