Secondo una prospettiva di analisi istituzionalista l’assetto di welfare esprime le risposte che una società elabora a proprie domande ed esigenze circa il benessere dei propri membri, attingendo ad elementi che hanno a che fare con concezioni del mondo e della convivenza, con norme e valori, con identità ed esperienze, con dispositivi di tipo organizzativo e culture sedimentate entro di essi: elementi che, complessivamente, sintetizzano le basi su cui si è costruita nel tempo, e nel tempo si modifica, una comunità. In tal senso, quindi, il moderno stato sociale – compresi gli sviluppi e le varianti che lo caratterizzano sino ad oggi – può dirsi una vera e propria istituzione sociale e rappresenta l’espressione e la sintesi di un processo di interazione, anche conflittuale, tra forze economiche, forze politiche e istanze filosofico-culturali che ha preso forma in Europa verso la fine del XIX secolo, per giungere a maturazione nella seconda metà del Novecento. Nel corso del suo sviluppo, quindi, lo Stato sociale, distinguendosi dalle anticipazioni storiche che lo hanno preceduto, ha avviato un meccanismo istituzionale il cui primo atto può essere rintracciato nella creazione di assicurazioni sociali che rappresentavano una rottura radicale rispetto alla secolare tradizione europea del diritto dei poveri e la cui espansione deve essere considerata, per un lungo tratto, come funzione del mutamento sociale strettamente connesso all’industrializzazione ed alla questione operaia. Attualmente lo Stato sociale, proprio perché si è adattato in forte misura alle tendenze verso la differenziazione e la standardizzazione inerenti alla società industriale, accentuando a sua volta tali processi, deve cercare di «sintonizzare» le proprie procedure e rilevanze sui nuovi caratteri dell’assetto scaturito dalla maturazione della società industriale stessa. La prospettiva neo-istituzionalista consente di mettere fortemente in evidenza il radicamento socio-culturale delle istituzioni. Il welfare può a ragione intendersi come una delle istituzioni fondamentali nel cammino di modernizzazione della società industriale, conferma pertanto la propria natura essenzialmente sociale e culturale per ciò che ne riguarda la legittimità, le priorità, le forme organizzative, le modalità di funzionamento e la varietà delle configurazioni. La prospettiva del welfare e delle politiche sociali come area istituzionalizzata è peraltro presente in diversi autori che studiano gli aspetti fondamentali, le problematiche e le trasformazioni di questa area e confluisce, ad esempio, nel lavoro di sottolineatura dell’influenza esercitata dalle forze extra- economiche nel processo di costruzione del mercato. Rispetto agli scenari contemporanei, l’evoluzione ulteriore dello «stato sociale», nato entro la e per la società industriale, dipenderà dal significato che assumeranno per tale istituzione la nuova composizione socio- economica e culturale della società e le sfide che al suo interno premono verso il cambiamento/adattamento delle soluzioni sin qui sperimentate e consolidate. Di fondamentale importanza appare da questo punto di vista la questione della legittimazione degli obiettivi di fondo dello Stato sociale, così come la questione delle varianti che si possono configurare entro il modello generale a livello locale e in riferimento a variabili politiche e cultural-professionali.
A. Martelli (2004). Il welfare tra istituzionalizzazione e cambiamento. AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, 1, 3-13.
Il welfare tra istituzionalizzazione e cambiamento
MARTELLI, ALESSANDRO
2004
Abstract
Secondo una prospettiva di analisi istituzionalista l’assetto di welfare esprime le risposte che una società elabora a proprie domande ed esigenze circa il benessere dei propri membri, attingendo ad elementi che hanno a che fare con concezioni del mondo e della convivenza, con norme e valori, con identità ed esperienze, con dispositivi di tipo organizzativo e culture sedimentate entro di essi: elementi che, complessivamente, sintetizzano le basi su cui si è costruita nel tempo, e nel tempo si modifica, una comunità. In tal senso, quindi, il moderno stato sociale – compresi gli sviluppi e le varianti che lo caratterizzano sino ad oggi – può dirsi una vera e propria istituzione sociale e rappresenta l’espressione e la sintesi di un processo di interazione, anche conflittuale, tra forze economiche, forze politiche e istanze filosofico-culturali che ha preso forma in Europa verso la fine del XIX secolo, per giungere a maturazione nella seconda metà del Novecento. Nel corso del suo sviluppo, quindi, lo Stato sociale, distinguendosi dalle anticipazioni storiche che lo hanno preceduto, ha avviato un meccanismo istituzionale il cui primo atto può essere rintracciato nella creazione di assicurazioni sociali che rappresentavano una rottura radicale rispetto alla secolare tradizione europea del diritto dei poveri e la cui espansione deve essere considerata, per un lungo tratto, come funzione del mutamento sociale strettamente connesso all’industrializzazione ed alla questione operaia. Attualmente lo Stato sociale, proprio perché si è adattato in forte misura alle tendenze verso la differenziazione e la standardizzazione inerenti alla società industriale, accentuando a sua volta tali processi, deve cercare di «sintonizzare» le proprie procedure e rilevanze sui nuovi caratteri dell’assetto scaturito dalla maturazione della società industriale stessa. La prospettiva neo-istituzionalista consente di mettere fortemente in evidenza il radicamento socio-culturale delle istituzioni. Il welfare può a ragione intendersi come una delle istituzioni fondamentali nel cammino di modernizzazione della società industriale, conferma pertanto la propria natura essenzialmente sociale e culturale per ciò che ne riguarda la legittimità, le priorità, le forme organizzative, le modalità di funzionamento e la varietà delle configurazioni. La prospettiva del welfare e delle politiche sociali come area istituzionalizzata è peraltro presente in diversi autori che studiano gli aspetti fondamentali, le problematiche e le trasformazioni di questa area e confluisce, ad esempio, nel lavoro di sottolineatura dell’influenza esercitata dalle forze extra- economiche nel processo di costruzione del mercato. Rispetto agli scenari contemporanei, l’evoluzione ulteriore dello «stato sociale», nato entro la e per la società industriale, dipenderà dal significato che assumeranno per tale istituzione la nuova composizione socio- economica e culturale della società e le sfide che al suo interno premono verso il cambiamento/adattamento delle soluzioni sin qui sperimentate e consolidate. Di fondamentale importanza appare da questo punto di vista la questione della legittimazione degli obiettivi di fondo dello Stato sociale, così come la questione delle varianti che si possono configurare entro il modello generale a livello locale e in riferimento a variabili politiche e cultural-professionali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.