Appartiene alla quotidianità della gestione del territorio, e a chi ne ha la competenza, il compito della valutazione sempre difficile della congruità del progetto con il luogo in cui verrà realizzato nella forma di un organismo architettonico. Compito particolarmente delicato quando il luogo è destinato per norma urbanistica ad accogliere nuovi organismi, ma è comunque strutturalmente organizzato e caratterizzato da una naturalità ancora in essere o dalla permanenza di segni appartenenti all’antropizzazione di epoche precedenti, anche con un ampio excursus storico. In questo ambito si collocano le aree che stanno passando da una destinazione agricola ad una di espansione urbana residenziale o produttiva; aree “di margine”, frontiera dell’edificato a medio-alta densità, ancora caratterizzate da tipi insediativi a bassa o minima densità, poste in tessuti fondiari comunque in trasformazione. Quali devono essere gli indirizzi di progetto per i nuovi insediamenti in queste aree? Quali le regole – se regole devono esistere – per una corretta configurazione di questi nuovi margini urbani? I dubbi posti provengono dall’escussione dei progetti, ampiamente standardizzati, che vengono redatti ovunque, proposti da progettisti delle più diverse formazioni di studio, a livello di diploma e di laurea; ogni progetto rispecchia forse la personalità dell’autore, non certo la coerenza col luogo in cui dovrà collocarsi. Il problema è particolarmente forte nei centri edificati di non grande dimensione, dove più che le leggi del mercato – comunque discutibili nell’ambito della qualità architettonica – valgono quelle della consuetudine, della semplicità nei rapporti tra pubblico e privato, dove si è sempre fatto in un certo modo e Tipologiasembra strano dover cambiare. Dove, tuttavia, si comincia a chiedere di avere indirizzi progettuali utili a migliorare una progettualità decisamente carente sotto il profilo tipologico-ambientale.

Nuovi progetti e ambiente fragile: un difficile rapporto nei nuovi margini urbani

DEGLI ESPOSTI, VITTORIO
2004

Abstract

Appartiene alla quotidianità della gestione del territorio, e a chi ne ha la competenza, il compito della valutazione sempre difficile della congruità del progetto con il luogo in cui verrà realizzato nella forma di un organismo architettonico. Compito particolarmente delicato quando il luogo è destinato per norma urbanistica ad accogliere nuovi organismi, ma è comunque strutturalmente organizzato e caratterizzato da una naturalità ancora in essere o dalla permanenza di segni appartenenti all’antropizzazione di epoche precedenti, anche con un ampio excursus storico. In questo ambito si collocano le aree che stanno passando da una destinazione agricola ad una di espansione urbana residenziale o produttiva; aree “di margine”, frontiera dell’edificato a medio-alta densità, ancora caratterizzate da tipi insediativi a bassa o minima densità, poste in tessuti fondiari comunque in trasformazione. Quali devono essere gli indirizzi di progetto per i nuovi insediamenti in queste aree? Quali le regole – se regole devono esistere – per una corretta configurazione di questi nuovi margini urbani? I dubbi posti provengono dall’escussione dei progetti, ampiamente standardizzati, che vengono redatti ovunque, proposti da progettisti delle più diverse formazioni di studio, a livello di diploma e di laurea; ogni progetto rispecchia forse la personalità dell’autore, non certo la coerenza col luogo in cui dovrà collocarsi. Il problema è particolarmente forte nei centri edificati di non grande dimensione, dove più che le leggi del mercato – comunque discutibili nell’ambito della qualità architettonica – valgono quelle della consuetudine, della semplicità nei rapporti tra pubblico e privato, dove si è sempre fatto in un certo modo e Tipologiasembra strano dover cambiare. Dove, tuttavia, si comincia a chiedere di avere indirizzi progettuali utili a migliorare una progettualità decisamente carente sotto il profilo tipologico-ambientale.
2004
Intersezioni e mutazioni nei rapporti tra architettura e tecnica
V. Degli Esposti
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