Il saggio si propone di tracciare un quadro delle istituzioni scientifiche attive nella Bologna del XVIII secolo. La società e la cultura bolognesi del tempo sono dominate da un "ethos accademico" (E. Raimondi) che permea le idee e i comportamenti degli studiosi e delle autorità civili e religiose della città ed è alla base del dinamico equilibrio di apertura alle innovazioni e prudente conservatorismo che caratterizza l'attività dell'Istituto delle scienze, che del sistema accademico bolognese è il fulcro, e delle istituzioni pubbliche e private minori. Il periodo tra la fine del secolo XVII e l’inizio del XVIII fu uno dei più dinamici della storia culturale e artistica di Bologna. Erede delle inquietudini e delle battaglie tra novatores e tradizionalisti della seconda metà del Seicento, questa fase fu caratterizzata da una serie di iniziative, private e pubbliche, che portarono a una profonda riorganizzazione del sistema accademico della città, culminata nella creazione dell’Istituto bolognese delle scienze. Istituito nel 1711 e inaugurato nel 1714, dopo anni di trattative tra il suo ideatore, L. F. Marsili, il senato cittadino e il pontefice, l’ Istituto rappresentò una realizzazione veramente innovativa, anche considerata nel contesto europeo. Eppure la fondazione dell’Istituto bolognese fu resa possibile da un compromesso, o meglio da una serie di compromessi, a cominciare da quello esplicito con l’università, che non veniva, almeno per il momento, modernizzata, mentre l’obiettivo iniziale di Marsili era proprio la sua riforma, e da quello, sottinteso, con la Chiesa, alla quale veniva tacitamente garantito che le ricerche condotte e le teorie sostenute nell’Istituto non avrebbero superato i limiti imposti dall’Inquisizione. Questa dialettica tra innovazione e compromesso con la tradizione rimase per tutto il secolo un carattere distintivo della storia dell’Istituto e rappresenta il filo conduttore del presente tentativo di ricostruirne l’evoluzione fino al periodo napoleonico. Dalla fondazione per opera di Marsili al potenziamento voluto da papa Lambertini a metà Settecento, dalle trasformazioni interne di fine secolo alla chiusura da parte del governo napoleonico, le diverse fasi della vicenda dell’Istituto vedono affermarsi ora l’invenzione di nuovi modelli epistemologici e organizzativi, ora la tendenza alla burocratizzazione della sua attività scientifica e alla museificazione delle sue Camere. L’accademia degli Inquieti, con le sue contraddizioni interne, la figura di Marsili e la tormentata fase della progettazione dell’Istituto, le difficoltà del decollo, i difficili rapporti con l’università, quelli con gli altri centri italiani ed europei, l’acquisizione di apparati strumentali aggiornati e la loro rapida obsolescenza, il rilancio dovuto alla protezione di Benedetto XIV, la capacità di inoltrarsi in nuovi campi di ricerca (l’elettricismo, la chimica delle arie) e il peso di norme paralizzanti, come quella che vietava le lezioni teoriche, riservate all’università: questi alcuni dei punti che il presente saggio intende sviluppare. Uno spazio adeguato sarà riservato a una caratteristica che agli occhi dei contemporanei distingueva le istituzioni scientifiche bolognesi: la presenza tra gli studenti e i docenti di un piccolo numero di donne. Questo fatto rappresenta una novità assoluta nell’Europa del tempo, una novità comunque temperata dai limiti imposti al fenomeno dalle autorità accademiche e politiche della città.

Cavazza M. (2008). Innovazione e compromesso. L'Istituto delle Scienze e il sistema accademico bolognese del Settecento. BOLOGNA : Bononia University Press.

Innovazione e compromesso. L'Istituto delle Scienze e il sistema accademico bolognese del Settecento

CAVAZZA, MARTA
2008

Abstract

Il saggio si propone di tracciare un quadro delle istituzioni scientifiche attive nella Bologna del XVIII secolo. La società e la cultura bolognesi del tempo sono dominate da un "ethos accademico" (E. Raimondi) che permea le idee e i comportamenti degli studiosi e delle autorità civili e religiose della città ed è alla base del dinamico equilibrio di apertura alle innovazioni e prudente conservatorismo che caratterizza l'attività dell'Istituto delle scienze, che del sistema accademico bolognese è il fulcro, e delle istituzioni pubbliche e private minori. Il periodo tra la fine del secolo XVII e l’inizio del XVIII fu uno dei più dinamici della storia culturale e artistica di Bologna. Erede delle inquietudini e delle battaglie tra novatores e tradizionalisti della seconda metà del Seicento, questa fase fu caratterizzata da una serie di iniziative, private e pubbliche, che portarono a una profonda riorganizzazione del sistema accademico della città, culminata nella creazione dell’Istituto bolognese delle scienze. Istituito nel 1711 e inaugurato nel 1714, dopo anni di trattative tra il suo ideatore, L. F. Marsili, il senato cittadino e il pontefice, l’ Istituto rappresentò una realizzazione veramente innovativa, anche considerata nel contesto europeo. Eppure la fondazione dell’Istituto bolognese fu resa possibile da un compromesso, o meglio da una serie di compromessi, a cominciare da quello esplicito con l’università, che non veniva, almeno per il momento, modernizzata, mentre l’obiettivo iniziale di Marsili era proprio la sua riforma, e da quello, sottinteso, con la Chiesa, alla quale veniva tacitamente garantito che le ricerche condotte e le teorie sostenute nell’Istituto non avrebbero superato i limiti imposti dall’Inquisizione. Questa dialettica tra innovazione e compromesso con la tradizione rimase per tutto il secolo un carattere distintivo della storia dell’Istituto e rappresenta il filo conduttore del presente tentativo di ricostruirne l’evoluzione fino al periodo napoleonico. Dalla fondazione per opera di Marsili al potenziamento voluto da papa Lambertini a metà Settecento, dalle trasformazioni interne di fine secolo alla chiusura da parte del governo napoleonico, le diverse fasi della vicenda dell’Istituto vedono affermarsi ora l’invenzione di nuovi modelli epistemologici e organizzativi, ora la tendenza alla burocratizzazione della sua attività scientifica e alla museificazione delle sue Camere. L’accademia degli Inquieti, con le sue contraddizioni interne, la figura di Marsili e la tormentata fase della progettazione dell’Istituto, le difficoltà del decollo, i difficili rapporti con l’università, quelli con gli altri centri italiani ed europei, l’acquisizione di apparati strumentali aggiornati e la loro rapida obsolescenza, il rilancio dovuto alla protezione di Benedetto XIV, la capacità di inoltrarsi in nuovi campi di ricerca (l’elettricismo, la chimica delle arie) e il peso di norme paralizzanti, come quella che vietava le lezioni teoriche, riservate all’università: questi alcuni dei punti che il presente saggio intende sviluppare. Uno spazio adeguato sarà riservato a una caratteristica che agli occhi dei contemporanei distingueva le istituzioni scientifiche bolognesi: la presenza tra gli studenti e i docenti di un piccolo numero di donne. Questo fatto rappresenta una novità assoluta nell’Europa del tempo, una novità comunque temperata dai limiti imposti al fenomeno dalle autorità accademiche e politiche della città.
2008
Bologna nell'età moderna, tomo II. Cultura, istituzioni culturali, Chiesa e vita religiosa
317
374
Cavazza M. (2008). Innovazione e compromesso. L'Istituto delle Scienze e il sistema accademico bolognese del Settecento. BOLOGNA : Bononia University Press.
Cavazza M.
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