The Man in the High Castle (MHC), noto nell’edizione italiana come La svastica sul sole, insignito nel 1963 dello Hugo Award, il massimo riconoscimento attribuibile ai romanzi di sci-fi, è un’opera scritta da Philip K. Dick (1928-82), che a più di venti anni dalla morte è ormai riconosciuto essere stato uno dei grandi scrittori del sec.XX, e che - da molti considerato visionario e preveggente - continua ad essere oggetto di continua attenzione. In qualche modo MHC aveva anticipato questo spasmodico interesse nei suoi confronti. Quest’opera infatti, essendo estremamente articolata dal punto di vista strutturale, narrativo, storico e simbolico, sin da quando è stata pubblicata non ha mai smesso di essere studiata ed analizzata sotto varie angolazioni, nel tentativo di scandagliarne tutte le possibili ed immaginabili implicazioni. Tuttavia solo superficialmente e non secondo un’ottica sinologica è stato preso in considerazione un aspetto che la caratterizza: la costante e pervasiva presenza in essa dello Yijing (Il classico dei mutamenti), uno dei libri del canone confuciano. Nell’articolo si è cercato quindi di mettere in rilievo l’importanza nella sua compilazione di questo antico testo mantico cinese, che - nella versione nota a Dick (tradotta da Wilheilm e prefatta da Jung) - forniva elementi collegabili al neoconfucianesimo, al daoismo, allo yinyang, al chanismo, da lui interpretati attraverso la sua personale complicatissima visione del mondo.

Albanese A. (2007). Storia, fiction ed Yijing in Philip K. Dick. NAPOLI : Il Torcoliere.

Storia, fiction ed Yijing in Philip K. Dick

ALBANESE, ANDREINA
2007

Abstract

The Man in the High Castle (MHC), noto nell’edizione italiana come La svastica sul sole, insignito nel 1963 dello Hugo Award, il massimo riconoscimento attribuibile ai romanzi di sci-fi, è un’opera scritta da Philip K. Dick (1928-82), che a più di venti anni dalla morte è ormai riconosciuto essere stato uno dei grandi scrittori del sec.XX, e che - da molti considerato visionario e preveggente - continua ad essere oggetto di continua attenzione. In qualche modo MHC aveva anticipato questo spasmodico interesse nei suoi confronti. Quest’opera infatti, essendo estremamente articolata dal punto di vista strutturale, narrativo, storico e simbolico, sin da quando è stata pubblicata non ha mai smesso di essere studiata ed analizzata sotto varie angolazioni, nel tentativo di scandagliarne tutte le possibili ed immaginabili implicazioni. Tuttavia solo superficialmente e non secondo un’ottica sinologica è stato preso in considerazione un aspetto che la caratterizza: la costante e pervasiva presenza in essa dello Yijing (Il classico dei mutamenti), uno dei libri del canone confuciano. Nell’articolo si è cercato quindi di mettere in rilievo l’importanza nella sua compilazione di questo antico testo mantico cinese, che - nella versione nota a Dick (tradotta da Wilheilm e prefatta da Jung) - forniva elementi collegabili al neoconfucianesimo, al daoismo, allo yinyang, al chanismo, da lui interpretati attraverso la sua personale complicatissima visione del mondo.
2007
La Cina e l'Altro
3
18
Albanese A. (2007). Storia, fiction ed Yijing in Philip K. Dick. NAPOLI : Il Torcoliere.
Albanese A.
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