Se con “genere” ci si riferisce al carattere socialmente costruito dell’esperienza della maschilità e della femminilità e delle conseguenti disparità che spesso segnano le relazioni tra uomini e donne, non si può prescindere dall’individuare nell’infanzia e nelle relazioni con gli adulti in famiglia e nei servizi educativi e scolastici i tempi, i luoghi le interazioni all’origine di tali processi. La promozione dell’evoluzione di una cultura delle differenze tra generi e di un autentico e rispettoso dialogo tra le differenze non può che passare attraverso l’educazione nella prima infanzia, e dunque necessariamente attraverso processi di consapevolezza critica circa la forma e i contenuti che assumono, nel vivere quotidiano, le rappresentazioni sulle differenze di genere. Il volume presenta e analizza le rappresentazioni, stereotipate e non, sui generi e sui rapporti tra essi in adulti educativamente (e affettivamente) significativi per i bambini e le bambine emiliano-romagnoli in età 0-6 anni (madri, padri, nonni, nonne, educatrici/ori di nido e nei centri per bambini e genitori, insegnanti di scuola dell’infanzia, operatori di centri per le famiglie). In particolare le analisi e le riflessioni offerte si concentrano su temi quali l’idea di educazione al femminile e al maschile che viene veicolata a scuola e in famiglia; le rappresentazioni di bambino e bambina veicolate nel contesto educativo e familiare; l’influenza dei giochi e giocattoli proposti all’infanzia rispetto alla costruzione dell’identità di genere; la prospettiva dalla quale i padri e le madri di oggi vedono le relazioni di genere; le rappresentazioni che i genitori e il personale educativo hanno della figura professionale dell’educatore maschio. Tali aspetti vengono affrontati dalle autrici da una prospettiva interdisciplinare che intreccia visioni antropologiche, pedagogiche e sociologiche. Le evidenze empiriche mettono in luce un quadro complesso nel quale modelli vicini a visioni stereotipate e tradizionali si affiancano ad altri che interpretano in modo differente ruoli e comportamenti legati al genere. Quello che però appare comune ai diversi interlocutori e contesti indagati è la tendenza ad appellarsi ad un’indifferenziazione di genere, come una sorta di velo che cela le differenze, anziché valorizzarle. L’educazione di genere dunque viene agita, ma non viene sufficientemente messa a tema nelle famiglie e neppure nei servizi educativi. Tali risultati portano a supporre che per compiere un percorso intenzionalmente educativo in merito al genere occorrerebbe ripartire dai tanti significati ad esso attribuiti da parte delle diverse figure educative, molto spesso non pienamente presenti alla loro consapevolezza, per creare un percorso di riflessione che consenta di renderli maggiormente espliciti e condivisi.

GENERI IN RELAZIONE Scuole, servizi educativi 0/6 e famiglie in Emilia-Romagna

Cretella C.;Crivellaro F.;Gallerani M.;Guerzoni G.;Lorenzini S.;Nardone R.;Tarabusi F.;Truffelli E.;Zanetti F.
2013

Abstract

Se con “genere” ci si riferisce al carattere socialmente costruito dell’esperienza della maschilità e della femminilità e delle conseguenti disparità che spesso segnano le relazioni tra uomini e donne, non si può prescindere dall’individuare nell’infanzia e nelle relazioni con gli adulti in famiglia e nei servizi educativi e scolastici i tempi, i luoghi le interazioni all’origine di tali processi. La promozione dell’evoluzione di una cultura delle differenze tra generi e di un autentico e rispettoso dialogo tra le differenze non può che passare attraverso l’educazione nella prima infanzia, e dunque necessariamente attraverso processi di consapevolezza critica circa la forma e i contenuti che assumono, nel vivere quotidiano, le rappresentazioni sulle differenze di genere. Il volume presenta e analizza le rappresentazioni, stereotipate e non, sui generi e sui rapporti tra essi in adulti educativamente (e affettivamente) significativi per i bambini e le bambine emiliano-romagnoli in età 0-6 anni (madri, padri, nonni, nonne, educatrici/ori di nido e nei centri per bambini e genitori, insegnanti di scuola dell’infanzia, operatori di centri per le famiglie). In particolare le analisi e le riflessioni offerte si concentrano su temi quali l’idea di educazione al femminile e al maschile che viene veicolata a scuola e in famiglia; le rappresentazioni di bambino e bambina veicolate nel contesto educativo e familiare; l’influenza dei giochi e giocattoli proposti all’infanzia rispetto alla costruzione dell’identità di genere; la prospettiva dalla quale i padri e le madri di oggi vedono le relazioni di genere; le rappresentazioni che i genitori e il personale educativo hanno della figura professionale dell’educatore maschio. Tali aspetti vengono affrontati dalle autrici da una prospettiva interdisciplinare che intreccia visioni antropologiche, pedagogiche e sociologiche. Le evidenze empiriche mettono in luce un quadro complesso nel quale modelli vicini a visioni stereotipate e tradizionali si affiancano ad altri che interpretano in modo differente ruoli e comportamenti legati al genere. Quello che però appare comune ai diversi interlocutori e contesti indagati è la tendenza ad appellarsi ad un’indifferenziazione di genere, come una sorta di velo che cela le differenze, anziché valorizzarle. L’educazione di genere dunque viene agita, ma non viene sufficientemente messa a tema nelle famiglie e neppure nei servizi educativi. Tali risultati portano a supporre che per compiere un percorso intenzionalmente educativo in merito al genere occorrerebbe ripartire dai tanti significati ad esso attribuiti da parte delle diverse figure educative, molto spesso non pienamente presenti alla loro consapevolezza, per creare un percorso di riflessione che consenta di renderli maggiormente espliciti e condivisi.
2013
364
9788875646370
Cretella C.; Crivellaro F.; Gallerani M.; Guerzoni G.; Lorenzini S.; Nardone R.; Tarabusi F.; Truffelli E.; Zanetti F.
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